La
caduta del paradiso fiscale di Cipro. Un messaggio anche per altri centri a
fiscalità privilegiata dentro l'Unione
di Andrea
Bassi
C’è un aspetto non secondario nella vicenda
di Cipro. I tedeschi volevano lanciare un messaggio chiaro e ci sono riusciti.
In Europa non ci devono più essere paradisi fiscali. Chi porta capitali in piccoli centri che fanno
parte dell’Euro contando su una
legislazione di favore e poco trasparente, ora sa che i suoi soldi in quei
luoghi non sono per niente al sicuro. Il prelievo sui conti correnti aveva
anche questa finalità, screditare l’isola come centro off shore. Il nuovo
accordo siglato nella notte all’Eurogruppo raggiunge esattamente lo scopo.
Basta leggere
il memorandum of understanding, l’accordo
che Nicosia ha dovuto firmare
per ottenere l’aiuto di 10 miliardi
da parte dell’Unione Europea. Tra i punti fondamentali ci sono un’audit indipendente sul sistema di
antiriciclaggio adottato dall’isola e dalle sue banche. Ai verificatori si
affiancherà Moneyval, la divisione del Consiglio d’Europa che valuta proprio i
sistemi antiriciclaggio. In caso in cui il risultato del controllo dovesse
essere insoddisfacente, la sua correzione è una delle “condizionalità”
accettate da Cipro nel memorandum of understanding per poter ottenere i soldi.
Intanto i capitali stranieri, molti provenienti dalla Russia e dal
vicino oriente in odore di
riciclaggio, sono stati congelati con
delle restrizioni ai loro movimenti. Quelli della Laiki, la seconda banca
dell’Isola, pagheranno buona parte del salvataggio attraverso la loro
trasformazione in strumenti di capitale ed, eventualmente, con la tassazione
(sopra i 100 mila euro). Per loro da paradiso fiscale, Cipro si è trasformato
in un inferno. L’Eurogruppo ha anche imposto a Nicosia un aumento delle tasse
sulle imprese, dal 10% al 12,5%. Cipro, insomma, dovrà trovare un nuovo modello
di sviluppo, diverso da quello di un centro off shore dentro i confini
dell’Europa. Ma si badi bene, il messaggio non è rivolto solo ai russi. Anche
agli inglesi. Il 34% degli investimenti esteri di portafoglio di Cipro finisce
a Londra. Per molti capitali Cipro era solo un punto di passaggio verso una
delle più importanti piazze finanziarie del globo.
E il messaggio di Cipro, c’è da
scommettere, arriverà forte anche ad altre piazze finanziarie europee che
presentano caratteristiche simili. Se la dimensione delle banche di Nicosia è
di 7,8 volte il Pil dell’isola, quella delle banche di Malta è di otto volte e
quella del Lussemburgo addirittura 19,8 volte (fonte Bain&Company). Chi si
sentirà così sereno da tenere i soldi in questi Paesi dopo il precedente di
Cipro?
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