venerdì 29 marzo 2013

Formazione governo: Bersani non rinuncia ma Napolitano vuole fare da sé..



Bersani non rinuncia al mandato, tensione con Napolitano
Partito nega attriti, ma il segretario: "Difficili altre soluzioni"



Il Pd è la forza che ha la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato, se dicono no al candidato premier del centrosinistra perché dovrebbero dire sì ad un nome non del Pd ma sostenuto comunque innanzitutto dai democratici? E perché questo governo dovrebbe essere più forte?E' questo, secondo quanto viene riferito, il senso del ragionamento fatto da Pier Luigi Bersani al Quirinale ieri sera. Non è un esplicito no al "governo del presidente", ma un ragionamento che il leader Pd ha messo sul tavolo dopo che il capo dello Stato ha ripetuto la richiesta di "numeri certi". Bersani, infatti, si sarebbe detto convinto che la strada migliore da seguire sarebbe quella di andare in Aula a vedere cosa dicono le forze politiche di fronte alla sua proposta. Non solo, ma il leader Pd avrebbe fatto presente al capo dello Stato che allo stato "altre soluzioni", ovvero il governo del presidente, non sembrano più facili. Un colloquio che certo non è stato facile, anche se lo staff del segretario nega qualunque tensione.


Bersani, secondo quanto si apprende, avrebbe costruito il suo percorso basandosi sulla ostilità mostrata fin qui dal Pdl e dalla Lega verso un governo istituzionale: anche Maroni e Berlusconi, sarebbe stato il ragionamento, vogliono un governo politico e non "tecnico". Ma un governo politico di larghe intese, avrebbe aggiunto Bersani, è impercorribile per il Pd, per tutto il Pd, anche per quelli che sarebbero pronti a sostenere un "governo del presidente". Del resto, avrebbe buttato là il presidente del Consiglio "non si può prescindere dalla forza che ha più voti in Parlamento".

Un discorso di fronte al quale Napolitano avrebbe allora rilanciato: andare alle Camere con il quadro che si è delineato è impensabile, approfondiamo allora la posizione delle forze politiche e poi tiriamo le somme. Chiaramente, per Bersani e i suoi questo significa tenere aperta la possibilità di quadrare il cerchio per altre 48 ore, facendo nel frattempo capire al centrodestra che c'è il serio rischio che non esista un "piano B". Il Quirinale, invece, secondo alcune fonti parlamentari, interpreterebbe le consultazioni-lampo di oggi in maniera molto ampia: sarebbero l'occasione non solo per verificare se si riesce a far partire un governo Bersani, ma anche per testare quel "governo del presidente" che al momento sarebbe stato oggetto di colloqui molto informali e riservati del capo dello Stato. Nel frattempo, però, cresce anche l'insofferenza del Pd: Matteo Renzi resta in rigoroso silenzio, Walter Veltroni da tempo è per un governo del presidente e anche Massimo D'Alema, raccontano, non sarebbe per niente d'accordo con l'idea di tornare subito a votare.

Nessun commento:

Posta un commento