da: La Stampa
Addio cd, nel 2015 ci sarà il sorpasso del mercato digitale
Mazza (Fimi): lo streaming sarà la
grande sfida per le case discografiche
Due
anni: stando alle attuali tendenze è quanto rimane in Italia al momento del
pareggio e sorpasso fra il mercato musicale sul digitale, in crescita, e quello
su supporto fisico, in calo costante da tempo. E in altri Paesi potrebbe
verificarsi già nel corso dell'anno prossimo. Parola di Enzo Mazza, presidente
della Fimi (Federazione industria musicale italiana), secondo cui il futuro
delle case discografiche si giocherà soprattutto su Spotify: il digitale rende
meno del cd, e allora la grande sfida è aumentare il numero di consumatori di
musica differenziando l'offerta e i modelli di business sullo streaming.
«Il
mainstream - spiega Mazza all'Adnkronos - si sposterà verso un fenomeno di
streaming in abbonamento. Il futuro della musica è legato agli smartphone e al
4G, non più a un lettore di file mp3, anche perché c'è tutta un'attività social
intorno allo streaming». Cambia il mercato, cambiano le strategie, cambia il
tipo di fruizione dei brani. Quelli che oggi sono i tre principali clienti
dell'industria musicale (iTunes, Youtube e Spotify) quindici anni fa non
esistevano: il fenomeno del digitale è appena agli inizi, difficile per ora
formulare previsioni sicure.
Certo
è che lo streaming è un campo ancora tutto da esplorare e le sue possibilità
sono vastissime: «Il suo modello - continua Mazza - rappresenta la terza
rivoluzione nel mercato discografico, dopo quelle del compact disc e del
download di iTunes. Con lo streaming non si parla più non solo di supporto
fisico, ma neanche di file virtuale: parliamo di un accesso diretto al
contenuto sulla base di abbonamenti».
In
controtendenza il vinile: +53% nel primo semestre dell'anno
Il
mercato della musica su supporto fisico è in calo costante dal 2000, anche se
negli ultimi anni risulta meno pronunciato che agli inizi. Tuttavia si tratta
sempre di numeri importanti: secondo una rilevazione di Deloitte, in Italia nei
primi sei mesi del 2013 ha subito un'ulteriore contrazione del 13% rispetto
allo stesso periodo del 2012. Cresce invece il mercato del digitale, in
particolare lo streaming video e audio (Youtube, Spotify, Deezer e altri), ma
non abbastanza da compensare il calo del mercato musicale nel suo complesso,
che segna un -6% rispetto al 2012 attestandosi a circa 50 milioni di euro (di
cui il digitale costituisce il 38%).
In
controtendenza, il `vecchio´ vinile cresce del 53%, superando nel primo
semestre 2013 il milione di euro. È un dato che solo in apparenza può
sorprendere: «Il supporto fisico - spiega ancora Mazza - diventerà sempre più
un prodotto di qualità e di nicchia, riservato a produzioni particolari». Per
esempio un altro settore che non conosce crisi è quello dei cofanetti:
«Paradossalmente - continua - un consumatore non vuole comprare un cd a 10 euro
ma compra il cofanetto da 50 euro che contiene i memorabilia».
I
margini di guadagno su un cd sono molto diversi dai margini su uno streaming.
Da dove partire, allora, per ricostruire un mercato musicale in cui i
consumatori si stanno spostando su servizi digitali gratuiti, o quasi, che
proprio per questo rendono poco all'industria? «Bisogna aumentare il numero dei
consumatori - sostiene Mazza - Se tutti i possessori di smartphone avessero
accesso a un servizio a basso costo il mercato sarebbe molto più grande. Il
problema è come fornirlo a consumatori che solitamente sono riluttanti a
pagare».
Per
il lancio dei giovani restano fondamentali i media tradizionali
Esistono
già modelli di business sostenuti dai ricavi derivanti dalla pubblicità: è il
caso di Youtube. «Dobbiamo individuare - prosegue Mazza - anche sugli
smartphone una quota di utenti che vorrà utilizzare il servizio gratis, quindi
basandolo sulla pubblicità. Ovviamente le royalties che arrivano da questi
modelli sono molto basse». Per gli altri utenti si dovrà puntare su un'offerta
di servizi premium a pagamento.
Il
mercato si sta evolvendo verso una complessità che sovverte le dinamiche
consolidate da decenni. In questo scenario le case discografiche stanno
cambiando pelle: «Qualche anno fa - dice Mazza - la casa discografica aveva
un'area digitale, oggi il digitale è l'azienda». Negli anni sono state
costruite competenze specifiche sui social, ormai parte integrante delle
strategie delle aziende. Le etichette svolgono queste attività in maniera
professionale e diventano gli assistenti dell'artista nel tenerlo in contatto
costante con i fan, anche con iniziative promozionali di vario tipo.
Gli
investimenti sul lancio di nuovi artisti sono una delle poche cose a rimanere
stabili. Quello che è più complicato oggi è garantire la visibilità degli
artisti emergenti. I media tradizionali costituiscono ancora un "collo di
bottiglia" difficile da oltrepassare (in Italia radio e televisione
rimangono i primi mezzi per il consumo musicale): «Se la radio non passa gli
artisti emergenti - spiega Mazza - se Sanremo manda i giovani all'una di notte,
c'è un problema di visibilità. Servono allora delle macchine di produzione che
sono le case discografiche».
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