Per
la spiritualità indù la rinunzia ai propri beni significa la capacità di
presentarsi con la mano destra aperta per ricevere umilmente il pane
quotidiano. Tradotto nel linguaggio della cultura occidentale significa che
occorre sempre più riconoscere che la nostra vita dipende dagli altri e godere
di questo fatto.
E’
certamente difficile per i ricchi sopportare di diventare poveri, come
dimostrano gli esempi evangelici di Nicodemo e del giovane ricco, ma in questo
si può gustare una partecipazione più autentica del Vangelo. Fa parte di tale
impoverimento anche l’indebolimento fisico cui si va incontro con il passare
degli anni. Perciò il Vangelo di Giovanni, che esemplifica il cammino del
cristiano ed è un Vangelo segnato dalla profondità mistica, riduce tutto
all’essenziale.
I
vecchi devono imparare a ritirarsi dalle loro responsabilità e contemplare
maggiormente l’unità delle cose. In questo senso l’anzianità può durare molto
meno delle altre fasi della vita e non dipende dall’età anagrafica. Ciò
significa che le età della vita non possono ridursi solamente alla biografia.
Esse hanno una durata diversa che non è possibile determinare a priori. Bisogna
interpretare ciascuno alla luce di un cammino spirituale che tenga conto della
maturità raggiunta.
Anche
lo stile di preghiera varia nelle diverse età della vita. E’ molto importante
vedere se la nostra preghiera corrisponde o meno alla nostra età. La preghiera,
infatti, matura via via con la ricchezza interiore, ma nel tempo della
vecchiaia può tornare a essere semplice e spontanea come quella dei fanciulli.
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