da: Il Fatto Quotidiano
Mediaset
vuole risparmi per 500 milioni. Archiviate le elezioni via alle lotte sindacali
La
situazione è in continuo peggioramento e Cologno alza ancora l'asticella. Punta
a rinegoziare il costo del lavoro, a partire dai contratti integrativi dei
giornalisti che valgono in media il 30% delle retribuzioni. Ma al momento la
trattativa è tutta in salita
di Gaia
Scacciavillani
Si preannuncia una guerra piuttosto accesa
in casa Mediaset che all’indomani delle elezioni ha chiamato a
raccolta le rappresentanze sindacali. Obiettivo: ridurre al massimo il danno
sui conti del gruppo televisivo tagliando i costi per almeno 500 milioni
di euro. Mezzo scelto: rinegoziare il costo del lavoro, a partire dai contratti
integrativi dei giornalisti, inclusi premi produzione e aggiornamento
professionale, ma anche remunerazioni di notturne, trasferte e festività
lavorate. Ma al momento la trattativa è tutta in salita.
Il fatto che la situazione fosse
decisamente poco rosea era noto, ma ultimamente i campanelli d’allarme non
fanno che moltiplicarsi. L’ultima conferma è arrivata dallo stesso Silvio
Berlusconi il 19 febbraio scorso. “Non c’è azienda editoriale in Italia
che in questo momento produca utili, anzi sono tutte in perdita – aveva detto
alla web tv del Corriere della Sera – compresa Mediaset che per la prima
volta da quando è stata fondata uscirà con
un bilancio che denuncerà delle
perdite”. La virata verso il rosso era emersa a metà novembre, quando
Cologno aveva annunciato per i primi 9 mesi del 2012 una perdita di 45,4
milioni contro l’utile di 164,3 milioni registrato nello stesso periodo del
2011.
Non più tardi di tre mesi prima,
però, Mediaset aveva attaccato la stampa italiana che a suo dire aveva
usato toni e titolazioni “inaccettabili” nelle cronache finanziarie con le
quali erano stati riportati i conti del primo semestre del gruppo televisivo
che ha quindi “respinto vocaboli come “crisi”, “crollo, “ko” usati nei
resoconti giornalistici”. Peccato che in quel momento Cologno stesse
perdendo quasi un milione di euro al giorno (-88 milioni il saldo del
trimestre). Una volta venuta a galla la situazione, il Biscione aveva
annunciato un rafforzamento del piano di taglio dei costi, che però stava già
funzionando ben oltre i progetti originari: l’obiettivo di una riduzione di 250
milioni di euro all’anno, varato nel 2011 e da conseguire in tre anni, è stato
infatti raggiunto anticipatamente a fine 2012.
Da qui l’escalation: le ipotesi
prospettate in estate ai sindacati erano di arrivare a risparmiare 400
milioni l’anno entro il 2014. Obiettivo che a novembre è stato alzato a quota
450 milioni. E ora le indiscrezioni che trapelano da Cologno parlano di un
nuovo rialzo, questa volta a 500 milioni. Anche perché da novembre le cose non
sono affatto migliorate. Se infatti i primi 9 mesi del 2012 avevano visto la raccolta
pubblicitaria del gruppo calare del 14,9%, settembre si era chiuso con un
crollo del 23 per cento. Un andamento che, secondo le dichiarazioni degli
stessi manager di Publitalia, si era replicato anche a ottobre. A novembre,
poi, un ulteriore peggioramento che secondo stime ufficiose di mercato si
aggira intorno a un -25/27 per cento. E Natale non ha affatto brillato,
tanto che le attese per fine 2012-inizio 2013 sono piuttosto cupe, nell’ordine
del -20 per cento. Ne sanno qualcosa in Publitalia, la concessionaria di pubblicità del gruppo che a
cavallo di Natale ha licenziato in tronco circa 35 dirigenti, tra i quali un
paio di vicedirettori generali.
Con i giornalisti delle tv, invece, non si
parla al momento di esuberi, ma si cerca appunto di spuntarla sui
contratti già in essere e, in alcuni casi, ben lontani dalla scadenza. Gli
spazi per un accordo, però, sono piuttosto limitati. Anche perché gli
integrativi rappresentano almeno il 30% delle retribuzioni complessive. E le
festività lavorate in redazioni come quelle sportive rappresentano l’ordinaria
amministrazione. Le assemblea delle diverse redazioni del gruppo si stanno
comunque riunendo in questi giorni per deliberare una posizione netta, ma al
momento si contano più le opposizioni che non le aperture.
Come dimostra per esempio il caso di NewsMediaset che
lunedì 4 si è dichiarata “indisponibile a discutere di rinunce a qualsiasi
titolo, sia pure in una situazione di difficoltà dell’Azienda”, fino a quando
non verranno risolte altre problematiche non più rinviabili. Come la
stabilizzazione dei precari, l’organizzazione del lavoro e la “riduzione degli
sprechi“. Fino ad allora non si parlerà neanche di smaltimento delle ferie
arretrate. Non solo. L’assemblea ha inoltre dichiarato “inaccettabile qualunque
richiesta di impegnarsi su nuove produzioni, programmi, singole lavorazioni e
di ridiscutere il Contratto integrativo aziendale” e ha affidato alla
rappresentanza sindacale un pacchetto di cinque giorni di sciopero.
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