da: La Stampa
Depeche
Mode va in scena
l’incontro
di tecnologia e blues
Esce
domani “Delta Machine” registrato in America
di Piero
Negri
In trenta e più anni di attività, i Depeche
Mode hanno fatto uscire tredici album di inediti, non troppi e d’altra parte
non tutti allo stesso livello. Ma Delta Machine, che esce domani ed è,
appunto, il tredicesimo album, è decisamente di quelli buoni.
Il titolo, prima di tutto. Delta
Machine ripete le iniziali del nome del gruppo, a suggello di
un’identificazione assoluta tra le nuove canzoni e i Depeche Mode, che da 17
anni (e a questo punto, probabilmente per sempre) sono un trio. Il «Delta» di
cui si parla è quello del Mississippi, da sempre sinonimo di blues,
dell’incontro, tragico eppure felice, fondamentale per la musica del Novecento,
di Africa e America.
La «Machine», ovviamente, rappresenta
l’anima elettronica del gruppo inglese, la sua caratteristica stilistica più
evidente, l’incontro-scontro tra tecnologia e umanità che è al centro - anche
questo da sempre - dal suo suono. Rappresenta l’Europa. È troppo dire
che Delta Machine è il disco blues dei Depeche Mode? Probabilmente
no, lo è proprio comeThe Joshua Tree è l’album americano degli U2,
o Graceland è l’album sudafricano di Paul Simon. Non c’è citazione,
né filologia, ma ispirazione, contaminazione, vicinanza. E non è certo un caso
se le registrazioni sono avvenute tutte oltre l’Atlantico, a New York, New
Orleans e Santa Barbara. L’America, oltre alla tecnologia, è la realtà contro
la quale la migliore musica rock, soprattutto se di matrice europea, ha scelto
di scontrarsi quando il fuoco, per accendersi, aveva bisogno di una scintilla
più forte del normale.
«È ovvio - ha detto Martin Gore,
compositore di gran parte dei pezzi - che quando ci incontriamo e Dave comincia
a cantare su ciò che ho scritto a casa, la sua voce dà un senso di
approvazione, un timbro di autorità alla musica che facciamo».
L’album insomma nasce intorno alla voce di
Gahan, probabilmente più di quanto sia avvenuto in passato: «Se ci accorgevamo
che era la voce a condurre - ha riconosciuto lui stesso - questa volta ci siamo
concentrati su quell’aspetto, dimenticando il resto. Come in Heaven, il
nostro primo singolo, in cui abbiamo fatto di tutto perché nulla distraesse dal
centro d’interesse: la voce umana».
Heaven, che Gahan ha definito «una delle
ragioni per cui continuo a fare questo mestiere», ha annunciato con un paio di
mesi d’anticipo (un altro brano, Angel, era uscito addirittura a ottobre)
l’uscita di Delta Machine, che avverrà in contemporanea mondiale domani.
Ascoltate tutte e tredici le tracce, va detto subito che il resto di questo
album oscuro e «sporco» (così l’ha definito Gahan) è degno di tale annuncio. E
non disturba che gli effetti elettronici usati dai Depeche Mode, vecchi di
decenni, abbiano acquistato un sapore vintage, evidentemente del tutto assente
nei primi anni di vita della band. Goodbye, l’ultima canzone, azzarda
addirittura sapori country, Soothe My Soul smonta la ricetta DM negli
ingredienti fondamentali, Alone è tutto ritmo, Should Be
Higher è minacciosa come una marcia militare aliena... E così via.
Da domani, quando tutti potranno ascoltare queste
e le altre canzoni, crescerà certamente l’attesa per i concerti della prossima
estate, a Milano (18 luglio, San Siro) e Roma (20 luglio, Olimpico).
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