da: la Repubblica
Spunta
la “rosa” dei grillini per il dopo-Bersani
Il
leader senza freni su Pd e Pdl: puttanieri, tutti a casa. Il segretario dei
democratici ironico sugli insulti: Auguri,
salvatori della patria…”
Oggi
assemblea dei gruppi. Già martedì notte alla Camera non c´è stata unanimità: 60
su 109 i no alla fiducia per Bersani
di Annalisa
Cuzzocrea
Ci sono molti volti, sotto la finta unanimità ostentata dal Movimento 5
Stelle. Molte sfumature, dietro il no di Vito Crimi e Roberta Lombardi a
Pier Luigi Bersani. C´è, soprattutto, la volontà
di alcuni dei parlamentari grillini di discutere
un piano B.
Davanti a un nome lontano dai partiti,
tutto potrebbe cambiare. Nella rosa ci sono il giurista Stefano Rodotà, il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, una persona come Gino Strada ministro della Sanità. E anche se la linea ufficiale
resta «sì solo a un nostro governo», davanti a nomi nuovi sarebbe ben arduo per i capigruppo tenere insieme tutta
la truppa. Che è più spaccata di quel che si lasci intendere, visto che alla
Camera – martedì notte – i no a Bersani non sono stati 109, ma solo 60. In 4 hanno votato per il “se” – la possibilità di ridiscutere davanti
a una nuova proposta del segretario pd – gli altri si sono astenuti.
«Perché non era neanche il caso di votare»,
spiega qualcuno, ma la storia è comunque diversa dalla versione ufficiale. Un
governo del presidente non a guida pd? «Ne possiamo parlare», risponde Stefano
Vignaroli. «Perché no?», gli fa eco Andrea Cecconi. Non sono i soli. Al Senato
lo pensano in molti.
E quindi, mentre Beppe Grillo lanciava una nuova
invettiva contro i partiti, i suoi parlamentari si interrogavano su cosa
fare nel secondo round, in caso Bersani non ce la faccia. «Le nuove generazioni sono senza padri, sono figlie di NN, dal latino
“Nomen nescio: nome non conosco”», scrive sul blog. Figli «di vecchi puttanieri». «Questi padri che chiagnono e fottono
sono i Bersani, i D´Alema, i Berlusconi,
i Cicchitto, i Monti che ci prendono allegramente per il culo ogni giorno con
i loro appelli per la governabilità».
Un linguaggio che non imbarazza i deputati.
«Condivido pienamente», dice Roberto
Fico. «È un modo colorito per far capire che i partiti, di destra e
sinistra, finora si cono coperti a vicenda. E che per noi il tempo delle parole
è finito». D´accordo il senatore Stefano
Lucidi: «Siamo in guerra. Io non mi
sento rispettato da 20 anni ed è per questo che sono qui». Non sono
piaciute ad alcuni, invece, le parole di Roberta
Lombardi durante il colloquio con Bersani, il suo riferimento a Ballarò. E oggi, nella riunione
congiunta tra deputati e senatori in cui si parlerà della linea politica, non è
escluso che qualcuno chieda un voto sulla sua gestione del gruppo. In attesa
che arrivi Grillo: vedrà i parlamentari, ma non si sa ancora quando. L´ipotesi
di questo week-end si allontana. In molti, vogliono tornare a casa.
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