mercoledì 30 gennaio 2013

Luca Mercalli: Prepariamoci / 3



La ricetta per iniziare il piano B

Quando, dove e come queste crisi si svilupperanno non ci è dato saperlo, ma le probabilità che si verifichino sono elevate e non c’è tempo da perdere. Più che salvare il pianeta, dobbiamo salvare noi stessi! Quindi l’unica cosa intelligente da fare è preparare, in fretta, il proprio piano B.
Il piano A è la vostra vita di tutti i giorni. La sveglia suona, accendete la luce se è inverno, fate la doccia calda, fate colazione con prodotti ben sigillati in confezioni che mostrano campi di grano e famiglie sorridenti, salite in auto, vi mettete in strada sfidando il traffico, accendete il computer in ufficio, andate a mensa e potete permettervi di lasciare la metà del cibo nel piatto sapendo che verrà buttato nei rifiuti, tornate a casa e pensate al fine settimana quando andrete a fare più o meno le stesse cose a qualche centinaio di chilometri da casa vostra, magari con un volo low-cost. In tutte queste operazioni l’acqua esce dai rubinetti, la corrente fluisce nei cavi, il gas sibila dal bruciatore, la benzina viene fuori dalle pompe, il caldo dai radiatori, il freddo dai condizionatori, le fognature portano via le sozzure, i camion portano via i rifiuti, altri camion portano cose da mangiare, altri camion portano molte cose utili e ancor più camion ne portano di inutili, i treni partono e arrivano, anche se in ritardo, gli aerei decollano e atterrano, gli ospedali, magari così così, ma vi curano, lo Stato più o meno vi tutela. Ma avete un piano B nel caso tutto ciò che oggi date per scontato non sia più così facilmente disponibile? Ovviamente no.
Questa non è per niente una profezia di sventura, ma vuole essere una realistica presa di coscienza della fragilità del nostro sistema ambientale ed economico, così che una piccola parte del nostro cervello, elabori giorno dopo giorno pezzi di B che potrebbero sempre tornare utili. Se poi non ce ne sarà bisogno, meglio così!. Invece diamo l’impressione di camminare come sonnambuli in un campo minato.

Quindi la ricetta per iniziare è:
- usare meno energia e ottenerla il più possibile da fonti rinnovabili;
- stabilizzare la popolazione terrestre e a lungo termine lasciarla diminuire verso quota due miliardi, un numero ritenuto sostenibile;
- riciclare tutto il riciclabile;    
- viaggiare solo quando indispensabile;
- produrre e mangiare cibo locale: meno globalizzazione, più autoproduzione;
- minimizzare lusso e superfluo;
- eliminare gli sprechi, ovunque!
- abolire il Pil;
- ridurre l’orario di lavoro;
- utilizzare il più possibile il telelavoro e smaterializzare l’economia;
- ridefinire il concetto di benessere;
- riacquistare il contatto con il Pianeta Terra e la sua straordinaria bellezza naturale;
- non lasciare che sia l’economia a guidare la politica;
- affiancare agli economisti ecologi e filosofi;
- adottare una nuova moneta basata sul contenuto di energia e materia degli oggetti e dei servizi;
- fondere carri armati e portaerei e trasformarli in cose più utili;
- dalla competizione/competitività passare alla cooperazione/condivisione;
- ascoltare la scienza, incoraggiare la ricerca, favorire lo scambio di informazioni;
- eleggere rappresentanti politici giovani e preparati;
- respingere la pubblicità, non farsi imporre un modello sociale basato sull’apparenza;
- fare gruppo con chi ha gli stessi problemi e non rincorrere desideri irrealizzabili;
- limitare l’assunzione di televisione-spazzatura (preferire la lettura di giornali e libri);
- scegliere come utilizzare risorse scarse e dare priorità alla garanzia di livelli essenziali di benessere:
  - casa, acqua calda e riscaldamento;
  - almeno una parziale autosufficienza alimentare;
- livelli accettabili di servizi sociali: sanità, istruzione, mobilità (soprattutto pubblica).

Scrivo queste pagine anche per interesse personale. Infatti, se in futuro le cose non andranno più come oggi e ci saranno momenti di crisi profonda, quanto più saranno le persone che avranno messo in atto il loro piano B, tante più saranno le speranze di mantenere in vita una società civile, fatta di cooperazione e solidarietà. Se invece il mutamento coglierà alla sprovvista, ci sarà più spazio per la barbarie, e a poco servirebbe allora il mio orticello di fronte alle fauci affamate di orde accecate dalla fame: mi farebbero a pezzi in pochi minuti per stare al caldo con i miei pannelli solari e a pancia piena con la mia ghiotta dispensa.

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