da: Il Sole 24 Ore
A
Cipro cresce il sentimento antieuropeo: «È un ricatto». E si guarda a Mosca
di Roberto Bongiorni
Angela Merkel. Nelle
parole di Kostantinos, taxista cipriota, il nome del cancelliere tedesco
diventa quasi un'ossessione. Le sue invettive sono così frequenti quasi fossero
un intercalare. Kostantinos, 50 anni e 4 figli, riflette però la delusione e lo
scontento che molti ciprioti nutrono nei confronti dell'Unione europea.
È assolutamente
soddisfatto della bocciatura da parte del Governo di Nicosia di quel
controverso "prelievo forzoso" sui depositi - per una valore di 5,6
miliardi di euro - che avrebbe sbloccato un prestito di 10 miliardi da parte di
Bruxelles. E permettere così alla più piccola economia della zona euro di
evitare la bancarotta. "Tassare i nostri risparmi è un ricatto",
continua il taxista, che sembra un fiume in piena. Come altri ciprioti non
riesce a contenere l'acredine, a volte immotivata, verso la moneta unica
europea: "Qui i prezzi sono raddoppiati. Vivere è insostenibile. Ho dato
la mia disponibilità 24 ore al giorno, eppure oggi è la prima corsa".
Come molti ciprioti
che lavorano nel settore privato. Anghelos, gestore di
un piccolo ristorante di
Limassol, ce l'ha a morte con i dipendenti pubblici. E non ha tutti i torti. A
Cipro sono davvero tanti, quasi 100mila su un milione di abitanti. E godono di
privilegi e benefit inammissibili in un paese moderno. In primo luogo i salari.
Decisamente alti. Basti pensare che un insegnante alle superiori con 25 anni di
anzianità può guadagnare anche 3.500 euro al mese, quasi il doppio di un
collega italiano. Con un potere di acquisto, peraltro, pari, se non superiore
all'Italia.
"Hanno salari
molto alti, una scala mobile ogni sei mesi, scatti annuali, pensioni esagerate.
E come li paghiamo? Ricorrendo alla tassazione, quindi al settore privato. E ai
prestiti bilaterali, che però avranno l'effetto di alzare il debito
pubblico", spiegava qualche mese fa Costas Christofides, direttore del
Cyprus Employers industrailist federation, la Confindustria locale . Ora le
cose sono cambiate. Il nuovo governo guidato dal neo presidente Nicos
Anastasiades, sostenitore del "prelievo forzoso", ha congelato scala
mobile e scatti, e sembra abbia ridimensionato gli stipendi. Ma il divario
resta grande.
E ora che fare per
evitare la bancarotta? Cipro guarda ora alla Russia. D'altronde tra Nicosia e
Mosaca da anni c'è un sodalizio di ferro. I russi sull'isola sono 45mila.
Secondo l'agenzia di rating Moody's le imprese russe – qui numerose a causa
della tassazione molto bassa – avrebbero 19 miliardi di euro custoditi nelle
banche locali. A cui vanno aggiunti altri 12 miliardi (a tanto ammonta
l'esposizione, secondo Moody's, delle banche russe sull'isola). In totale
dunque , quasi la metà dei depositi complessivi di tutto il sistema bancario
cipriota. Il che spiega la dura reazione del presidente Vladimir Putin, che ha
definito il prelievo sui conti correnti e depositi (al 9,9% sopra i 100mila
euro) "ingiusto, poco professionale e pericoloso". E che ha spinto
Mosca a valutare di non estendere più, come prima ventilato, la scadenza del
prestito di 2,5 miliardi di dollari concesso a Cipro nel 2011.
Ora sarebbero in
atto trattative tra Mosca e Nicosia. Con i russi pronti a venire in soccorso a
Nicosia. Ecco la poposta che i ciprioti vorrebbero fare: in cambio di una tassa
compresa tra il 20 e il 30% sui depositi russi nelle banche cipriote, Nicosia
potrebbe valutare di cedere una quota della futura società energetica cipriota
a Mosca e ulteriori benefici strategici nel settore del gas alla russa Gazprom.
Intanto il ministro delle Finanze cipriota, Michalis Sarris, è volato a Mosca
dove stamane incontrerà l'omologo russo Anton Silouanov, a cui chiederà una
proroga del credito da 2,5 miliardi.
Per ora solo
trattative. Intanto, qui, a Limassol, la più russa delle città cipriote, i
bancomat sono ancora fermi. Da auto di lusso, dai colori sgargianti, donne
ingioiellate e vestite alla moda escono cariche di borse dalle boutique. Mentre
fra la popolazione cipriota, fino a poco fa orgogliosa europeista, si fa strada
un sentimento che cresce col passare dei mesi. Lo riassume bene Konstantinos:
"Sarebbe meglio se uscissimo dall'euro. Sarà difficile all'inizio, ma poi
, le cose andranno meglio. Forse".
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