lunedì 25 marzo 2013

U.E: la caduta del paradiso fiscale di Cipro



La caduta del paradiso fiscale di Cipro. Un messaggio anche per altri centri a fiscalità privilegiata dentro l'Unione
di Andrea Bassi

C’è un aspetto non secondario nella vicenda di Cipro. I tedeschi volevano lanciare un messaggio chiaro e ci sono riusciti. In Europa non ci devono più essere paradisi fiscali. Chi porta capitali in piccoli centri che fanno parte dell’Euro contando su una legislazione di favore e poco trasparente, ora sa che i suoi soldi in quei luoghi non sono per niente al sicuro. Il prelievo sui conti correnti aveva anche questa finalità, screditare l’isola come centro off shore. Il nuovo accordo siglato nella notte all’Eurogruppo raggiunge esattamente lo scopo.
Basta leggere il memorandum of understanding, l’accordo che Nicosia ha dovuto firmare per ottenere l’aiuto di 10 miliardi da parte dell’Unione Europea. Tra i punti fondamentali ci sono un’audit indipendente sul sistema di antiriciclaggio adottato dall’isola e dalle sue banche. Ai verificatori si affiancherà Moneyval, la divisione del Consiglio d’Europa che valuta proprio i sistemi antiriciclaggio. In caso in cui il risultato del controllo dovesse essere insoddisfacente, la sua correzione è una delle “condizionalità” accettate da Cipro nel memorandum of understanding per poter ottenere i soldi.
Intanto i capitali stranieri, molti provenienti dalla Russia e dal
vicino oriente in odore di riciclaggio, sono stati congelati con delle restrizioni ai loro movimenti. Quelli della Laiki, la seconda banca dell’Isola, pagheranno buona parte del salvataggio attraverso la loro trasformazione in strumenti di capitale ed, eventualmente, con la tassazione (sopra i 100 mila euro). Per loro da paradiso fiscale, Cipro si è trasformato in un inferno. L’Eurogruppo ha anche imposto a Nicosia un aumento delle tasse sulle imprese, dal 10% al 12,5%. Cipro, insomma, dovrà trovare un nuovo modello di sviluppo, diverso da quello di un centro off shore dentro i confini dell’Europa. Ma si badi bene, il messaggio non è rivolto solo ai russi. Anche agli inglesi. Il 34% degli investimenti esteri di portafoglio di Cipro finisce a Londra. Per molti capitali Cipro era solo un punto di passaggio verso una delle più importanti piazze finanziarie del globo.
E il messaggio di Cipro, c’è da scommettere, arriverà forte anche ad altre piazze finanziarie europee che presentano caratteristiche simili. Se la dimensione delle banche di Nicosia è di 7,8 volte il Pil dell’isola, quella delle banche di Malta è di otto volte e quella del Lussemburgo addirittura 19,8 volte (fonte Bain&Company). Chi si sentirà così sereno da tenere i soldi in questi Paesi dopo il precedente di Cipro? 

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