da: La Stampa
Fedez:
“Non copio nessuno, l’originalità e Internet il segreto del mio successo”
Il
rapper in vetta alla classifica dei dischi più venduti: “Senza il web non sarei
dove sono oggi”
di Alice
Castagneri
È al numero uno dei dischi più venduti. Il suo ‘Sig. Brainwash – l’arte di accontentare’ ha spazzato via dalla vetta anche i Modà. Ma Fedez, al secolo Federico Lucia, ancora non ci crede. E anche se non è uno di quei rapper scaramantici, guardando i numeri del trionfo preferisce avere un approccio pessimista, ma soltanto perché così può godersi tutto più intensamente. Soprattutto il successo, che ha ottenuto anche grazie alla democrazia del web che, ormai si sa, premia solo i migliori.
A
che cosa crede sia dovuto tutto questo successo?
«Quando ho visto i numeri sono sobbalzato.
Non me l’aspettavo. Non so cosa abbia di particolare questo album, ma se lo
sapessi li farei tutti così. Quello che so è che sto raccogliendo i frutti di
tutto quello che ho fatto sul web. Questo significa che un artista giovane che
vuole costruirsi una carriera, senza persone alle spalle, può riuscire
benissimo».
Quindi
senza Internet non sarebbe arrivato dov’è?
«No, assolutamente. Devo tutto alla mia testa
malata e al web. Ho iniziato girando e montando i video su YouTube da solo. Il
resto è venuto da sé, lavorando sodo».
Sul
web la accusano di aver copiato Il cigno nero da Best ever day di
Marc Miller.
«E’ palesemente
una citazione del beat. I plagi sono
altri. Il mio testo e la linea melodica della Michielin non c’entrano nulla
con Miller. Le note e gli strumenti usati sono totalmente diversi, è solo un
campione dello stesso suono. Volevo fare un tributo a un artista che mi piace e
mi sono fatto fare una base simile. Non c’è nulla di male».
Al
contrario di altri rapper suoi coetanei lei parla di argomenti seri.
«Diciamo che io mi differenzio. E’
fondamentale non essere uguale agli altri. C’è chi fa lo spaccone, chi parla
delle feste e chi di argomenti seri. L’importante è l’originalità. Ma prima di
valutare i contenuti penso che un pezzo debba arrivare alle persone, debba
comunicare un messaggio. E nelle mie canzoni credo di esserci riuscito».
Come
vede il futuro dell’Italia?
«Non bene. La soluzione non la so
ovviamente. Come artista credo che servirebbero degli spazi di aggregazione per
i giovani. Chiamiamoli centri sociali, spazi giovani o centri divertimento.
Credo che siano fondamentali per sviluppare un talento, trovare nuove passioni
e confrontarsi. Oggi non c’è nulla di tutto questo, i ragazzi stanno fissi al
computer e muoiono lì davanti».
Nell’ambiente
hip hop è difficile avere degli amici veri?
«Come in qualsiasi ambiente lavorativo. E’
un mondo fatto di invidie, di continua competizione. E c’è sempre chi ti sparla
alle spalle».
Il
disco ha una componente melodica spiccata. In questo momento molti rapper
stanno virando verso il pop...
«Io sono sempre stato più pop che hip hop.
Ho sempre fatto ritornelli melodici nei miei pezzi. Quindi ho solo portato
avanti la mia musica. Non sto seguendo il trend».
Qual
è la parte più brutta del successo?
«Mi sento privilegiato, ma a volte come
artista affermato sento lo stress addosso perché tutto quello che dico viene
misurato. E poi c’è tanta invidia».
Dove
vuole arrivare?
«Ancora non mi sono dato un obiettivo a
breve termine. In generale direi che voglio essere il numero uno e vendere più
di tutti».
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