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la Repubblica
Mps, Baldassarri e la banda del 5% I
pm senesi: "La situazione è incandescente"
L'ex capo della finanza, avrebbe
guadagnato una percentuale su ogni operazione. Secondo Antonio Rizzo, ex
funzionario della banca d'affari Dresdner, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di
Milano, la "commissione" per fare affari con il Monte dei Paschi era
del 5% e doveva essere corrisposta a Baldassarri e a Matteo Pontone, il
riferimento di Mps a Londra. La Lutifin incassa in realtà lo 0,5% pari a
600mila per una intermediazione da 120milioni di euro di un bond dell'Mps
Gianluca Baldassarri e Matteo Pontone,
rispettivamente all'epoca capo della
finanza di Mps e responsabile della
filiale di Londra di Monte dei Paschi di Siena, erano conosciuti come "la banda del cinque per cento perché su ogni
operazione prendevano tale percentuale". A rivelarlo nell'inchiesta
milanese sulla finanziaria svizzera Lutifin che riguarda anche un derivato
comprato da Mps a Dresdner è Antonio Rizzo, ex funzionario della banca d'affari
tedesca, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di Milano. Le carte ora sono passate
ai pm senesi. "La situazione è esplosiva e incandescente, stiamo parlano
del terzo gruppo bancario italiano", ha sostenuto il procuratore di Siena,
Tito Salerno. Il ministro dell'economia, Vittorio Grilli, tende invece a
gettare acqua sul fuoco.
Quanto all'inchiesta, nel verbale, Rizzo racconta di un incontro che si svolse nel 2007 tra lui, il suo superiore Lorenzo Cutolo e Massimilano Pero, che si occupa
all'interno di Dresdner della vendita di prodotti finanziari strutturati,
durante il quale "Pero caldeggiava l'operazione di riacquisto di un
pacchetto di titoli ristrutturato da Mps Londra". L'operazione ha portato
alla Lutifin una commissione di 600mila
euro sul riacquisto di una note dal Monte dei Paschi di 120milioni.
"Nell'occasione - racconta Rizzo - si venne a sapere che Dresdner per
l'operazione avrebbe pagato una somma di intermediazione a tale Lutifin. Cutolo
rimase sorpreso e disse che era assurdo pagare un'intermediazione per un affare
che Dresdner poteva fare tranquillamente da sola". Rizzo spiega poi di
avere saputo dopo Natale che, nonostante l'opposizione di Cutolo, il pagamento
di Lutifin era stato autorizzato dal suo superiore, Stefan Guetter.
"Parlai della cosa con Cutolo il quale mi disse di farsi i fatti propri
senza nulla dire all'organismo di controllo interno della banca. Cutolo mi
disse che lui aveva provato a fare qualcosa ma che aveva rischiato il
licenziamento".
Rizzo aggiunge di avere esposto nel marzo 2008 quanto accaduto all'organismo di controllo di Dresdner e poi di essere andato a cena con Michele Cortese, che si occupava della vendita di prodotti finanziari all'interno della filiale londinese di Dresdner. "Cortese sostanzialmente mi ha detto - prosegue - che a suo avviso, ma il fatto sembrava notorio, Pontone e Baldassarre avevano percepito un'indebita commissione dell'operazione per il tramite di Lutifin. Mi disse anche che i due erano conosciuti come la banda del cinque per cento perché su ogni operazione prendevano tale percentuale".
La Lutifin e la commissione da 600mila euro. Sulla società ha fatto luce il Nucleo di Polizia tributaria di Milano. Gli amministratori sono Paolo Fabrizio Biaggi, Monica Muto, Paolo Nalesso e Dolicardi Matteo, gestore del ristorante Convivendo di Milano. Al Biaggi farebbero capo una trentina di società con sedi che, oltre all'Italia, vanno dal Lussemburgo alla Svizzera, dall'Inghilterra all'Austria. Il 18 gennaio 2007, la Lutifin avrebbe firmato un contratto di consulenza con la filiale londinese di Dresdner Bank per la ricerca di potenziali investitori per l'istituto di credito.
"Al buon esito dell'attività di consulenza - scrivono le Fiamme Gialle - da parte della Lutifin, il pagamento di una fee pari allo 0,5% dell'ammontare nozionale dei titoli ceduti da Monte dei Paschi di Siena a Dresdner Bank". La Lutifin per il suo lavoro avrebbe fatturato alla Dresdner un importo di 600mila euro per l'intermediazione di una securities notes del Monte dei Paschi di 120milioni di euro rilevata a Dresdner, attraverso la Skylark, una controllata della banca con sede alle Cayman. I test sentiti dalla procura di Milano, avrebbero dichiarati che tale cessione non era altro che un riacquisto titoli in precedenza ceduti da Dresdner allo stesso Monte dei Paschi. "Il pagamento - si legge nella nota della Gdf - era stato eseguito contro ogni logica commerciale (dal momento che l'operazione - per la sua stessa natura - nn ncessitava di un intermediario) e su esplicito volere di Dresdner".
Le indagini hanno poi evidenziato che la Lutifin era stata utilizzata come veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi, in cambio dell'acquisto di un pacchetto di titoli che presentevano forti perdite. Così facendo Dresdner scaricava i rischi sulla banca senese.
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