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Il Fatto Quotidiano
Cairo vuole La7 per l’amico B. Ma
senza pagarla
Il
presidente del Torino incasserebbe in dote da Telecom più di 100 milioni di
euro
di Carlo Tecce
La
notizia va rovesciata: non è Urbano
Cairo che compra La7, ma è Telecom Italia che regala La7 a Cairo. Per conto di
un terzo: Mediaset. Lo scioglilingua riassume mesi e mesi di trattative più
o meno farlocche, più o meno inutili: perché non esiste un investitore, nazionale
o straniero, disposto a pagare un barcone che affonda sotto il peso di perdite
(100 milioni) e debiti (200) e un contratto pubblicitario capestro proprio con
la stessa Cairo Comunicazioni. Perché la multinazionale
telefonica vuole tenersi la struttura, i famigerati multiplex di frequenze, e disfarsi
di La7 a qualsiasi prezzo: proprio perché – e la società non smentisce –
l’acquirente avrà la dote. Questo significa che la Telecom verserà un contributo, stimato in oltre 100 milioni di euro, per assorbire
il passivo ormai consolidato nei bilanci. In sostanza: Cairo avrà La7 a
costo zero da Telecom, anzi incasserà appunto più di 100 milioni, anche se – il
7 febbraio – il cda annuncerà la cessione per una cifra non più che simbolica. La
domanda che circola nelle redazioni romane di via Novaro, già visitate da
Giuseppe Ferrauto, il braccio operativo di Cairo, è la seguente: l’operazione
conviene più a Cairo – che non produce contenuti televisivi e non dispone di
grossa liquidità – oppure a un suo vecchio amico?
Non ci sono visioni
postume: il vecchio amico è Silvio Berlusconi, il riflesso è la fragile
Mediaset, che soffre gli acuti di La7
con Enrico Mentana, Michele Santoro, Corrado Formigli e l’intera squadra
messa in piedi, giocatore
dopo giocatore, dall’ex presidente Gianni Stella. Il
processo di vendita l’ha impostato Mediobanca, cioè l’istituto che vede Pier
Silvio Berlusconi consigliere e aveva Marina vicepresidente, influente in
Telecom attraverso l’azionista Telco. Non è un mistero che Franco Bernabè sia
contrario a un’infruttifera tumulazione di un canale in crescita, e la sua
posizione sarà determinante in cda. Il presidente assiste con sollievo alla
formazione di una cordata indipendente che sta per entrare in gioco, ma di cui
non si conosce il nome. Il cartello “La7 in vendita” è affisso da quasi un
anno, tanti si sono avvicinati a osservarlo, molti si sono allontanati
esaminando i bilanci e i pochi reduci si sono dileguati – dal fondo Clessidra
agli americani di Discovery passando per la telefonica H3G – appena hanno
scoperto che Telecom non vuole mollare le frequenze e qualsiasi traccia portava
a Cairo. Quando Timedia ha scorporato
l’azienda, da una parte la televisione e da una parte le antenne, è stato
siglato un accordo che impone ai futuri proprietari di La7 di mandare le
trasmissioni con le frequenze che
restano a Telecom: non è che una toppa per creare la giustificazione
finanziaria.
Torniamo a Cairo.
All’esclusiva per la raccolta pubblicitaria sino al 2019 con limiti di guadagni
per La7 se lo share supera una certa soglia. Quando l’ex assistente di
Berlusconi doveva rinnovare il contratto con La7, un paio di anni fa, Telecom
stava per stringere un’alleanza con Sky
per avere un concessionario unico sfidando le corazzate Publitalia (Mediaset) e
Sipra (Rai). Ci fu un intervento del
Cavaliere che aprì le porte
di Mediaset alle inserzioni di Sky e
ricambiò la cortesia a La7 con la stessa moneta: il Biscione confezionò la sua
pubblicità per il canale concorrente. Ora che La7 comincia a danneggiare Mediaset,
ecco che il Cavaliere richiama l’amico Cairo per un nuovo e grosso favore.
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