da: Il Fatto Quotidiano
Ligresti,
la Cancellieri al telefono: “Qualsiasi cosa possa fare conta su di me”
Telefonate
del ministro con i fratelli della famiglia siciliana. Poi chiamate al
dipartimento per l'amministrazione penitenziaria per
"sensibilizzarli" sulla scarcerazione della figlia dell'ingegnere. Il
Movimento 5 Stelle contro la Guardasigilli: "Smentisca o si dimetta".
Torna a far discutere la buonuscita d'oro che il figlio incassò da Fondiaria
Sai
“Comunque guarda, qualsiasi cosa io possa
fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda son veramente
dispiaciuta”. Così Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia, si è
rivolta a Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, in una telefonata
il 17 luglio scorso, a poche ore dall’arresto nei confronti dell’ingegnere e
dei suoi tre figli coinvolti nell’inchiesta della Procura di Torino. “Se tu
vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti guarda non
è giusto, non è giusto”, ha aggiunto la Cancellieri al telefono con
Fragni. Il ministro, dopo le polemiche, dice: “Sono pronta a riferire in
Parlamento. Intervenire era il mio compito, non farlo sarebbe stata
omissione”.
Alfano:
“Solidarietà a Cancellieri, vicenda strumentalizzata”
“Ho espresso solidarietà al ministro della
Giustizia Cancellieri per una vicenda strumentalizzata ad arte, che ha mostrato
invece la sua grande sensibilità e la sua attenzione per le condizioni di
salute in cui versava Giulia Ligresti, ritenute critiche anche dal giudice che
ha stabilito infatti l’attenuazione delle misure cautelari”. A parlare è il
ministo dell’Interno Angelino Alfano, protagonista la scorsa estate della
vicenda diplomatica più imbarazzante per il governo Letta, il caso Ablyazov.
All’epoca Cancellieri lo difese dicendo di non aver ravvisato irregolarità nella
gestione del caso. Secondo Alfano da parte del Guardasigilli non c’è stata
alcuna “azione e neanche intendimento al di fuori delle legittime competenze”,
ma “semmai l’intenzione di evitare l’eventuale peggioramento di una situazione
difficile, nel pieno rispetto dell’ambito istituzionale che si coniuga
opportunamente con l’aspetto più strettamente umano. Come del resto altri
giudici hanno di frequente fatto in altri casi di detenzione meno noti e, forse
per questo motivo, considerati, com’è giusto, nella norma”. Tra l’altro la
residenza ai Parioli della famiglia di Alfano è proprio in un lussuoso palazzo
di proprietà dei Ligresti e, secondo i presunti dossier
raccolti dai “falchi” Pdl (il cui contenuto è stato riportato il 30 ottobre dal
Fatto Quotidiano), con locazione a prezzi inferiori a quelli di mercato.
Il
ministro “sensibilizza” per la scarcerazione
Per chiedere la scarcerazione di Giulia
Maria Ligresti, in carcere da luglio
nell’inchiesta FonSai, è intervenuto poi lo zio Antonio,
con una nuova chiamata al ministro. Non si è fatta attendere la risposta della
Cancellieri, che – come lei stessa ha ammesso ai magistrati – ha parlato a due
vice capi del dipartimento per l’amministrazione penitenziaria per “sensibilizzarli”
sul fatto che Giulia soffriva di anoressia. E il 28 agosto si sono aperte
le porte del carcere per fare uscire la figlia dell’ingegnere, undici giorni
dopo la telefonata di Antonio Ligresti.
“Si è trattato di un intervento umanitario
assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la
detenzione”, ha spiegato il ministro davanti al procuratore
aggiunto, Vittorio Nessi, per giustificarsi. E ha aggiunto: “Essendo io
una buona amica della Fragni da parecchi anni ho ritenuto, in concomitanza
degli arresti, di farle una telefonata di solidarietà sotto l’aspetto umano”.
Il
Movimento 5 Stelle: “Smentisca o si dimetta”
La prima reazione politica è dei senatori
di Sel Loredana De Petris e Peppe De Cristofaro, che hanno chiesto al
ministro di presentarsi al più presto nell’aula del Senato per fare chiarezza.
