mercoledì 20 marzo 2013

Andrea Vitali: Zia Antonia sapeva di menta / 3


L’Ernesto era andato via da una buona mezz’ora quando la stessa suor Aspasia si rivolse alla superiora: «Si è fermato più del solito».
«Come dice, suora?» chiese la superiora.
«L’Ernesto», spiegò suor Aspasia. «E’ arrivato prima del solito. Forse l’Antonia non sta bene?»
Suor Speranza sorrise tra sé, guardando il viso della consorella, rugoso come se fosse stato arato: suor Aspasia era miope da una vita e per di più aveva una cataratta bilaterale. Non per niente, tutte le sere, quando era ora di chiudere porta e portone scendeva lei di sotto per prenderla sottobraccio e accompagnarla nella sua camera.
«E lei come ha fatto a vederlo?» celiò.
«Lo riconosco dalla voce. Le orecchie le ho ancora buone. Di solito non arriva prima delle cinque e mezza, quando finisce la messa. Oggi è arrivato alle quattro, quando mi hanno portato il tè.»
Le superiora riflettè un istante sulle parole di suor Aspasia.
«Ne è sicura?» chiese.
Suor Aspasia dondolò la testa, a conferma di ciò che aveva appena detto. Quindi si portò l’indice al naso.
«E puzzava di aglio», aggiunse.

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