da: Lettera 43
Criminalità, l'agromafia è cresciuta
del 12% i due anni
Allarme Coldiretti: sul cibo business
criminale da 14 miliardi. E arriva il kit
per la falsa mozzarella.
La
crisi economica ha colpito indiscriminatamente tutti i settori, tranne uno.
Quello dell'agromafia, cioè l’attività illegale della criminalità organizzata
legata al mondo dell’agricoltura.
AUMENTO
DEL 12%. Il Rapporto Agromafie 2013, elaborato da Coldiretti/Eurispes e presentato
al Forum dell'agricoltura e dell'alimentazione a Cernobbio ha infatti messo
nero su bianco che il volume d'affari complessivo dell'agromafia è salito a 14
miliardi di euro, con un aumento del 12% rispetto al 2011 «perché la
criminalità organizzata trova terreno fertile proprio nel tessuto economico
indebolito dalla crisi».
DANNEGGIA
MADE IN ITALY. Secondo quanto ha scritto il rapporto, «è una peculiarità del
moderno crimine organizzato estendere, con approccio imprenditoriale, il
controllo sull'economia invadendo i settori che si dimostrano strategici ed
emergenti, come quello agroalimentare e compromettendo tra l'altro in modo
gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto anche di
minare l'immagine dei prodotti italiani ed il valore del Made in Italy».
FRUTTA
E VERDURA. «In questa opera di infiltrazione le mafie stanno approfittando
della crisi per penetrare anche nell'imprenditoria legale. Hanno già imposto il
controllo sulla produzione e la distribuzione di vari generi
alimentari, soprattutto
nel settore frutta e verdura», continua ancora il rapporto, «Potendo contare
costantemente su una larghissima ed immediata disponibilità di capitale e sulla
possibilità di condizionare parte degli organi preposti alle autorizzazioni ed
ai controlli le mafie si muovono con maggiore facilità rispetto
all'imprenditoria legale. Impongono la vendita di determinate marche e prodotti
agli esercizi commerciali, che a volte, per via della crisi economica, arrivano
a rilevare direttamente».
5
MILA LOCALI ALLA MAFIA. Alcune stime, ha precisato Coldiretti/Eurispes,
indicano in 5 mila i locali di ristorazione in Italia in mano alla criminalità
organizzata, nella maggioranza dei casi intestati a prestanome. Secondo la
Direzione investigativa di Roma, il 15% del fatturato realizzato dalle attività
agricole appartiene all'illecito.
Il racket cibo fa volare prezzi dal
campo alla tavola. +294%
La
criminalità inoltre riesce a condizionare i prezzi del cibo determinando
rincari anche esponenziali (+294%) per via del controllo esercitato su tutta la
filiera.
Soprattutto
pesano le intermediazioni svolte dai commissionari mediante forme miste di
produzione, stoccaggio e commercializzazione.
Un
condizionamento che parte dal campo visto che quasi un immobile su quattro confiscato
alla criminalità organizzata risulta terreno agricolo: su 12.181 beni immobili
confiscati alla criminalità organizzata, 2.919 sono rappresentati da terreni
agricoli (primato di confische in Sicilia, seguita da Calabria e Campania), «a
dimostrazione della strategia di accaparramento delle campagne messa in atto
dalla malavita».
PREZZI
IMPOSTI DA MALAVITA. Le organizzazioni criminali, ha proseguito il rapporto
Coldiretti-Eurispes, «impongono, con maggior vigore in determinate zone
territoriali, i prezzi d'acquisto agli agricoltori e si può dire che arrivino
fino alla tavola degli italiani, grazie all'ingresso diretto nella Grande
distribuzione organizzata (Gdo) con supermercati ed insegne proprie».
Naturalmente questa presenza si ripercuote sul mercato, distruggendo la
concorrenza e instaurando situazioni di monopolio od oligopolio.
FRODI
AUMENTATE. Un'indagine conoscitiva dell'Antitrust ha evidenziato che i prezzi
per l'ortofrutta moltiplicano in media di tre volte dalla produzione al
consumo, ma i ricarichi variano del 77% nel caso di filiera cortissima
(acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio), del
103% nel caso di un intermediario, del 290% nel caso di due intermediari, fino
al 294% per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e
distributore finale).
Il
rapporto dedica anche attenzione alle frodi a tavola, «moltiplicatesi con la
crisi» e con il preoccupante dato di un aumento dal 2007 del 170% del valore di
cibi e bevande sequestrate.
Nessun commento:
Posta un commento