lunedì 25 marzo 2013

Depeche Mode, nuovo album: ‘Delta Machine’


da: La Stampa

Depeche Mode va in scena
l’incontro di tecnologia e blues
Esce domani “Delta Machine” registrato in America
di Piero Negri



In trenta e più anni di attività, i Depeche Mode hanno fatto uscire tredici album di inediti, non troppi e d’altra parte non tutti allo stesso livello. Ma Delta Machine, che esce domani ed è, appunto, il tredicesimo album, è decisamente di quelli buoni. 
Il titolo, prima di tutto. Delta Machine ripete le iniziali del nome del gruppo, a suggello di un’identificazione assoluta tra le nuove canzoni e i Depeche Mode, che da 17 anni (e a questo punto, probabilmente per sempre) sono un trio. Il «Delta» di cui si parla è quello del Mississippi, da sempre sinonimo di blues, dell’incontro, tragico eppure felice, fondamentale per la musica del Novecento, di Africa e America. 

La «Machine», ovviamente, rappresenta l’anima elettronica del gruppo inglese, la sua caratteristica stilistica più evidente, l’incontro-scontro tra tecnologia e umanità che è al centro - anche questo da sempre - dal suo suono. Rappresenta l’Europa. È troppo dire che Delta Machine è il disco blues dei Depeche Mode? Probabilmente no, lo è proprio comeThe Joshua Tree è l’album americano degli U2, o Graceland è l’album sudafricano di Paul Simon. Non c’è citazione, né filologia, ma ispirazione, contaminazione, vicinanza. E non è certo un caso se le registrazioni sono avvenute tutte oltre l’Atlantico, a New York, New Orleans e Santa Barbara. L’America, oltre alla tecnologia, è la realtà contro la quale la migliore musica rock, soprattutto se di matrice europea, ha scelto di scontrarsi quando il fuoco, per accendersi, aveva bisogno di una scintilla più forte del normale. 

«È ovvio - ha detto Martin Gore, compositore di gran parte dei pezzi - che quando ci incontriamo e Dave comincia a cantare su ciò che ho scritto a casa, la sua voce dà un senso di approvazione, un timbro di autorità alla musica che facciamo».  

L’album insomma nasce intorno alla voce di Gahan, probabilmente più di quanto sia avvenuto in passato: «Se ci accorgevamo che era la voce a condurre - ha riconosciuto lui stesso - questa volta ci siamo concentrati su quell’aspetto, dimenticando il resto. Come in Heaven, il nostro primo singolo, in cui abbiamo fatto di tutto perché nulla distraesse dal centro d’interesse: la voce umana». 

Heaven, che Gahan ha definito «una delle ragioni per cui continuo a fare questo mestiere», ha annunciato con un paio di mesi d’anticipo (un altro brano, Angel, era uscito addirittura a ottobre) l’uscita di Delta Machine, che avverrà in contemporanea mondiale domani. Ascoltate tutte e tredici le tracce, va detto subito che il resto di questo album oscuro e «sporco» (così l’ha definito Gahan) è degno di tale annuncio. E non disturba che gli effetti elettronici usati dai Depeche Mode, vecchi di decenni, abbiano acquistato un sapore vintage, evidentemente del tutto assente nei primi anni di vita della band. Goodbye, l’ultima canzone, azzarda addirittura sapori country, Soothe My Soul smonta la ricetta DM negli ingredienti fondamentali, Alone è tutto ritmo, Should Be Higher è minacciosa come una marcia militare aliena... E così via.  

Da domani, quando tutti potranno ascoltare queste e le altre canzoni, crescerà certamente l’attesa per i concerti della prossima estate, a Milano (18 luglio, San Siro) e Roma (20 luglio, Olimpico).  

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