da: Cadoinpiedi
Giuseppe
Verdi, una rockstar dell’Ottocento
A
200 anni della nascita i segreti e i retroscena della vita del compositore
dell'Aida. Dal rapporto con la moglie alla nascita dell'Otello. Jacopo
Ghilardotti, libraio milanese autore di Viva Verdi (Salani editore) li ha
raccontati a Cadoinpiedi.it.
di Luca
Burini
Il 10 ottobre 1813 nasceva Giuseppe Verdi,
autore di capolavori operistici come l'Aida e il Nabucco. Da Milano a Parigi,
da Pechino a Mosca passando per gli Stati Uniti, sono molteplici le iniziative
organizzate per festeggiare il «compleanno dell'artista». Al Teatro alla Scala
di Milano è prevista per esempio una serata speciale dedicata al compositore. E
mostre sulla vita di Verdi sono in corso nella capitale francese e in quella
cinese.
VOLEVA ABBANDONARE IL MONDO DELLA LIRICA.
Ma sono molte le cose della vita del compositore poco note. Per esempio, pochi
sanno di quando Verdi, nel
1840, straziato per aver perso in breve tempo la
moglie e i due figli per malattia, aveva deciso di abbandonare il mondo della
lirica. Pesava il dolore personale, ma anche il fiasco di una delle sue prime
opere, Un giorno di regno.
Le cronache raccontano che Verdi che in
quelle settimane vagabondava senza meta. Fino a quando, un giorno, nella
Galleria a pochi passi dal Duomo di Milano, incontrò l'impresario Merelli che
gli propose di lavorare a un libretto. Verdi gli rispose che con la musica
aveva chiuso, ma Merelli insistette lasciandogli il libretto di Nabucco. E
tutto cambiò.
IL «MIRACOLO» DEL NABUCCO. L'artista passò
la notte a leggere il testo, fino quasi a impararlo a memoria. In breve tempo
scrisse la musica e durante le prove ritrovò Giuseppina Strepponi, prestigioso
soprano dell'epoca. Il feeling tra i due era chiaro. E qualche anno più avanti
tra i due iniziò un'intensa storia d'amore, durata tutta la vita.
L'INCONTRO CON GIUSEPPINA STREPPONI.
All'epoca del loro incontro, d'altra parte, Giuseppina Strepponi era una bella
donna, al cui fascino era difficile resistere. «C'è un ritratto alla Scala in
cui la 30enne Strepponi ricordava in certo senso Uma Thurman», ha raccontato a
Cadoinpiedi Jacopo Ghilardotti, 50enne libraio milanese autore del libro Il
Viva Verdi (Salani editore).
Per diverso tempo Verdi e la compagna
sfidarono i costumi del'Italia ottocentesca vivendo di fatto come marito e
moglie senza essere sposati: dal 1847 al 1859 i due furono compagni, infine,
nel 1959, le nozze. I due poi si trasferirono nella tenuta del compositore a
Sant'Agata nei pressi di Piacenza, ma la storia non fu comunque facile. Si
vociferava infatti di una liason tra Verdi e la soprano Teresa Stolz. La
notizia gettò la Strepponi in un lungo periodo di tristezza.
PIU' DI 20 OPERE IN CIRCA 30 ANNI.
Giuseppina, che si era ritirata dalle scene nel 1845 dopo i fischi ricevuti
nella sua ultima stagione, divenne la manager di Verdi, «aiutandolo e in alcune
occasioni addiritura guidandolo nelle scelte lavorative», ha spiegato
Ghilardotti. Quelli furono gli anni di maggior attività del compositore che in
circa 30 anni scrisse più di 20 opere. E «come le moderne rockstar Verdi aveva
tantissime fan che gli scrivevano lettere e dopo l'avvento della fotografia gli
inviavano anche le loro foto», ha raccontato l'autore de Il Viva Verdi. Poi il
silenzio.
GLI ANNI DEL SILENZIO. «Probabilmente Verdi
non aveva più bisogno di lavorare», ha spiegato Ghilardotti. «Gli anni di
lavoro intenso gli avevano fruttato diversi soldi ed era riuscito a comprare
diversi terreni intorno alla sua residenza, creando un piccolo impero».
Inoltre all'epoca «a 60 anni si era già
vecchi», ha aggiunto. Ma la moglie e soprattutto l'editore Giulio Ricordi non
erano d'accordo e fecero di tutto per farlo tornare nella mischia. L'idea di
Ricordi era quella di far collaborare Verdi con il librettista Arrigo Boito
(1842-1918), il compositore scapigliato. «Gli scapigliati erano un po' i punk
dell'epoca». Boito aveva però offeso pubblicamente il compositore dell'Aida
alcuni anni prima accusandolo di essere la causa del provincialismo e
dell'arretratezza della musica italiana del tempo. E, essendo Verdi permaloso,
non aveva intenzione di collaborare con Boito.
LA NASCITA DELL'OTELLO. Alla fine però
Ricordi e la moglie riuscirono a convincerlo. Verdi e Boito lavorarono prima al
rifacimento di Simon Boccanegra e poi arrivò l'Otello. «E' interessante notare
come all'epoca l'opera fosse considerata allo stesso modo in cui oggi
consideriamo un film kolossal o l'ultimo album di una star mondiale», ha detto
Ghilardotti. Infatti appena si diffuse la notizia che Verdi era al lavoro su
una nuova opera diversi giornalisti si appostarono nei pressi della tenuta a
Sant'Agata per accapparrarsi anche solo poche note.
Ma i controlli era strettissimi: «Il
compositore consegnava le partiture a una persona di fiducia che le portava in
stazione. Qui si incontrava con un collaboratore di Ricordi che riceveva il plico
solo dopo aver detto una parola d'ordine». Una volta a Milano il materiale
veniva conservato in cassaforte. E alle prove «potevano assistere solo 3-4
persone oltre alle maestranze della Scala».
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