da: L’Huffington Post
Mps,
ecco le condizioni del Tesoro per i Monti-bond. Nelle sue pubblicità il Monte
non potrà far riferimento all'aiuto pubblico
Il governo concederà il suo salvagente al
Monte dei Paschi di Siena, ma la banca non potrà mai far riferimento all'aiuto
pubblico nelle sue campagne pubblicitarie. E' una delle condizioni poste dal
Tesoro per l'emissione dei cosiddetti Monti-bond, i 3,9 miliardi di euro di
obbligazioni, che saranno sottoscritte dal ministero dell'Economia e che
permetteranno al Monte di rispettare i parametri economico-finanziari previsti
dalle normative bancarie.
Ma il divieto di pubblicità non è l'unica
condizione posta dallo Stato per sottoscrivere i Monti-bond. La banca senese
dovrà anche indicare la propria politica di remunerazione (a partire dai top
manager) e assicurare il rispetto delle disposizioni della Banca d'Italia sulle
politiche di incentivazione. Poi, fino all'adozione del piano di
ristrutturazione previsto dal decreto legge 95 del 2012 che ha autorizzato i
Monti-bond, la banca non potrà corrispondere interessi "su altri strumenti
finanziari computabili nel patrimonio di vigilanza" e non potrà "acquisire
alcuna partecipazione in alcuna società", a meno che non si tratti di
acquisizioni finalizzate alla ristrutturazione del patrimonio immobiliare.
Allegato al decreto c'è anche il prospetto
sulle condizioni economiche dell'emissione dei Monti-bond. Mps pagherà allo
Stato un interesse del 9% annuo, che salirà dello 0,5% l'anno ogni due anni
fino a raggiungere un massimo del 15%. Il primo step, spiega il prospetto, si
avrà per gli interessi del 2014 e del 2015, quando il Monte pagherà un
interesse del 9,5%. L'interesse del 9% dovrà essere corrisposto per il 2012
anche sui vecchi Monti-bond e potrà essere pagato (a luglio di quest'anno)
attraverso altri Monti-bond.
Il punto più delicato, ovviamente, riguarda
il modo in cui Mps salderà gli interessi. Il prospetto prevede tre strade. La
prima il pagamento cash fino a concorrenza dell'utile di esercizio. Se però il
bilancio dovesse chiudere in perdita, allora il pagamento dovrebbe avvenire in
azioni del Monte al valore di mercato come rilevato negli ultimi 10 giorni di
contrattazione in Borsa. Questo, tuttavia, comporterebbe l'ingresso dello Stato
nel capitale della banca. Cosa che il Tesoro vuole evitare. Ecco dunque, la
terza strada, ossia la possibilità di pagare gli interessi del 2013 con altri
Monti-bond da emettere ad un tasso del 9,5%. Sempre però, spiega il prospetto,
che arrivi il via libera dall'Ue.
Il Monte ha anche la facoltà di rimborsare
in anticipo le obbligazioni. Se lo fa entro giugno 2015, il valore di riscatto
è il 100% del valore nominale dei titoli. Poi questo valore sale del 5% ogni
due anni, fino ad un massimo del 160%. Se tuttavia la Fondazione Monte dei
Paschi di Siena dovesse vendere sul mercato un pacchetto di azioni superiore al
10%, allora il prezzo di riscatto diventerebbe pari a quello della transazione
nel caso in cui questo fosse il più elevato dei due valori.
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