da: Il Fatto Quotidiano
Agcom:
la strana storia del segretario generale tra lottizzazione e governo
di Guido
Scorza
Ad oltre
sette mesi dal suo insediamento l’Autorità
per le Garanzie nelle Comunicazioni non ha ancora provveduto alla
nomina del suo nuovo segretario generale, figura alla quale tocca il
compito di garantire il complessivo funzionamento della struttura
dell’Authority, assicurare il coordinamento dell’azione amministrativa e
vigilare sulla efficienza e sul rendimento delle direzioni e dei servizi
dell’Autorità.
Si tratta, insomma, di un ruolo tutt’altro
che di secondo piano.
Potrebbe trattarsi di una storia – ancorché
grave – di ordinaria mala-amministrazione
o di uno dei tanti ritardi che, sfortunatamente, spesso si registrano
nella macchina dell’amministrazione pubblica italiana.
Potrebbe ma potrebbe anche non essere così.
E’, infatti, curioso che solo qualche mese
fa – era il 12 novembre – il nuovo Consiglio dell’Authority al quale
compete, su proposta del Presidente, la nomina del segretario generale sembrava
intenzionato a procedere speditamente a tale adempimento tanto da pubblicare un invito a
presentare dichiarazioni di interesse per raccogliere eventuali candidature,
stabilendo come data di scadenza per il loro invio la data del 10 dicembre
2012.
E poi? Cosa è successo? Possibile che in oltre tre mesi il Consiglio
dell’Authority non sia riuscito a selezionare nessun candidato idoneo
a
ricoprire il ruolo di segretario generale tra i tanti che avranno, certamente,
inviato il proprio curriculum ed i tanti altri – forse più dei primi
– che il Presidente,Angelo Cardani potrebbe comunque proporre al
Consiglio?
Possibile che non ci sia nessuno
all’altezza o che sia così difficile trovare un accordo in seno al Consiglio?
Possibile, soprattutto, che – come rivelano
gli Ordini del Giorno delle sedute del Consiglio successive al termine per la
raccolta dei curricula – i membri dell’Authority ed il suo Presidente non
abbiano, sin qui, neppure trovato il tempo di avviare la discussione sulla
nomina del segretario generale?
Naturalmente è possibile ma, considerata la
matrice politica dell’Autorità Garante e la solita lottizzazione partitica che
ha dato i natali all’attuale Consiglio [n.d.r. come, naturalmente, ai
precedenti] è difficile allontanare il sospetto che il ritardo non sia né casuale, né dovuto a semplice incapacità di
scegliere il candidato ideale.
E’, infatti, impossibile non notare che,
proprio a pochi giorni dalla chiusura della raccolta delle candidature al
prestigioso incarico e, quindi, proprio mentre il Consiglio avrebbe dovuto
scegliere il nuovo segretario generale, il Premier
uscente, Mario Monti – l’uomo che ha nominato l’attuale
Presidente dell’Autorità Garante – è salito al Colle per rassegnare le
proprie dimissioni al Capo dello Stato.
Era il 21
dicembre ed il Paese stava per essere chiamato ad andare alle urne con la
conseguenza che gliequilibri parlamentari che hanno dato i natali al nuovo
Consiglio dell’Autorità erano, ormai prossimi, ad essere messi completamente in
discussione e sconvolti, come poi è puntualmente avvenuto.
Impossibile in questo contesto resistere
alla tentazione di sospettare che il ritardo nella nomina del nuovo segretario
generale dell’Autorità sia legato
all’instabilità politica seguita alle dimissioni di Monti ed alle nuove
elezioni nonché alla ricerca, da parte del Presidente e del Consiglio
dell’Authority, di una “benedizione politica” anche per la nomina del
segretario generale.
Non è purtroppo remota la possibilità che Consiglio e Presidente dell’Authority,
rimasti ormai orfani dei loro “genitori politici”, non se la siano, sin
qui, sentita di procedere in autonomia alla nomina.
Sarebbe un fatto gravissimo e rappresenterebbe un’ulteriore conferma del livello
di politicizzazione e di dipendenza
partitica di quella che dovrebbe essere un’Autorità indipendente.
L’auspicio è, naturalmente, che non sia
così ma per fugare ogni dubbio è urgente che dall’Autorità si spieghino le
ragioni di un così “ingombrante” ritardo nella nomina del nuovo segretario
generale e, soprattutto, che si proceda celermente a tale adempimento senza
attendere la ricostituzione – ammesso che ce ne sia una all’orizzonte – dei
nuovi equilibri in Parlamento ed a Palazzo Chigi.
Se l’indipendenza governa l’Authority,
batta un colpo o, meglio ancora, ispiri, di corsa, la nomina del miglior
possibile segretario generale.
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