“L’intervento della Cancellieri a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti
per anoressia presenta aspetti molto discutibili e inquietanti che devono
essere chiariti sul piano politico e non solo su quello giudiziario”, hanno
affermato in una nota, ritenendo “grave che l’intervento in questione sia stato
richiesto da una telefonata privata e che abbia riguardato una classica
detenuta eccellente”. E’ intervenuto poi anche il Movimento 5 Stelle. “I membri
della commissione Giustizia del M5S chiedono alla Cancellieri di smentire la
notizia. Diversamente, nel caso in cui, quindi, abbia effettivamente fatto
pressione sul Dap per la scarcerazione di un detenuto eccellente, il ministro
deve assumersi le proprie responsabilità e rassegnare immediatamente le
dimissioni da Guardasigilli”.
La
buonuscita d’oro del figlio Peluso da FonSai
La vicinanza tra il ministro e la
famiglia Ligresti, d’altronde, è un fatto noto. Il
figlio della Cancellieri, Piergiorgio Peluso, ha incassato nel 2012 una
buonuscita di 3,6 milioni di euro dopo un anno di lavoro come direttore
generale della compagnia assicurativa Fondiaria Sai. L’attuale direttore
finanziario di Telecom, vissuto a lungo in una casa del centro di Milano di
proprietà del gruppo Fondiaria, era entrato nella società nel maggio del 2011,
dopo essere stato responsabile del Corporate & Investment banking di Unicredit per
l’Italia, posizione dalla quale aveva trattato l’esposizione delle società
della famiglia siciliana verso l’istituto di Piazza Cordusio.
E ora i nodi tornano al pettine. La Procura
di Torino, secondo la ricostruzione di Repubblica, si è accorta esaminando
i tabulati telefonici della famiglia Ligresti che ci sono stati diversi
contatti con la Cancellieri, fin dal giorno degli arresti di Giulia. In una di
queste telefonate la compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni, ha
suggerito al cognato di contattare il ministro come ultimo tentativo, visto che
la situazione della figlia Giulia non trovava soluzione. E la stessa Fragni ha
confermato la chiamata, rimasta impigliata nella rete delle intercettazioni.
La Cancellieri ha quindi ammesso di avere
“sensibilizzato i due vice capi del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano,
perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute
dei carcerati”, chiarendo in un secondo momento che il suo interessamento era
stato per un carcerato soltanto, Giulia Maria Ligresti, che pochi giorni dopo è
andata agli arresti domiciliari. Il tribunale di Torino aveva accolto
all’inizio di settembre il patteggiamento a due anni e otto
mesi di reclusione e 20mila euro di multa, un mese dopo che,
nonostante il parere favorevole dei pm alla scarcerazione di Giulia alla luce
delle sue condizioni di salute, il gip Silvia Salvadori aveva
confermato la custodia cautelare per il pericolo di fuga.
Intanto il legale di Giulia Ligresti,
l’avvocato Alberto Mittone, ha fatto sapere che “fu la stessa Procura di Torino
a interessarsi alle condizioni di salute della donna, tanto che aveva disposto
un accertamento medico“, ricordando che anche il procuratore capo Gian Carlo
Caselli si preoccupò delle condizioni di salute.
I
prefetti a busta paga nella storia dei Ligresti
Non è la prima volta che i riflettori sono
puntati sui legami dei Ligresti con il mondo della politica. E non solo. La
famiglia siciliana è stata un punto di riferimento negli anni per amici e
parenti. Banchieri, avvocati, professionisti vari, perfino prefetti della
Repubblica, che dall’ingegnere di Paternò
hanno ricevuto case, incarichi professionali e societari con tanto di lauti
compensi, a volte milionari. Ne sa qualcosa il catanese Filippo
Milone, che ha sempre lavorato nelle società immobiliari dei Ligresti. Il padre
di Milone, Antonino, era viceprefetto a Milano una cinquantina di anni fa,
quando il futuro padrone di Fondiaria concluse i primi affari immobiliari nella
città.
Da Milone padre si arriva fino alla
Cancellieri, che ha lavorato a lungo alla prefettura della metropoli,
collaborando anche con l’allora prefetto Enzo Vicari, che una volta
lasciati gli incarichi pubblici, diventò amministratore di alcune società del
gruppo Ligresti. Dopo Vicari, morto nel 2004, un altro ex prefetto milanese, Bruno
Ferrante, trovò lavoro nella galassia Ligresti. E anche Gian Valerio Lombardi, ex
prefetto di Milano e oggi commissario di Aler Milano, ha ottimi rapporti
con la famiglia. In particolare suo figlio Stefano, avvocato, è grande amico
dei figli di Ligresti. Si arriva così all’anno scorso, con la liquidazione
d’oro incassata dal figlio della Cancellieri dopo l’uscita da FonSai.
Nessun commento:
Posta un commento