da: Il Fatto Quotidiano
Grillo,
commenti negativi o filo Pd sul blog? “Sono schizzi di merda digitali”
Il
leader dei 5 stelle contro Boldrini e Grasso: "Non sono stati
democraticamente scelti ma nominati da Bersani", sono soltanto delle
"foglie di fico" della "partitocrazia"
di Stefano
Feltri
“Prima
vomitano i commenti sul blog e poi li rivomitano nelle televisioni”. Beppe
Grillo non gradisce che i giornalisti leggano nei commenti al suo blog una
frattura nell’elettorato del MoVimento 5 stelle, quelli favorevoli a un accordo
con il Pd e quelli contrari a ogni alleanza. E il leader denuncia quindi in un
durissimo post che “da mesi orde di trolls, di fake, di multinick scrivono con
regolarità dai due ai tremila commenti al giorno sul blog. Qualcuno
evidentemente li paga per spammare dalla mattina alla sera”.
Non bisogna fidarsi, insomma, di
quello che si legge nei commenti al blog: è tutto pilotato, una cyber guerra
per indebolire il Movimento coprendolo di “schizzi di merda digitali”. Che
Grillo cataloga in alcune categorie: gli “appellanti per la governabilità del
Paese”, poi i “divisori venuti per separare ciò che per loro è oscenamente
unito, che chiedono a Grillo di mollare Casaleggio, al M5S di mollare Grillo e
a tutti gli elettori del M5S di mollare il M5S per passare al sol dell’avvenire
delle notti polari del pdmenoelle”.
E infine quelli che paiono essere i
più detestabili, nella lista nera di Grillo: “i cosiddetti “ex””. Quelli che
“Grillo ti ho votato ma dopo che sei passato con il rosso con sprezzo delle
istituzioni non ti voto più”, oppure “Beppe, ti ho seguito dal primo Vday, ma
il tuo autista, si legge in giro, è un narcotrafficante. Addio al mio voto”.
Oltre, ovviamente ai “critici di giornata che arrivano in massa come le
locuste”, pronti a commentare e stroncare le dichiarazioni e le prese di
posizione del Movimento e fel suo leader.
Quello che Grillo proprio non tollera
è l’uso che i media fanno dei commenti del blog: “Da questa brodaglia i
telegiornali e i talk show colgono fior da fiore, con lerci e studiati “copia e
incolla” per spiegare che Grillo è un eversivo, che il MoVimento 5 Stelle è
spaccato”. E invece, ricorda il leader, “dato che nel blog chiunque può
commentare questo non vuol dire nulla”.
Che però le tensioni sui rapporti con
il Pd e con gli altri partiti non siano solo argomento per “schizzi di merda
digitali”, lo dimostra il post molto più politico che Grillo ha pubblicato in
mattinata, dedicato a Pietro Grasso (“l’unico procuratore antimafia stimato da
Berlusconi”) e Laura Boldrini, dal titolo “Nominati e rinominati”, per chiarire
che il M5s non appoggerà alcun governo. E per stroncare sul nascere il tentativo
di Pier Luigi Bersani e del Pd di trovare un accordo informale con il Movimento
almeno sul programma, sperando così se non in una fiducia almeno in una
astensione per far partire l’esecutivo.
Il leader 5 stelle, dal blog, spara contro
i due presidenti delle Camere, Laura Boldrini e Pietro Grasso indicati in
questi giorni come l’esempio più concreto di quel rinnovamento che il Movimento
5 stelle può favorire nelle istituzioni.
Secondo Grillo Boldrini e Grasso “sono
celebrati dai giornaloni e dai partiti come le effigi del cambiamento, il segno
del rinnovamento, l’espressione della società civile (dando così implicitamente
per scontato la società civile non sia mai stata rappresentata). In realtà sono
la più moderna manifestazione della partitocrazia”.
Se il termine partitocrazia evoca un po’
troppo dibattiti da Prima Repubblica (Marco Pannella lo usa dagli anni
Settanta), Grillo ne ha anche la sua versione 2.0 “foglie di fico”, cioè “brave
persone accuratamente selezionate per coprire personaggi che sanno benissimo di
essere impresentabili, ma che in questo modo continuano a sopravvivere”.
La colpa principale, secondo Grillo, è che
“né la Boldrini né Grasso hanno partecipato alle Buffonarie del pdmenoelle, ma
sono stati nominati e inseriti nelle liste direttamente dai rispettivi capi
Vendola e Bersani”. Cioè eletti nel listino bloccato (invece i parlamentari del
Movimento 5 Stelle sono stati tutti eletti con primarie on line anche se molto
chiuse, limitate soltanto a 30mila iscritti, una minuscola frazione degli 8,5
milioni di elettori che poi hanno votato Grillo).
Grillo sottolinea che “né la Boldrini né
Grasso sono stati democraticamente scelti per il loro attuale ruolo
istituzionale attraverso votazione del gruppo parlamentare di appartenenza,
come avvenuto per i candidati presidenti del M5S, ma ri-nominati da Bersani”.
Per la verità c’è stato un voto in aula ma, sostiene Grillo, questo non basta
perché la decisione vera era già stata presa dal vertice del partito: “Nella
democrazia bersaniana non servono votazioni, basta nominare le “persone giuste”
e farle ratificare dall’assemblea per acclamazione. Porcellum style.
‘L’assemblea ha accolto la proposta con degli applausi all’annuncio dei nomi’.
Togliattiane reminiscenze”. Replica della Boldrini nel pomeriggio:
“Considerazioni fuori luogo, parla la mia storia”.
Il dibattito assume però toni sempre più
vintage, prima le accuse di leninismo da parte di Bersani (“Il M5s fa riunioni
chiuse e poi vuole lo streaming quando va dal capo dello Stato, secondo un
antico e conosciuto leninismo”, ha detto un paio di giorni di fa). E ora l’ex
comico replica a tono, con l’accusa di togliattismo. E Silvio Berlusconi, che
nella manifestazione di ieri ha ripescato la solita minaccia comunista, è ben
contento che il dibattito assuma questo colore rosso scuro.
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