Scanzi è tifoso (del M5S). Né più né meno
come, uso le sue parole: “le due
categorie verso cui deve andare tutta la nostra più profonda pietas
intellettuale”.
Ma è quel genere di tifoso che quando la squadra
sbaglia la critica perché…vorrebbe che non
commettesse errori. Perché gli errori vengono immediatamente “colti” dagli avversari che partono all’attacco.
Spesso con argomenti risibili, ma gongolanti nello scoprire - ad esempio nella
fattispecie Grillo-senatori-reato di
clandestinità - che le parole di
Grillo sono..come quelle di Bossi e Berlusconi. Come quelle di Renzi. Tutta gente che parla in ragione
dell’elettorato che vuole agguantare e mantenere. Puro politichese.
Andrea
Scanzi si “turba” quando Grillo, lasciando prevalere l’istinto
pirla, scrive post che manifestano contraddizioni e incoerenze, quando si
dimostra un politico navigato, che fa prevalere il tatticismo elettorale. Né più
né meno come la classe politica di morti viventi che pratica questi giochetti
politichesi da anni.
Ah…al post istintivo, Grillo fa seguire un
post “metto una pezza” nel quale spiega il perché della “bacchettata” o “censura”
(usate il termine che preferite).
Se le
regole sono quelle che Grillo ha scritto nel post “ragionato”, i senatori
del M5S hanno sbagliato a prendere una decisione. Non è vero Scanzi? Dovevano
aspettare che entrasse in produzione la realise
web che consente a qualche migliaia di stanziali sul blog di
Grillo di esprimere un’opinione che ha impatti su 8 milioni di italiani che
hanno votato per il M5S.
Oppure le regole sono sbagliate, Scanzi? Ma
queste, erano note al momento di creare la squadra. I giocatori ne erano a
conoscenza. Anche i tifosi. Categoria verso cui va la mia pietas….
da: Il Fatto Quotidiano
Il post di Grillo e Casaleggio ha senso
solo quando sottolinea un problema di metodo: il parlamentare 5 Stelle, secondo
le regole, è solo un portavoce e non può pensare (troppo) con la sua testa. Ha
poi il coraggio di ribadire come abolire il reato di clandestinità non basta
per risolvere un problema drammatico, come vorrebbero far credere le anime
belle della sinistra (beninteso: io avrei votato e voterei sempre contro quel
reato di clandestinità. Nessun dubbio). Detto questo, quel post è un disastro
in piena regola. Diciamolo à la Grillo: una cazzata titanica.
Lasciamo stare le due categorie verso cui
deve andare tutta la nostra più profonda pietas intellettuale: i bombominkia
che difendono a prescindere i due leader e i pasionari-di-Letta-e-Boccia che li
attaccano a prescindere. Non sono interlocutori stimolanti, ma tifosi
qualsiasi.
Il post sulla clandestinità è un disastro
per almeno cinque motivi.
Bilioso. E’ un post rancoroso, scritto da
due signori terrorizzati nel vedere il loro giocattolo quasi autonomo. Non ha i
toni rabbiosi del diktat, come quelli sui Johnny Frigna e le Adele Piangens. E’
piuttosto il borbottio accigliato dello zio brontolone che se la prende perché
ormai il nipote è indipendente e non lo ascolta più.
Inopportuno. Pensate alla reazione di un
parlamentare 5 Stelle. Alludo a quelli bravi, e ce ne sono. Non parlo quindi
dei Crimi e delle ex De Pin. Il pensiero è questo: “Lotto, spesso contro tutti.
Mi sbatto. Ci credo. E poi, di colpo, un post rovina quasi tutto”. Se Grillo
avesse fatto apposta, non sarebbe riuscito a creare un danno simile. Proprio
mentre il lavoro dei parlamentari sta crescendo, arriva questo sfogo. Un
autogol clamoroso.
Discutibile. Grillo e Casaleggio dicono che
il reato di clandestinità c’è anche in paesi più civili di quello italiano.
