da: Il Fatto Quotidiano
Mps,
Mussari scaricato dalla banca dopo lo scoop del Fatto si dimette dall’Abi
Profondo
rosso per il titolo Mps che ha ceduto il 5,68% in scia ai rischi sul bilancio
causati dai derivati della gestione dell’attuale presidente dell’Abi. La banca
conferma i contratti, ma nega che l'operazione sia stata ufficialmente
approvata dal cda
Monte dei Paschi di Siena in caduta libera
a Piazza Affari a causa dei rischi sui
conti legati a un contratto derivato, fino ad oggi segreto, stipulato durante la gestione di Giuseppe
Mussari (attuale presidente
dell’Abi, la Confindustria delle banche) e Antonio Vigni nel 2009. Il titolo, che tra una sospensione
al ribasso e l’altra, in giornata è arrivato a perdere quasi il 6%, ha chiuso
la seduta in calo del 5,68 per cento a 0,27 euro.
A rivelare l’esistenza di un nuovo
scheletro nell’armadio di Siena, dopo quello legato all’operazione Santorini
venuto alla luce la settimana scorsa, un’inchiesta del Fatto Quotidiano a firma
di Marco Lillo. Che ha svelato l’operazione
Alexandria, portata a termine dalla banca con Nomura per “abbellire il bilancio 2009” scaricando sulla
controparte le perdite per centinaia di milioni di un derivato basato su
rischiosi mutui ipotecari che poi i giapponesi avrebbero riversato sul Monte
attraverso un contratto segreto a lungo termine non trasmesso dall’allora
vertice di Mps ai revisori dei conti di Kpmg e a Bankitalia. Il dossier è al
vaglio tanto della Procura che sta indagando sulla costosa acquisizione di
Antonveneta da parte di Mps datata 2008, quanto dei nuovi vertici del Monte, Alessandro
Profumo e Fabrizio Viola.
Il Montepaschi, dal canto suo, ha
confermato stamattina che “l’operazione denominata Alexandria rientra nel
perimetro delle analisi in corso in relazione ad alcune operazioni strutturate
poste in essere in esercizi precedenti e ad oggi presenti nel portafoglio della
banca”. E sostiene che l’incremento di 500 milioni di euro di aiuti di
Stato via Monti Bond (3,9 miliardi di euro più interessi il totale) richiesto a
sorpresa a fine 2012, assicurerà la copertura “degli impatti patrimoniali”
derivanti dai derivati, compresa l’operazione con Numura, la cui analisi verrà
sottoposta al consiglio di amministrazione entro metà febbraio.
In quella sede il consiglio “potrà, previa
valutazione dei relativi impatti, adottare ogni misura necessaria per
assicurare, anche retrospettivamente, la corretta rappresentazione contabile
delle operazioni in oggetto”. Tradotto in soldoni, Mps conferma la possibilità di riscrivere i bilanci del passato,
anche se ritiene che “la copertura di eventuali rettifiche di bilancio, nonché
degli eventuali costi di chiusura delle operazioni in oggetto”, sia assicurata
dal mezzo miliardo di aiuti pubblici aggiuntivo.
Giallo, poi, sull’iter di approvazione
dell’operazione nel 2009. Nomura, che nel 2008 ha rilevato le attività europee
della fallita Lehman Brothers nominandone alla presidenza Sadeq Sayeed e alla
vicepresidenza l’ex numero uno della banca americana per l’Europa, Ruggero
Magnoni, in mattinata si è affrettata a dichiarare in una nota che
“l’operazione Alexandria era stata rivista e approvata prima della sua
esecuzione al massimo livello in Mps, incluso il cda e il presidente Mussari”.
Il gruppo giapponese sostiene inoltre di essere stato tra le varie banche
avvicinate per annullare il rischio delle posizioni detenute dall’istituto
senese che le aveva precedentemente acquistate da una grande banca europea,
di aver vinto il mandato grazie a un prezzo competitivo e di aver
“agito correttamente e responsabilmente in ogni fase nei confronti del
cliente”. ”Inoltre – afferma sempre Nomura – Mps ha fatto esaminare
l’operazione dai suoi revisori di Kpmg”.
Non così il Monte, che a stretto giro ha smentito l’ufficialità dell’operazione,
in pratica scaricandola su Mussari,
del quale esiste la registrazione di una
conversazione telefonica con Sayeed che chiedeva all’allora numero uno
di Mps se i contratti legati ad Alexandria erano stati comunicati correttamente
ai revisori di Kpmg. “Non risulta che tale operazione sia stata sottoposta all’approvazione del consiglio
di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena”, si legge in una
nota dell’istituto senese in risposta alla banca giapponese. Stessa linea da Kpmg che sostiene di non essere “mai
stata messa a conoscenza di alcun accordo di natura riservata risalente al 2009
tra Mps e Nomura” di non aver “mai fornito alcuna approvazione, tanto meno
preventiva, circa la struttura delle operazioni finanziarie oggetto di
tali accordi riservati”.
Protesta accorata, intanto, dai consumatori. ”Poiché l’intera rata dell’Imu prima casa, pari a
3,9 miliardi, è stata destinata dal governo Monti al Monte dei Paschi di Siena
per evitare la bancarotta fraudolenta, i contribuenti italiani hanno il
sacrosanto diritto di conoscere la genesi fedele delle operazioni spericolate
in derivati, denominate Santorini ed Alexandria, messe in piedi nel 2009
dall’attuale presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, e soprattutto perché sia la Consob che Bankitalia non hanno
mosso rilievi a tali rischiose operazioni che ne hanno minato la stabilità”,
ha dichiarato il presidente
dell’Adusbef, Elio Lannutti, che in una nota ha chiamato in causa le
autorità di vigilanza all’epoca guidate rispettivamente da Lamberto Cardia,
attuale presidente delle Ferrovie dello Stato, e Mario Draghi, ora alla guida
della Bce.
Nessun commento:
Posta un commento