Sarà che sono “anziana”, che sono stata
cresciuta con certi principi e concetti, ma mi sovviene un commento che a casa
sentivo quando i miei genitori parlavano di certe vicende: “ma la decenza dov’è
finita”?. Ecco, vorrei chiedere al dottor Sottile dov’è finita la decenza. Che
almeno taccia. Uno che prende 31mila euro al mese e va a parlare di contributi
sulle pensioni degli altri. Tra l’altro, in un paese dove l’evasione fiscale
non si combatte seriamente, quel contributo potrebbe finire anche a finti
poveri.
Non passa giorno senza che ridicolo si
aggiunga al ridicolo. Questa è la vera crisi. La madre di tutte le crisi: siamo
la società del ridicolo.
da: Il Fatto Quotidiano
Amato: “Ai giovani pensioni miserabili”. Mr
31mila euro lancia il prelievo di solidarietà
Il dottor Sottile propone un contributo del
6% sulle pensioni più alte per riequilibrare le minime. Non una parola, però,
sulla sua e sui 200 milioni in vitalizi e pensioni parlamentari. Alla Camera
spesa in aumento di altri 4 milioni entro il 2014
di Thomas Mackinson
“Pensioni miserabili, i giovani d’oggi
dormiranno nelle auto”: così parlò Giuliano Amato, mister 31mila euro al
mese. Mentre i pensionati italiani sono alle prese
con la beffa dei cud in
Rete, la politica continua a regalare loro pillole dal gusto amarissimo. L’ultima
l’ha servita proprio oggi su un piatto d’argento Giuliano Amato, già
soprannominato mister 31mila euro, lanciandosi in una spericolata campagna a
favore dei giovani che l’Inps la guardano solo col binocolo. “Quando tanti
giovani arriveranno alla pensione dopo uno slalom tra diversi lavori, si
troveranno con una pensione miserabile con cui non potranno vivere e si
troveranno a dormire in auto”, ha detto l’ex premier e consigliere economico di
Craxi a una lezione alla Luiss, mettendo in guardia da una “possibile rivolta
che non sarà pacifica come quella dei Cinque Stelle”. Parole sante.
Peccato che lo stesso, già ricordato per i tagli alle pensioni del 1992, solo
tre settimane fa fosse finito al centro di una tiratissima polemica legata
proprio al suo trattamento previdenziale, manco a dirlo, dorato: 22mila euro di
pensione Inpdap e 9mila euro di vitalizio parlamentare (quest’ultimo,
sostiene lo stesso Amato a onor del vero, viene destinato in beneficenza).
A infuocare la questione era stata
l’ipotesi ventilata a Roma di un governissimo presieduto proprio dal dottor
Sottile. Solo l’idea ha fatto correre un brivido lungo la schiena di tanti,
anche nel Pd, per il timore di veder schizzare i consensi di Grillo al
60%. La Rete già impazziva all’idea. Sarà il diretto interessato, poi, a
spiegare che le polemiche che lo inchiodano all’ingombrante vitalizio erano
puramente strumentali. “Il vitalizio lo giro direttamente a una comunità di
assistenza e dallo Stato ho solo la pensione, che al netto è poco più di 11mila
euro”. Insomma, chi lo addita come membro dellaCasta è in malafede o
sbaglia. Nessun motivo di vergognarsi, dunque, nessun imbarazzo. Ed è tanto
vero che Amato oggi, sempre senza imbarazzo, è salito in cattedra durante la
presentazione del master in Economia e Diritto alla previdenza complementare
della Luiss. E per un giorno ha smesso i panni dell’ex parlamentare e gran
collezionista di prebende per indossare quelli dell’italiano comune, alle prese
con la crisi e nessuna certezza per il futuro.
La platea di studenti ascolta in silenzio
mentre mister 31mila euro parla di quelli con una pensione da 400. Ancora,
nessun imbarazzo. Tanto che, quando tocca a lui, si fa promotore di una
proposta di riequilibrio che passa sempre dalle tasche di altri pensionati,
mai le sue. “Basterebbe che il 6% dei contributi totali degli italiani andasse
ai pensionati che percepiscono 400 euro al mese per portare i loro assegni a
mille euro al mese”, scandisce. Infatti, prosegue Amato, “non è possibile che
lo Stato assegni ad alcuni molto più di quello che serve loro e a molti di più
dia meno del necessario alle loro esigenze di vita”. Da qui la proposta di “un contributo
di solidarietà all’interno del sistema pensionistico”. Non una parola
però, su un possibile taglio verticale dei vitalizi dei parlamentari italiani
di cui lui stesso fa esperienza diretta, ogni mese, da anni.
Poteva essere l’occasione giusta per
ragionare sui costi previdenziali della politica che ogni anno toccano i 200
milioni di euro tra vitalizi erogati e pensioni dirette e di reversibilità, molte
per soli 5 anni di ‘servizio’. Ma non sembra proprio aria. Tanto che nel
bilancio pluriennale della Camera è scritta nero su bianco la previsione di un
aumento della spesa da 135 a 139 milioni di euro dal 2012 al 2014. Alla faccia
del gap. Se la revisione delle pensioni dei politici richiede troppo,
perfino un governo, il comizio di oggi poteva essere l’occasione buona di un beau
geste: lanciare una campagna per l’autoriduzione dei vitalizi, magari
accompagnata da un bel appello ai colleghi, almeno quelli a sinistra, perché
rinuncino al privilegio e lo ‘girino’, questo sì, al popolo che ha la
minima.
Se partire da se stessi era troppo eroico,
si poteva iniziare dai tanti giovanotti con un grande avvenire dietro le
spalle, quelli che si godono la vita dopo qualche anno di militanza
parlamentare.Diliberto, per dirne uno, uscito di scena nel 2008 dopo quattro
legislature a soli 55 anni con 5mila euro netti in tasca ogni mese. Idem i Folena,
i Taormina e intellettuali come Alberto Arbasino,Alberto Asor
Rosa e Mario Tronti o giornalisti di razza come Enzo
Bettiza, Eugenio Scalfari,Alberto La Volpe, Federico Orlando; altri
avvocati di grido come Raffaele Della Valle, Alfredo Galasso e Giuseppe
Guarino o star dello spettacolo come Gino Paoli, Carla Gravina ePasquale
Squitieri. Tutti incassano l’assegno calcolato con criteri tanto generosi
quanto lontani da quelli in vigore per i comuni lavoratori. Ma ad Amato deve
sembrare proprio impossibile smuovere la volontà altrui. Soprattutto se neppure
la propria si muove.
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