Certo. Ed è vero che fare entrare tutti, salvo poi fregarsene quando il
clandestino viene schiavizzato (per esempio) dalla criminalità organizzata, è
un’altra ipocrisia tutta italiana. Entrambi dovrebbero però ammettere che il problema
è anche politico: il M5S raccoglie molte istanze di sinistra, benché
postideologico, ma in tema di immigrazione è sempre stato un po’ paraleghista.
Mi fa ridere come i soliti tonni nostromo della “sinistra” se ne accorgano solo
adesso: sempre svegli, eh? Casaleggio non si candidò secoli fa in Forza Italia
per caso, come non erano a caso certe battute sui cinesi negli spettacoli di
Grillo (peraltro riprese da Striscia la notizia). I due se ne facciano una
ragione: in tema di immigrazione e clandestinità hanno idee minoritarie
rispetto ai “loro” parlamentari e al “loro” elettorato.
Sgradevole. Scrivere, come è stato fatto,
che dichiarando di essere contro la clandestinità non sarebbe stato raggiunto
quel consenso elettorale, significa ammettere implicitamente di avere qua e là
mentito agli italiani in campagna elettorale. Un altro autogol. Vorrei poi dire
a Grillo che, se i parlamentari dovessero fare solo quello che c’è scritto nel
programma, non dovrebbero fare poi molto, visto che è un programma perennemente
in itinere e a febbraio c’era scritto ben poco. I programmi si adattano al
presente e si aggiornano (senza perdere la coerenza: altrimenti ci si chiama
Pd) di giorno in giorno. Se la Polonia invadesse l’Italia, i 5 Stelle non
reagirebbero perché nel loro programma non c’è scritto niente contro le
invasioni subite dai polacchi? E dai Grillo, su, che non è sempre tempo di
battute.
Surreale. Grillo deve capire che, quando si
alza male e gli girano, non può scrivere un post. Non è un cittadino qualsiasi:
è il co-leader di un movimento votato a febbraio da quasi nove milioni di
italiani. Vada nell’orto e pianti pomodori, spacchi la legna. Faccia sesso, si
sfoghi su Youporn. Scelga lui il modo, non mi interessa: non è possibile
rovinare ogni volta tutto con questi post sbroccanti. Sarebbe bastata una sua
telefonata ai senatori Cioffi e Buccarella. Invece ha voluto dichiarare
un’altra volta guerra al suo ego. Che palle. Si dia una calmata, e chi gli sta
intorno gli inibisca il wifi quando ha la luna storta. E un’altra cosa: un
mesetto fa Grillo ha scritto un sms a Emiliano Liuzzi, informando lui e il
Fatto Quotidiano che avrebbe incontrato due volte al mese i giornalisti (a
Genova e Milano). Quando comincia? E soprattutto: quando è che Grillo – come
ormai gli chiedono anche i fedelissimi – si smuove da Sant’Ilario e dà una mano
ai parlamentari, quasi sempre soli contro tutti in una gabbia di leoni
inferociti e molto più smaliziati di loro? Non è più tempo di pontificare
dall’alto o dall’attico. Grillo è strepitoso quando combatte in piazza. Senza
di lui, il Movimento avrebbe raggiunto cifre da prefisso telefonico (per
parafrasarlo) e anzi neanche sarebbe esistito. Le cose buone restano superiori
a quelle sbagliate. Ora però serve un ulteriore cambio di marcia. E’ uno snodo
cruciale.
Torni a combattere in piazza, per strada:
stabilmente, se ne ha voglia e non è stanco. Si trasferisca a Roma, o ci venga
più spesso. E se invece è stanco, scriva un post in meno e rifletta un giorno
in più. I 5 Stelle hanno già tutti contro e – per fortuna o purtroppo – sono
l’unica opposizione agguerrita contro queste larghe intesi vomitevoli: basta
col farsi male da soli.
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