da: Lettera 43
Energia,
fotovoltaico a rischio
Aziende in crisi. Fatturato in calo. Addio
boom a causa dello stop agli incentivi. Per il settore non è un buon momento.
di Francesco
Pacifico
Quinti al mondo per potenza installata con
quasi 19 mila Ghw. Decimi per livelli d’investimenti (oltre 10 miliardi di
euro). Un giro d’affari da 7 miliardi di euro, 600 aziende, oltre un migliaio
di piccoli installatori e circa 100 mila addetti tra lavoratori diretti e
indiretti.
UN BOOM DOPATO. Il fotovoltaico ha
registrato nell’ultimo decennio una crescita a dir poco repentina. Si tratta
però di un boom dopato dalle iniezioni di incentivi (circa 70 miliardi soltanto
negli ultimi sei anni) che ora accusa una
mancanza di programmazione.
Ma come è stato fragoroso lo sviluppo, così
il settore potrebbe registrare in Italia un crac dalle proporzioni drammatiche.
Incentivi:
ultimo bando da 6,7 miliardi
La svolta (negativa) si è avuta lo scorso
30 giugno, quando sono terminati gli
ultimi incentivi diretti, il cosiddetto
Conto energia, che nell’ultimo bando ha erogato attraverso gli appositi bandi
ai player 6,7 miliardi di euro.
IL PIANO ZANONATO. Il governo non soltanto
non li rinnoverà, ma si accinge anche a ridurre di 3 miliardi i fondi per il
rimborso parziale attraverso detrazioni della costruzione o del potenziamento
degli impianti. Il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato punta a recuperare 3
miliardi per finanziare questo genere di aiuti con bond da far emettere al
Gestore dei servizi elettrici (Gse). Come tutti i settori fortemente drogati
dalla spesa pubblica anche quello delle rinnovabili paga dazio. Così è un più
di un campanello d’allarme la decisione del gruppo Marcegaglia di chiudere
l’impianto di Taranto destinato alla produzione di pannelli coibentati e di
pannelli fotovoltaici. E soprattutto di lasciare a casa 134 lavoratori.
Il
settore a livello globale si prepara a un calo del 9%
Il futuro più prossimo del fotovoltaico è
scritto in due dati presenti nell’ultimo rapporto sul settore della società di
consulenza Ihs. A livello globale, il fatturato per i realizzatori di inverter
(la produzione d’avanguardia) quest’anno, dovrebbe calare del 9%, raggiungendo
la cifra di 6,4 miliardi di dollari. In totale 7,1 miliardi in meno rispetto al
2012. Invece le installazioni aumenteranno del 18% nel corso del 2014, fino a
raggiungere i 41 GW.
LA TENUTA ASIATICA. Ma se l’Europa vedrà
dimezzare la sua quota di mercato (29%), sarà l’Asia a fare la parte del leone
(48%). Questi numeri fanno intendere sia che il settore si dimostra troppo
rigido per riconvertirsi rispetto alla domanda in calo sia che saranno soltanto
i grandi produttori, quelli impegnati anche sull’energia da fonti tradizionali,
a resistere.
Scenario preoccupante per un Paese come
l’Italia dove le realtà più dinamiche del settore sono per lo più Pmi.
Emblematico al riguardo il fatto che Enel Green Power, il cui fatturato nel
2009 rappresentava solo l’8% sul totale del gruppo, abbia visto la percentuale
salire nel primo semestre 2013 al 17%.
Il
crac Aion: un passivo da 245 milioni
Al di là dell’impatto occupazionale (134
addetti), il caso Marcegaglia spaventa perché a Taranto ha fallito una
produzione all’avanguardia: quella di pannelli costruiti con lamine di film
sottile al silicio amorfo. A riprova che il mercato sembra interessato ai più
semplici dispositivi cinesi (non a caso il settore ha ripreso a macinare utili
soltanto nell’ex Impero di Mezzo), il cui costo copre soltanto un terzo
dell’investimento complessivo.
Non meno interessante è il caso della Aion,
perfetto benchmark di un settore andato in crisi assieme all’asse fatto di
incentivi statali, anticipazioni bancarie e alta domanda energetica.
500 DIPENDENTI SENZA LAVORO. Nonostante
l’ingresso di due colossi del settore come i russi di Avelar e i cinesi di
Jangsu Zongyl Group, il gruppo ha portato i libri in tribunale per un passivo
da 245 milioni e bruciato nell’ultimo biennio un investimento da 50 milioni. Se
non bastasse, oltre ai 500 dipendenti senza lavoro, l’ex colosso rischia di far
sprofondare almeno una cinquantina di Pmi, che non si sono mai viste saldare i
lavori fatti e che reclamano fatture per 60 milioni.
Più in generale nel distretto per
eccellenza del fotovoltaico, quello del Padovano, le circa 200 imprese (nomi
importanti come Solon, Helios Technology, X Group, Ecoware, Ambra Sol,
Ecoprogetti) hanno dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per almeno un
quarto dei 5 mila dipendenti.
Coperto
solo il 5,5% del fabbisogno nazionale
Il fotovoltaico come tutte le energie
rinnovabili comporta effetti positivi nel lungo periodo: aiuta nella lotta al
riscaldamento del Pianeta, garantisce maggiore autonomia e più sicurezza
rispetto a quanto avviene con gli approvvigionamenti da fonti fossili. Sul
breve termine va considerato l’impatto degli incentivi, circa 10 miliardi
quelli diretti nell’ultimo atto, sulla bolletta: circa 49 euro all’anno per
ogni famiglia. Comunque meno dei 69 euro che se ne vanno in costi di rete e i
67 destinati a tasse e Iva.
Da mettere sulla bilancia il fatto che
nonostante grandi incentivi e maxi installazioni (sono 531.242 gli impianti
autorizzati) con un produzione di 18.862 GWh nel 2012 si è coperto appena il
5,5% del fabbisogno nazionale.
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