mercoledì 16 ottobre 2013

Dario Bressanini: Le bugie nel carrello / 5

Uova in codice

Il numero misterioso
Quando vado a fare la spesa porto sempre con me un paio di occhialini per poter leggere anche le etichette più minuscole. Confesso che sono un vero e proprio appassionato di «etichettologia». Saper interpretare bene tutte le informazioni stampate su una confezione, in primo luogo la lista degli ingredienti e la tabella nutrizionale, ci rende consumatori più attenti. Le confezioni di alimenti però possono anche riportare altre informazioni codificate, legate ai vari passaggi della filiera, dalla produzione alla vendita. Alcune sono di scarso interesse per il consumatore, altre possono essere di qualche utilità.
Vi sarà comunque capitato di notare sulle lattine di prodotti ortofrutticoli come pelati e piselli un codice stampigliato. A volte si trova sul fondo, mentre la data di scadenza compare sulla parte superiore. La lattina di pelati che ho preso dal reparto scatolame riportava il codice LE235 01:44. Quell’insieme di lettere e numeri indica solitamente il lotto di produzione. Nei prodotti che godono di un aiuto finanziario dell’Unione europea, almeno una parte del codice deve avere
un formato ben preciso. In particolare, deve esserci una lettera che indica l’anno di produzione, eventualmente preceduta dalla L che sta per «lotto» e seguita da un numero fra 1 e 365 che specifica il giorno in cui è stato inscatolato o imbottigliato. La lettera relativa all’anno di produzione viene scelta di volta in volta dal ministero delle Attività produttive: N per il 2010, E per il 2011 e M per il 2012, per citare solo le più recenti.
La mia lattina di pelati quindi è stata prodotta il 235° giorno del 2011, cioè il 23 agosto, quando i pomodori sono in piena maturazione. Le lettere restanti racchiudono altre informazioni, come l’ora di produzione, ma il codice non è univoco e può cambiare da un’azienda all’altra, quindi non è facilmente interpretabile.
Nell’era di internet questi codici misteriosi alimentano vere e proprie leggende, come quella che collega un numero stampigliato sulla confezione di latte pastorizzato alle presunte rigenerazioni subite dal prodotto dopo la scadenza e il ritiro dal mercato. Non c’è nulla di vero: il codice si riferisce solamente al lotto del cartone usato per la confezione del latte, ma ormai la catena di Sant’Antonio si è messa in moto e molti continuano a diffonderla via email o su Facebook, corredata con l’immancabile fotografia. Ci credono senza uno straccio di prova, forse perché la storia stuzzica indirettamente la loro autostima. «Io non ci casco!», si dicono, e così la condividono con tutti i loro contatti, senza rendersi conto che contribuiscono a propagare una bufala!


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