lunedì 11 marzo 2013

Alessandra Comazzi: “Maccio Capatonda e la satira sul giornalismo”



da: La Stampa


Maccio Capatonda e la satira sul giornalismo
di Alessandra Comazzi

Le domande sceme a chi ha appena subito un lutto, il tentativo di rendere la morte spettacolare, la speculazione sulle disgrazie. Ma anche il «gattino» spacciato in via di estinzione al posto dell’orso, ma sì, una notizia vale l’altra e non turbatemi questa notizia con la verità. Il lavoro satirico, comico, parodico, linguistico, anche, di Maccio Capatonda, seguitissimo protagonista dell’irridente FlopTv, ora su MTV con la serie «Mario» (ma il web gli si addice di più) può essere letto come un disincantato ritratto dei (mal)costumi nazionali. Vedi la «smartphonite», tutti che scrivono sms mentre fanno altro, e mollano il volante se guidano o la carrozzina con il bambino se passeggiano. Ma, se sei giornalista, vedi «Mario» in chiave di opportuna autocritica. I giornalisti non sono una casta privilegiata, lo dimostrano tanti giovani sottopagati e sfruttati. Ma certo, quel sondaggio sul morto «orribilmente maciullato insieme alla spazzatura del condominio», e allora «diteci insieme a quali rifiuti è stato triturato: umido, plastica, zingari?» è urticante. Come la pubblicità dell’Acquohol, contro i pericolosi astemi: e quanta pubblicità del gioco d’azzardo ci tocca vedere sulla televisione vera? Mentre il povero conduttore Mario, comprato insieme alla rete Micidial Corporation, è un esempio esasperato di tanto inutile giornalistico scontento. 

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