da: La Stampa
È
morta Mariangela Melato, signora della scena italiana
Nata
a Milano, attrice di cinema e teatro, aveva 71 anni. Sapeva alternare in modo
straordinario i registri drammatici e quelli comici
di Raffaela
Silipo
L’ironia, l’intelligenza e la grande
bravura di Mariangela Melato non ci sono più. È morta stamattina a 71 anni in
una clinica romana. La notizia è stata diffusa intorno alle 10 in prima battuta
su Twitter, dove un tam tam di cinguettii dolorosi è rimbalzato incessante. La
Melato era nata a Milano il 19 settembre 1943: «Mio padre era di origini
tedesche - raccontava lei - duro e sensibile insieme. Io gli assomigliavo. Mia
madre, milanese allegra, estroversa, mi rimproverava. “I tudesch in andaa via -
diceva -, ma la raza l’è restada”. I tedeschi erano andati via, ma la razza è
rimasta»).
Giovanissima aveva studiato pittura
all’Accademia di Brera, per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani
disegnava manifesti e lavorava come vetrinista alla Rinascente. Non ancora
ventenne era entrata a far parte della compagnia di Fantasio Piccoli poi era
passata a registi come Dario Fo, Luchino Visconti e Luca Ronconi.
Sulla scena s’era affermata nell’Orlando
furioso (1968) di Luca Ronconi, ma era anche un’eccellente ballerina, cosi
come aveva dimostrato sul palcoscenico del Sistina interpretando Belcore nella
commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluia brava gente (1971).
«Bella? Ma no, ero strana» diceva di se
stessa. Il suo viso particolare la aveva aiutata a non chiudersi nello
stereotipo della amorosa. Attrice brillante e capace di registro comico
fulminante, aveva anche affrontato personaggi di grande impegno nelle tragedie Medea (1986)
e Fedra (1987) di Euripide e nelle commedie Vestire gli ignudi
di Pirandello (1990) e La bisbetica domata di Shakespeare
(1992).
Anche nel cinema ha alternato ruoli
drammatici (La classe operaia va in paradiso, 1971, e Todo modo, 1976, di
Petri; Caro Michele, 1976, di Monicelli; Oggetti smarriti, 1979, e Segreti
segreti, 1985, di Giuseppe Bertolucci) a quelli da commedia, come in Mimì
metallurgico ferito nell’onore (1972) e Film d’amore e d’anarchia (1973)
di Lina Wertmüller; Casotto (1977) e Mortacci (1988) di
Sergio Citti;Aiutami a sognare (1980) di Pupi Avati.
Orgogliosa, indipendente, dalla fortissima
personalità, ci piace ricordarla in una delle sue ultime interpretazioni sulla
scena, Nora alla prova , l’adattamento che Luca Ronconi ha fatto di Casa
di bambola, sempre inquietante pietra miliare del femminismo moderno offerta
appunto come durante una prova. La Melato, splendida, energica era capace sia
di porgere le sfumature del passaggio di Nora dalla ingenua trepidazione alla
presa di coscienza, sia, novità, di dare spessore a Kristine: personaggio
solitamente considerato di comodo ma che a ben guardare anticipa la Nora del futuro,
in quanto donna sola, emancipata, lavoratrice, convinta, per quanto
dolorosamente, della necessità della propria scelta. A testa alta sempre, come
lo è stata lei nella vita.
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