da: Cadoinpiedi
Carceri
sovraffollate, non solo in Italia
Un
terzo dei 47 Paesi membri aderenti al Consiglio d'Europa ha questo problema.
Quello che cambia è il modo di affrontarlo.
Le prigioni sovraffollate non sono un
problema tutto italiano: anzi, riguarda un
terzo dei 47 Paesi membri aderenti al Consiglio d'Europa, l'istituzione con
sede a Bruxelles che promuove i diritti umani nel mondo. Quello che cambia è il modo di affrontarlo. Con 147 carcerati ammassati nello spazio che potrebbe contenerne 100, l'Italia si colloca al terzo posto tra gli Stati con condizioni di detenzione più disumane, dopo Serbia e
Grecia. Un terzo dei 47 Paesi membri aderenti al Consiglio d'Europa ha
prigioni sovraffollate.
In Gran
Bretagna l'emergenza sovraffollamento scattò nel 2007, quando la
popolazione carceraria superò le 87 mila unità. L'allora premier Tony Blair,
laburista, decise di operare su entrambi i fronti. L'esecutivo aveva già nel
cassetto un piano per la creazione di 8 mila nuovi posti in carcere entro il
2012, ne aggiunse altri 1.500, e promise di realizzare i primi 500 entro il
gennaio successivo. Contemporaneamente però varò come misura immediata uno
sconto di pena di circa tre settimane per 25 mila carcerati condannati a
quattro anni o meno di detenzione. Uno sconto decisamente inferiore ai tre anni
dell'indulto italiano. Nel 2010 anche il governo del Canada decise di costruire
nuove prigioni, dopo che la legge Truth in sentencing Act aveva cancellato gli
sconti di pena per i condannati che avevano un periodo in custodia cautelare.
Gli Stati
Uniti sono il Paese con il più alto tasso di detenuti al mondo: 731 ogni
100 mila abitanti, contro la media europea di 154. La situazione più esplosiva
è quella della California, dove il sovraffollamento ha raggiunto nel 2009 il
188%. Tanto che la Corte suprema ha imposto allo Stato di trovare un modo per
svuotare le prigioni entro il 31 dicembre 2013: pur di non varare un'amnistia,
il governatore ha provato a trovare fondi per pagare l'alloggio dei detenuti
nelle prigioni private, ma con l'approssimarsi della scadenza l'amministrazione
ha deciso di mandare a casa 9.600 carcerati con problemi di salute. Sul piano
nazionale, il dipartimento di Giustizia ha creato programmi di assistenza per
accompagnare i tossicodipendenti: il più famoso si chiama Hope (speranza) ed è
stato lanciato alle Hawaii, per essere poi esteso ad Alaska, Nevada, Oregon e
Arizona. E imitato persino nel severissimo Texas. Diversi Stati, dal
Massachusetts alla California, passando per il New Mexico, hanno varato leggi
di depenalizzazione del possesso di droghe.
Così, Obama ha ottenuto per la prima volta
in 40 anni un calo costante dei detenuti, scesi nel 2011 di circa 100 mila
unità.
In Francia
il 30 agosto 2013 il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, ha
presentato una riforma penale che cancella la norma simbolo degli anni di
Nicolas Sarkozy che aveva introdotto pene minime per i recidivi colpevoli di
reati puniti con almeno tre anni di reclusione, obbligando i giudici spesso ad
aumentare le condanne. Il risultato è stato 4 mila anni di prigione in più
comminati in un solo anno. Risultato, sovraffollamento delle carceri e
ingolfamento della giustizia.
Ma in Francia hanno cercato di porvi
rimedio. Oltre alla cancellazione delle pene minime, la riforma proposta dai
socialisti, al vaglio del parlamento, prevede un ricorso maggiore alle pene
alternative: all'utilizzo del braccialetto elettronico, ai lavori socialmente
utili o ai centri rieducativi. E infine per tutti un percorso di reinserimento
graduale in società. Accompagnato da un sistema capillare di accompagnamento
dei carcerati.
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