da: Il Sole 24 Ore
Agenda
digitale ignorata dai partiti
di Alessandro
Perego e Andrea Rangone
Nel dibattito politico pre-elettorale è
stata posta a tutt'oggi scarsissima attenzione sui temi dell'agenda digitale,
intesa come l'innovazione indotta dalle tecnologie digitali. Dopo una fine
legislatura caratterizzata da una forte enfasi posta su questi aspetti, che ha
trovato sintesi nel decreto Sviluppo bis approvato in extremis, è calato il
silenzio.
È pur vero che finora tutti gli
schieramenti politici sono stati alle prese con la corsa alla definizione delle
liste e delle alleanze. Speriamo, quindi, che - terminato questo periodo
negoziale, quando l'attenzione si sposterà sui programmi politici e sulle
proposte progettuali - il tema dell'agenda digitale ritorni al centro
dell'attenzione di tutte le parti politiche. Lo speriamo, perché riteniamo che
l'agenda digitale sia uno dei fattori chiave da cui dipenderà il futuro del
nostro Paese.
Spingere l'innovazione digitale non può essere vista come un'azione che favorisca un settore in una logica corporativa, ma come una potente leva - trasversale a qualsiasi comparto dell'economia e della pubblica amministrazione - per portare benefici consistenti al nostro Paese: a livello di risparmi, produttività, lotta all'evasione e competitività e, quindi, per sanare il bilancio pubblico, ridurre le tasse e favorire la crescita economica. Non per niente l'innovazione digitale è da anni al centro della strategia politica degli Stati Uniti (Paese che più di tutti ha sfruttato questo ambito per spingere Pil, occupazione e leadership mondiale) e della Ue, che si è esplicitamente dotata di un'agenda digitale a partire dal 2010.
Spingere l'innovazione digitale non può essere vista come un'azione che favorisca un settore in una logica corporativa, ma come una potente leva - trasversale a qualsiasi comparto dell'economia e della pubblica amministrazione - per portare benefici consistenti al nostro Paese: a livello di risparmi, produttività, lotta all'evasione e competitività e, quindi, per sanare il bilancio pubblico, ridurre le tasse e favorire la crescita economica. Non per niente l'innovazione digitale è da anni al centro della strategia politica degli Stati Uniti (Paese che più di tutti ha sfruttato questo ambito per spingere Pil, occupazione e leadership mondiale) e della Ue, che si è esplicitamente dotata di un'agenda digitale a partire dal 2010.
Il ruolo chiave dell'innovazione digitale è
dimostrato anche dai numeri che l'Osservatorio sull'agenda digitale del
Politecnico di Milano ha stimato nelle sue recenti ricerche e pubblicato a più
riprese sulle pagine di questo giornale. Solo per citare alcuni esempi
concreti: una decisa spinta verso la fatturazione elettronica intesa come invio
e conservazione delle fatture in formato digitale invece che cartaceo potrebbe
portare a oltre 10 miliardi di risparmi per le imprese, con un impatto notevole
sulla loro produttività e, quindi, sulla loro competitività nei mercati
internazionali; un'adozione più massiccia degli strumenti di e-procurement
(tecnologie digitali a supporto degli acquisti) nella pubblica amministrazione
porterebbe a un risparmio di 7 miliardi di euro l'anno per le casse dello Stato
tra minori prezzi d'acquisto e maggiore produttività del personale pubblico; un
utilizzo sapiente delle tecnologie digitali (a livello di conservazione
sostitutiva e di pagamenti elettronici) potrebbe portare a maggiori entrate
fiscali per 15 miliardi di euro all'anno; maggiori investimenti per 300 milioni
di euro a favore delle start up innovative, potrebbero portare a un aumento del
Pil dello 0,2% nel corso dei prossimi dieci anni.
Per queste ragioni sarebbe bello poter
confrontare le diverse proposte progettuali sulla base di tutte le diverse
dimensioni incluse nell'agenda digitale. Proprio per questo desiderio - e per
contribuire a fare un po' di chiarezza su un concetto, quello di agenda
digitale tutt'altro che chiaro e univoco - vogliamo evidenziare i principali
capitoli in cui si può articolare l'agenda digitale, che sono a nostro parere
sei.
1) Misure per la pubblica amministrazione digitale, che riguardano, per esempio, il ruolo per l'agenzia digitale appena nominata dal Governo Monti, l'obbligo dell'e-procurement e della fatturazione elettronica nelle amministrazioni, l'innovazione digitale nella sanità, nella giustizia, nella scuola.
1) Misure per la pubblica amministrazione digitale, che riguardano, per esempio, il ruolo per l'agenzia digitale appena nominata dal Governo Monti, l'obbligo dell'e-procurement e della fatturazione elettronica nelle amministrazioni, l'innovazione digitale nella sanità, nella giustizia, nella scuola.
2) Misure a supporto dell'innovazione
digitale da parte delle imprese, quali detrazioni fiscali a fronte di
investimenti in tecnologie digitali, fondi di cofinanziamento di progetti
innovativi.
3) Misure a supporto delle start up, in particolare relative, oltre a quelle già previste nel decreto Sviluppo bis, all'allocazione di specifici investimenti a favore delle start up innovative.
4) Misure a supporto delle reti di nuova generazione, quali per esempio, il ruolo del Governo nella spinosa questione dello scorporo della rete Telecom e della condivisione delle reti mobili, nell'incentivazione degli investimenti privati nelle reti di nuova generazione.
5) Misure a supporto dell'alfabetizzazione digitale, che riguardano, per esempio, gli incentivi per i programmi di formazione volti ad aumentare le competenze sul digitale di manager, imprenditori e funzionari pubblici italiani, azioni per spingere la penetrazione di internet nelle famiglie.
6) Misure a supporto dei mercati digitali, come l'allineamento dell'Iva per i libri digitali o l'equiparazione delle fatture elettroniche alle fatture cartacee.
3) Misure a supporto delle start up, in particolare relative, oltre a quelle già previste nel decreto Sviluppo bis, all'allocazione di specifici investimenti a favore delle start up innovative.
4) Misure a supporto delle reti di nuova generazione, quali per esempio, il ruolo del Governo nella spinosa questione dello scorporo della rete Telecom e della condivisione delle reti mobili, nell'incentivazione degli investimenti privati nelle reti di nuova generazione.
5) Misure a supporto dell'alfabetizzazione digitale, che riguardano, per esempio, gli incentivi per i programmi di formazione volti ad aumentare le competenze sul digitale di manager, imprenditori e funzionari pubblici italiani, azioni per spingere la penetrazione di internet nelle famiglie.
6) Misure a supporto dei mercati digitali, come l'allineamento dell'Iva per i libri digitali o l'equiparazione delle fatture elettroniche alle fatture cartacee.
Sarebbe bello avere informazioni sulle
progettualità concrete che le diverse parti politiche intendono portare avanti
su ciascuno di questi capitoli dell'agenda digitale, a partire naturalmente
dalle misure già incluse nel decreto Sviluppo bis, misure che sono chiare e
numerose in relazione ad alcuni dei capitoli sopra riportati e quasi
completamente assenti invece in relazione ad altri.
Osservatorio Agenda digitale della School of Management del Politecnico di Milano
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