mercoledì 30 ottobre 2013

(In)Giustizia: carceri sovraffollate, non in Italia

da: Cadoinpiedi

Carceri sovraffollate, non solo in Italia
Un terzo dei 47 Paesi membri aderenti al Consiglio d'Europa ha questo problema. Quello che cambia è il modo di affrontarlo.

Le prigioni sovraffollate non sono un problema tutto italiano: anzi, riguarda un terzo dei 47 Paesi membri aderenti al Consiglio d'Europa, l'istituzione con sede a Bruxelles che promuove i diritti umani nel mondo. Quello che cambia è il modo di affrontarlo. Con 147 carcerati ammassati nello spazio che potrebbe contenerne 100, l'Italia si colloca al terzo posto tra gli Stati con condizioni di detenzione più disumane, dopo Serbia e Grecia. Un terzo dei 47 Paesi membri aderenti al Consiglio d'Europa ha prigioni sovraffollate.

In Gran Bretagna l'emergenza sovraffollamento scattò nel 2007, quando la popolazione carceraria superò le 87 mila unità. L'allora premier Tony Blair, laburista, decise di operare su entrambi i fronti. L'esecutivo aveva già nel cassetto un piano per la creazione di 8 mila nuovi posti in carcere entro il 2012, ne aggiunse altri 1.500, e promise di realizzare i primi 500 entro il gennaio successivo. Contemporaneamente però varò come misura immediata uno sconto di pena di circa tre settimane per 25 mila carcerati condannati a quattro anni o meno di detenzione. Uno sconto decisamente inferiore ai tre anni dell'indulto italiano. Nel 2010 anche il governo del Canada decise di costruire nuove prigioni, dopo che la legge Truth in sentencing Act aveva cancellato gli sconti di pena per i condannati che avevano un periodo in custodia cautelare.

Gli Stati Uniti sono il Paese con il più alto tasso di detenuti al mondo: 731 ogni 100 mila abitanti, contro la media europea di 154. La situazione più esplosiva è quella della California, dove il sovraffollamento ha raggiunto nel 2009 il 188%. Tanto che la Corte suprema ha imposto allo Stato di trovare un modo per svuotare le prigioni entro il 31 dicembre 2013: pur di non varare un'amnistia, il governatore ha provato a trovare fondi per pagare l'alloggio dei detenuti nelle prigioni private, ma con l'approssimarsi della scadenza l'amministrazione ha deciso di mandare a casa 9.600 carcerati con problemi di salute. Sul piano nazionale, il dipartimento di Giustizia ha creato programmi di assistenza per accompagnare i tossicodipendenti: il più famoso si chiama Hope (speranza) ed è stato lanciato alle Hawaii, per essere poi esteso ad Alaska, Nevada, Oregon e Arizona. E imitato persino nel severissimo Texas. Diversi Stati, dal Massachusetts alla California, passando per il New Mexico, hanno varato leggi di depenalizzazione del possesso di droghe.
Così, Obama ha ottenuto per la prima volta in 40 anni un calo costante dei detenuti, scesi nel 2011 di circa 100 mila unità.

In Francia il 30 agosto 2013 il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, ha presentato una riforma penale che cancella la norma simbolo degli anni di Nicolas Sarkozy che aveva introdotto pene minime per i recidivi colpevoli di reati puniti con almeno tre anni di reclusione, obbligando i giudici spesso ad aumentare le condanne. Il risultato è stato 4 mila anni di prigione in più comminati in un solo anno. Risultato, sovraffollamento delle carceri e ingolfamento della giustizia.

Ma in Francia hanno cercato di porvi rimedio. Oltre alla cancellazione delle pene minime, la riforma proposta dai socialisti, al vaglio del parlamento, prevede un ricorso maggiore alle pene alternative: all'utilizzo del braccialetto elettronico, ai lavori socialmente utili o ai centri rieducativi. E infine per tutti un percorso di reinserimento graduale in società. Accompagnato da un sistema capillare di accompagnamento dei carcerati.

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