da: L’Huffington Post
Giuseppina
La Delfa
Presidente
Associazione Famiglie Arcobaleno
Lettera
di un papà di una figlia lesbica
In seguito al mio post che criticava fortemente certi commenti al coming out di Jodie
Foster, ho ricevuto questa mail di Carlo, un padre che, insieme alla
moglie, ha saputo accogliere e guidare la loro ragazza lesbica verso una vita
vissuta con serenità e dignità.
Ringrazio Carlo per la sua bella e preziosa
testimonianza. Voglio dargli spazio, col suo permesso, in questo luogo perché
mette a fuoco le reali difficoltà, le ansie dei genitori quando si confrontano
con figli omossessuali ma dice anche quando è fondamentale per questi figli
l'appoggio e il sostegno dei genitori. Senza quel sostegno, per un figlio o una
figlia omosessuale, inizia un lungo e doloroso purgatorio che troppo spesso è
finito nel dramma. Un genitore che rifiuta suo figlio omosessuale lo condanna
irrimediabilmente al dolore. A volte è un dolore muto e discreto, a volte un
dolore violento.
Ogni genitore deve convincersi che
l'omosessualità non è una malattia e in quanto tale non c'è ovviamente
guarigione da sperare. Si può far finta per compiacere l'altro, si può anche
autoconvincersi di avercela fatta, si può anche decidere di vivere da
"normale" una vita finta. Ma se un genitore ha davvero a cuore la
felicità
dei figli, anche se è difficile perché non previsto, perché il confronto con gli altri è doloroso per tutti ed è spesso il muro più alto da scalare, deve sforzarsi ad accompagnare il figlio : il compito più bello e più difficile di ogni genitore non è quello di superare paure e ansie e affrontare le difficoltà che si porranno ? E' l'unica e la piu bella strada da percorrere insieme, genitori e figli.
dei figli, anche se è difficile perché non previsto, perché il confronto con gli altri è doloroso per tutti ed è spesso il muro più alto da scalare, deve sforzarsi ad accompagnare il figlio : il compito più bello e più difficile di ogni genitore non è quello di superare paure e ansie e affrontare le difficoltà che si porranno ? E' l'unica e la piu bella strada da percorrere insieme, genitori e figli.
Questo è un sito per i genitori di ragazzi omosessuali.
Gentile Giuseppina La Delfa,
ho
letto su Huffington Post
il suo commento sul coming out e voglio semplicemente ringraziarla.
Sono
il papà di una ragazza di diciannove anni che quando ne aveva appena 12, seduti
davanti ad un fuocherello in campeggio, mi chiese come mai provava il desiderio
di abbracciare una sua amica e parlandone, dopo qualche minuto, capii che si
trattava del suo primo innamoramento, erano gli stessi sintomi che tutti
abbiamo provato a quell'età. Da allora non ha mai smesso di comunicare a sua
madre e a me i suoi stati d'animo.
L'abbiamo
sempre sostenuta e aiutata anche con il benefico supporto di esperti, sebbene,
può immaginare, con tanti dubbi e difficoltà ma senza darle mai il peso di
sentirsi sola.
Ricordo
che la mia principale preoccupazione, quando era ancora così piccola, era di
immaginare che con molta difficoltà i suoi innamoramenti sarebbero stati
corrisposti, l'immagine che avevo in mente era di una adolescente che si
sarebbe innamorata magari della sua compagna di banco senza esserne corrisposta
e che per questo avrebbe sofferto più degli altri. La mia era una
preoccupazione direi statistica che mi faceva pensare che avrebbe avuto molte
più probabilità di altri di trovarsi sola. Mi sono ricreduto e ne sono felice.
Pochi
anni dopo, aveva ancora 14 o 15 anni, dopo un periodo accompagnato certo anche
da sue acute sofferenze dovute ad un percorso liberatorio che è e non può che
essere comunque in larga parte personale, durante un meeting sulla
omosessualità organizzato dalla sua scuola, prese liberamente la parola e
dichiarò pubblicamente la sua omosessualità diventando quasi una piccola
bandiera dell'associazione di lesbiche e gay della nostra città. Adesso è una
ragazza felice, per quanto si possa essere felici a quell'età, ha avuto e ha le
sue relazioni. Ha, molto semplicemente, vissuto esattamente alla pari di altri
suoi coetanei.
Oggi
che studia in un'altra città l'unica mia preoccupazione è legata alle notizie
che sempre più spesso si sentono di azioni discriminatorie o, peggio, violente.
La società pare stia regredendo da molti punti di vista.
Non
ho mai scritto a giornali o associazioni o raccontato ad altri, se non agli amici,
questi brevi e, mi auguro, non così eccezionali fatti, lo faccio oggi con lei
perché mi è piaciuto molto, oltre alla posizione che condivido pienamente
sull'importanza personale e sociale del coming-out, vedere finalmente
puntualizzare un fatto di cui non si parla spesso, il contrasto cioè all'idea
comune che lega troppo fortemente l'omosessualità al sesso.
Chi
non sa, nel senso che non ha vissuto in prima persona, ha spesso in mente una
tale raffigurazione che è incrostata da anni nella nostra cultura: quando sente
parlare di omosessualità pensa in modo immediato a due corpi su un letto, come
se sempre ci fosse il sottinteso di un altro termine antico nella nostra
cultura: perversione.
Io
che nel mio piccolo invece ho visto, so che si tratta di amore. Dai primi
innamoramenti a quelli più maturi sono semplicemente legami d'amore che
certamente, come dice anche lei contengono anche e per fortuna la sessualità ma
che corrispondono in tutto allo stesso senso che il pensare comune attribuisce
ai rapporti affettivi eterosessuali.
Mi
piacerebbe che anche gli altri lo sapessero e che coloro che lo sanno lo
dicessero più spesso e mi piacerebbe anche che in un mondo ideale persino il
termine omosessualità venisse sostituito quando se ne parla con altri termini che
contengano al posto della radice della parola sesso quella della parola amore.
Mi
scusi se mi sono dilungato e se traspare dalle mie parole quel tantino di
orgoglio per mia moglie e me e l'enorme orgoglio che proviamo per nostra
figlia.
Grazie
per avermi letto, un cordiale saluto.
Carlo Barucco
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