da: Il Fatto Quotidiano
L’editto
di Ponzio Pilato
di Marco
Travaglio
L’estorsione del Pdl ha funzionato. Il presidente della Repubblica (ancora per
poco) ha diramato ieri l’ennesimo monito (si spera l’ultimo) e
ancora una volta (si spera l’ultima) ha posto
sullo stesso piano i magistrati aggrediti e i politici aggressori. Come se indagini e processi fossero guerre per
bande fra magistrati e imputati. Dopo aver ricevuto il presunto leader del
Pdl a poche ore dalla radunata sediziosa al Tribunale di Milano anziché tenerlo
fuori della porta, Napolitano ha pilatescamente espresso “rammarico per la
manifestazione senza precedenti del Pdl”, ma subito dopo si è appellato “al
comune senso di responsabilità”.
Comune nel senso che anche i magistrati
dovrebbero essere più “responsabili” per propiziare un “immediato cambiamento
di clima”. Escludendo che ce l’abbia con i meteorologi o con le avverse
condizioni climatiche, resta da capire come i magistrati potrebbero migliorare
il clima col partito del leader più imputato della storia: evitando le visite
fiscali per verificare i legittimi impedimenti di un tizio che da vent’anni
fugge dalla giustizia? Evitando di condannarlo se lo ritengono colpevole?
Evitando di indagarlo se compra senatori un tanto al chilo?
Dopo l’incredibile udienza concessa al
capomanipolo, il capo dello Stato gli ha offerto una sponda istituzionale convocando d’urgenza il Consiglio di
presidenza del Csm, come se indagini e processi, avviati da anni o da mesi
e sospesi per la campagna elettorale, fossero eventi inattesi o eccezionali
tali da giustificare iniziative estreme. Non contento, al termine del summit,
il Presidente ha emanato un supermonito
cerchiobottista pieno di miele per la banda del buco. Un colpo al cerchio: “È comprensibile la preoccupazione dello
schieramento che è risultato secondo nelle elezioni, di veder garantito che il
suo leader possa partecipare alla complessa fase politico-istituzionale già in
pieno svolgimento, che si proietterà fino alla seconda metà del prossimo mese
di aprile…”. E uno alla botte:“…anche
se non è da prendersi nemmeno in considerazione l’aberrante ipotesi di manovre
tendenti a mettere fuori giuoco – ‘per via giudiziaria’ come con inammissibile
sospetto si tende ad affermare – uno dei protagonisti del confronto democratico
e parlamentare”.
Dunque inquirenti
e inquisiti, guardie e ladri, si mettano d’accordo: “evitare tensioni
destabilizzanti per il sistema democratico”, “ristabilire un clima corretto e
costruttivo nei rapporti tra giustizia e politica”, perché “i protagonisti e le
istanze rappresentative della politica e della giustizia non possono percepirsi
ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco, anziché uniti
in una comune responsabilità istituzionale”.
Ecco: se l’ex senatore De Gregorio confessa di aver ricevuto da B. 3 milioni (di
cui 2 in nero) per tradire i suoi elettori e passare da sinistra a destra,
i magistrati non devono sospettare di B., ma anzi unirsi a lui nella “comune
responsabilità istituzionale”, per non apparirgli “ostili” e instaurare con lui
“un clima corretto e costruttivo”, evitando “tensioni destabilizzanti”,
altrimenti il suo partito, che è “risultato secondo nelle elezioni” (fosse
risultato terzo o quarto le cose cambierebbero), potrebbe nutrire la
“comprensibile preoccupazione” che il leader venga escluso dalla “complessa
fase politico-istituzionale” eccetera. C’è addirittura il rischio che un
corruttore di senatori non possa diventare il prossimo presidente del Senato o
della Repubblica. Il che, riconosciamolo, sarebbe una bella perdita.
Ps. Siccome
“è comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato
secondo nelle elezioni, di veder garantito che il suo leader possa partecipare
alla complessa fase” eccetera, B. potrà
inventarsi legittimi impedimenti a
manetta di qui ad aprile per scampare alle sentenze. E i membri della
giunta per le elezioni del Senato dovranno ben guardarsi dal dichiarare
ineleggibile B. ai sensi della legge 361/1957, anche se è ineleggibile da
sempre. Insomma, siamo in buone mani (ancora per poco).
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