da: Il Fatto Quotidiano
Mantova,
la crisi dell’editoria costringe alla chiusura la “cartiera dei giornali”
Si
apre la cassaintegrazione straordinaria "per crisi aziendale" per i
188 dipendenti del gruppo Burgo, unica impresa in Italia a produrre carta per
quotidiani e riviste. L'impresa ha altri 11 stabilimenti nel Paese e uno in
Belgio: "Il digitale sta uccidendo il settore, il fabbisogno diminuisce
dell'8% all'anno"
di Emanuele
Salvato
La crisi dell’editoria, i giornali che non
si vendono più, gli altissimi costi di produzione e un debito diventato
insostenibile, quasi mille milioni complessivi, hanno dato il colpo di grazia
alla Cartiera Burgo di Mantova, unica in Italia a produrre ancora carta per quotidiani e riviste. Ora per
i 188 dipendenti del gruppo, che
oltre a quello di Mantova ha altri undici
stabilimenti in Italia e uno in Belgio, si apre la strada della cassa integrazione straordinaria per un
anno “per crisi aziendale” con cessazione
dell’attività a partire dal 9 febbraio.
Una perdita enorme per la provincia
virgiliana che, come sostiene il segretario provinciale della Cgil Massimo
Marchini, “in questi ultimi anni ha visto morire un terzo del suo settore
manifatturiero”. La chiusura della cartiera, nota come “la fabbrica sospesa”
progettata da Pierluigi Nervi nel 1960 e recentemente celebrata da una mostra a
Palazzo Te, non arriva inaspettata: “Sono tre anni – spiega Gianpaolo Franzini,
delegato Cgil della rsu aziendale – che lo stabilimento perde un milione di euro al mese. I costi erano diventati
incomprimibili, come ci ha detto l’amministratore delegato dell’azienda Girolamo
Marchi, e a pesare
sono il crollo delle
vendite dei giornali, per i
quali siamo gli unici produttori di carta in Italia, e i costi di produzione
legati soprattutto all’energia. Quindi non si può dire che non ci aspettassimo
questo esito, ma a far più male è stato il tempo perso in questi anni di crisi.
In più occasioni abbiamo chiesto all’azienda, come organizzazioni sindacali, di
diversificare la produzione per
rimanere competitivi sul mercato. La gente non legge più i giornali e il digitale sta uccidendo l’editoria
cartacea. Da tempo questo fenomeno progredisce e il fabbisogno di carta
diminuisce del 7-8% all’anno, ma l’azienda non ha fatto nulla per riconvertirsi
e rilanciarsi. Il risultato ora è qui sotto gli occhi di tutti con 188 persone
che perderanno il lavoro”.
Oggi (15 gennaio) i lavoratori si sono
fermati per un paio d’ore e hanno discusso la situazione con i sindacati in
un’assemblea. “Regnano rassegnazione e incredulità allo stesso tempo fra i
dipendenti – prosegue Franzini – e forse non ci rende conto che rimarranno
senza lavoro tantissimi padri di famiglia, dell’età media di 40 anni, con mutui
da pagare e figli da mantenere”.
I vertici aziendali, come si diceva, hanno
comunicato alle Rsu l’inizio di procedura per la cassa integrazione
straordinaria e ora rimangono 45 giorni ai sindacati per cercare di strappare
le condizioni più favorevoli ai lavoratori. Nell’accordo un altro anno di cassa
integrazione e poi la mobilità. Fra le speranze c’è quella di un acquirente che possa rilevare l’attività.
Fra i pretendenti più seriamente intenzionati ad acquistare lo stabilimento di
Mantova c’è la Progest di Treviso,
che però produce cartoni da imballo e dovrebbe riconvertire la produzione della
cartiera mantovana a un costo non irrisorio di circa 50-60 milioni di euro.
Strada in salita, dunque, anche se gli amministratori locali – il sindaco Nicola
Sodano e il presidente della Provincia Alessandro Pastacci – promettono di non
lasciare nulla di intentato e di attivarsi “in sinergia per trovare una
soluzione a questa gravissima crisi che va a colpire centinaia di famiglie
mantovane”. Per il gruppo si tratta della terza chiusura nel giro di sei anni:
nel 2007 la fabbrica di Marzabotto, nel 2009 quella di Chieti e dal 9 febbraio Mantova.
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