mercoledì 16 gennaio 2013

Luca Mercalli: Prepariamoci / 1


Siamo prepotentemente entrati nell’Antropocene, gli ultimi due secoli di storia naturale che il Nobel Paul Crutzen ha così battezzato in ragione della preponderanza della specie umana su tutto il resto. Solo cinque generazioni del Novecento, sulle 10.000 che ci separano dalla comparsa di Homo sapiens, hanno usato intensamente le risorse fossili, un tempo pari allo 0,01 per cento di quello complessivo durante il quale ci siamo culturalmente e tecnologicamente evoluti. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, e l’accumulo di scorie, unitamente al prelievo sovradimensionato di stock alimentari agricoli e ittici, minerari, forestali ed energetici, sta provocando cambiamenti epocali, dal clima alla biodiversità.
Di fronte all’ipotesi assolutamente probabile di mettere in crisi le condizioni di sopravvivenza dell’uomo sulla Terra occorre dunque mobilitare l’intero corpus di conoscenza maturato dalla civiltà. Mentre le scienze matematiche, fisiche e naturali, quelle «dure», elaborano scenari e raccolgono dati sul funzionamento del mondo, quelle umane – psicologia, sociologia, antropologia, storia, economia – dovrebbero diffondere comportamenti saggi, concepire soluzioni politiche ed economiche, comunicare urgenze e speranze. E sopra tutti i saperi, la filosofia dovrebbe tornare ad assumere il ruolo di guida dell’Uomo: dove andare, quali obiettivi porsi, come individui e come collettività, quali limiti fisici rispettare, a quale etica conformarsi. E’ probabilmente la più grande avventura con cui siamo chiamati a confrontarci dall’inizio della nostra presenza terrestre: come vivere a lungo, noi e le altre specie viventi, su un pianeta dalle risorse limitate, senza comprometterne il rinnovamento e mirando a una «buona vita». 


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