Innanzitutto: quando Banca d’Italia sostiene che il Monte dei Paschi di Siena gliel’ha fatta
sotto il naso, alias: li ha presi per il
culo, asserisce – implicitamente – di non
essere in grado di prevedere criteri e misure per espletare i suoi compiti.
E da quando Banca d’Italia non possiede strumenti idonei per effettuare i compiti
di vigilanza che le sono stati assegnati? Perché se l’istituto centrale può
essere facilmente fregato, il rischio è che vi siano altre banche nella stessa
condizione di Mps.
La domanda è d’obbligo.
Una risposta è già arrivata. Da Milena Gabanelli e Paolo Mondani che,
dal Corriere della Sera, raccontano di un’ispezione
Banca Italia avvenuta nel 2010 e dei riscontri formalizzati in una relazione.
A quanto pare, Banca d’Italia è in grado di
svolgere i compiti di sorveglianza che le sono stati assegnati. Rassicurante?
Per un verso, sì. Ma c’è il rovescio della medaglia. Che è inquietante…
Se l’istituto centrale aveva rilevato
talune “criticità” nella struttura del
Monte dei Paschi e nello svolgimento di certa operatività perché, oggi, racconta balle?
Pertanto, se alla prima domanda mi hanno
risposto Gabanelli e Mondani, inevitabilmente, ci sono altre domande alle quali
Banca d’Italia deve rispondere.
Quali azioni
sono state intraprese a seguito ispezione
del 2010? Quali successivi controlli
sono stati effettuati per verificare che la banca senese adeguasse struttura e
modalità operative al fine di garantire il rispetto della normativa esterna e
delle regole che Banca d’Italia impone?
Ah…più prima che poi, ci sarà da trattare
di quell’ente inutile che è la Consob….Inutile e pericoloso.
Anche questa non sa mai nulla, non si
accorge mai di nulla. Da Cirio a Parmalat…
da: Corriere della Sera
Davvero
Bankitalia ignorava Alexandria?
Leggendo
la relazione della Vigilanza di Bankitalia che nel 2010 fa visita al Monte dei
Paschi si ricava tutt'altra impressione.
di Milena
Gabanelli e Paolo Mondani
Ieri Banca d’Italia ha dichiarato in una
nota che quelli di Monte Paschi gliel’hanno fatta sotto al naso. «La vera
natura di alcune operazioni del Monte dei Paschi di Siena è emersa solo di
recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’Autorità di
Vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza Mps».
In effetti l’Istituto di Via Nazionale non
è un organo di polizia e tantomeno giudiziario, e se la Banca che da tempo sta
monitorando gli nasconde le carte, mica può mettersi ad intercettare i
dirigenti!
Leggendo la relazione della Vigilanza di Bankitalia che nel 2010 fa visita al
Monte si ricava tutt’altra impressione.
L’ispezione dura 3 mesi (inizia l’11 maggio e si conclude il 6 agosto) ed è firmata da Vincenzo Cantarella, Biagio De Varti, Giordano Di Veglia, Angelo Rivieccio, Federico Pierobon, Omar Qaram.
L’ispezione dura 3 mesi (inizia l’11 maggio e si conclude il 6 agosto) ed è firmata da Vincenzo Cantarella, Biagio De Varti, Giordano Di Veglia, Angelo Rivieccio, Federico Pierobon, Omar Qaram.
Dalle osservazioni
generali sull’accertamento emergono risultanze
parzialmente sfavorevoli, segue l’elenco dei punti di debolezza.
Per quel che riguarda i profili organizzativi e di controllo gli
ispettori scrivono: «La regolamentazione delle operazioni finanziarie deve
essere estesa ai veicoli di diritto estero, al fine di evitare che possano
essere assunte posizioni non monitorabili dalle strutture di controllo»
(ovvero: siccome ci sono più centri decisionali in grado di assumere rischi ad
esempio acquistando finanza strutturata, è opportuno che la capogruppo sia in
grado di conoscere i rischi che tutti questi altri centri si assumono).
La relazione prosegue: «L’azione dei
comitati interni è incerta, poco incisivo l’operato del comitato rischi, le
decisioni prese nei comitati finanza e di stress non vengono riportate con
regolarità al consiglio» (cioè ognuno assume
rischi come gli pare e il Consiglio non sa niente).
«La struttura
commerciale si raccorda in modo insufficiente con quella che gestisce i rischi finanziari derivanti
da prodotti che includono derivati.
Poco efficace anche il coordinamento dei
vari risk Taking Center, la cui sovrapposizione operativa è stata assecondata
assegnando crescenti obiettivi di profitto all’area Tesoreria, Capital
Managment e Direzione Global Market» (in altre parole, i dirigenti di queste aree si sovrappongono pur di fare profitto
senza monitorare i rischi).
«L’orientamento del gruppo verso
l’assunzione dei rischi escluso dal computo dei requisiti prudenziali non si è
accompagnato al rafforzamento, anche in termini di risorse addette, dei
relativi presidi di riscontro» (come dire che hai comprato il treno ma non hai
assunto il macchinista e lo fai guidare ad uno che non ha la patente).
A maggior riprova della mancanza di
competenza nella capacità di gestire i rischi assunti, Bankitalia scrive: «Il
Risk managment non riscontra le valorizzazioni dei fondi hedge e di private
equity, né le posizioni detenute da numerose controllate estere».
Ed erano appunto le controllate estere a
fare le famose operazioni Alexandria e Santorini, di cui oggi Bankitalia dice
di non sapere nulla, nonostante sulla relazione ispettiva scriva: «Alcuni
investimenti a lungo termine presentano profili di rischio non adeguatamente
controllati né riferiti dall’esecutivo all’organo amministrativo. In
particolare si sono determinati consistenti assorbimenti di liquidità (oltre
1,8 miliardi) riferiti a due operazioni, del complessivo importo nominale di 5
miliardi di euro, stipulate con Nomura e Deutsche Bank Londra».
Stiamo appunto parlando dell’operazione Alexandria e Santorini…che sono state un bagno di sangue.
Stiamo appunto parlando dell’operazione Alexandria e Santorini…che sono state un bagno di sangue.
Quindi Bankitalia
sapeva di queste operazioni, e sapeva che non erano adeguatamente
monitorate.
Perché non è successo niente? Inoltre tutte queste operazioni vanno scritte in un bilancio, e poiché il controllo della correttezza contabile spetta alla Consob, (ed è difficile immaginare che la nocività si sia manifestata negli ultimi tre mesi) se ne deduce che anche Consob non abbia garantito negli anni al mercato ed agli investitori la dovuta trasparenza sulla situazione contabile e finanziaria di Montepaschi.
Perché non è successo niente? Inoltre tutte queste operazioni vanno scritte in un bilancio, e poiché il controllo della correttezza contabile spetta alla Consob, (ed è difficile immaginare che la nocività si sia manifestata negli ultimi tre mesi) se ne deduce che anche Consob non abbia garantito negli anni al mercato ed agli investitori la dovuta trasparenza sulla situazione contabile e finanziaria di Montepaschi.
Se non vogliamo continuare a porci sempre le stesse domande retoriche su dove fossero Consob e Banca d’Italia qualcuno dovrebbe avere il
coraggio e la lungimiranza di mettere nel programma dei primi 100 giorni di
Governo il progetto di riforma delle Autorità.
Nessun commento:
Posta un commento