giovedì 24 gennaio 2013

Governo Monti , riforma Fornero: la vicenda di Valentina, dal precariato al licenziamento



da: Lettera 43

«Io, vittima di Fornero»
La riforma diventa trappola per i lavoratori a progetto. E per non assumerla dopo 5 anni Almaviva licenzia Valentina.

Il 22 gennaio il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha incontrato una delegazione di lavoratori di Almaviva Contact, che da tempo chiedono invano di bloccare la richiesta di cassa integrazione straordinaria fatta dall'azienda che si occupa di telecomunicazioni e conta 16 mila dipendenti in tutta Italia, di cui 4.900 tra servizi informatici e call center.
Come riportato dal blog l'Isola dei cassintegrati non ci sarebbe nessuna crisi dietro la richiesta di ammortizzatori sociali per 632 dipendenti della sede romana, ma solo la voglia di tagliare i costi. E soprattutto «delocalizzare» in Calabria, dove grazie ai finanziamenti della Regione l'azienda potrebbe risparmiare.
LICENZIATA PER TIMORE DELLA RIFORMA. Ma in realtà anche al Sud Almaviva contact non risparmia nessuno. E in questo, i timori innescati dalle leggi del governo tecnico non hanno certo aiutato: «Da quando è arrivata la riforma Fornero non solo non mi hanno stabilizzato, ma non lavoro proprio più», racconta a Lettera43.it. Valentina Carroga, 35 anni, licenziata a dicembre dopo aver lavorato per cinque anni con vari contratti di collaborazione a progetto (co.co.pro) nel call center Almaviva di Palermo.
LA GIUNGLA DEL CONTRATTO A PROGETTO.  Anche lei come molti colleghi aveva iniziato svolgendo servizi di fidelizzazione al cliente, poi è passata alla vendita outbound di prodotti telefonici.

Per cinque anni i contratti venivano sempre fatti a breve termine e allo scadere subito rinnovati, «visto che dopo tre proroghe sarebbero stati costretti ad assumermi, ogni volta al quarto contratto mi reimmatricolavano», racconta, «cioè facevano un contratto ex novo dove magari cambiavano solo qualcosa». Certo non era il lavoro dei sogni «però almeno avevo un'entrata mensile», spiega Valentina.

Contatto a tempo indeterminato, da promessa a trappola
Ma a maggio qualcosa è cambiato: «Per paura di dover aspettare troppo tempo da un rinnovo all'altro ci hanno fatto un contratto di sette mesi, cosa che non era mai successa perché di solito li rinnovavano per due, tre mesi», osserva Valentina, collegando la stranezza al fatto che la riforma Fornero, entrata in vigore a luglio 2012, ha aumentato l’interruzione minima da rispettare tra la fine di un rapporto di lavoro a tempo determinato e l’eventuale riassunzione dello stesso lavoratore con un ulteriore contratto a tempo determinato.
VITTIMA DI MOBBING. «A maggio però non era ancora chiaro che cosa sarebbe cambiato e soprattutto se la riforma avrebbe riguardato anche il settore dei call center», ricorda Valentina, che allo scadere del contratto ha avuto un'ulteriore sorpresa. «A dicembre anziché assumermi a tempo indeterminato non mi hanno neanche rinnovato la collaborazione a progetto».
Così si è trovata senza un lavoro, sola e piena di rabbia. «Mi hanno detto che non avevo rispettato le regole del contratto ma in realtà sono loro a non averle mai osservate». Valentina racconta di aver sempre fatto turni di quattro ore prestabiliti dall'azienda pur avendo un co.co.pro, di non esser mai stata pagata per gli straordinari e di essere stata vittima di mobbing «nel contratto non c'era scritto il numero di attivazioni telefoniche che dovevamo fare né le 20 ore lavorative settimanali, sei giorni su sette, che eravamo costretti a rispettare, ma ogni volta i team leader ci dicevano che se non le facevamo non ci avrebbero rinnovato il contratto».
SINDACATO IMPOTENTE CON I PRECARI. E il sindacato? «Provai a contattarlo però ogni volta che spiegavo che avevo un contratto a progetto mi dicevano che non potevano fare nulla per me perché, ironia della sorte, tutelavano più quelli che erano assunti a tempo indeterminato che noi».
Poi un giorno Valentina è stata fermata da un rappresentante del Nidil, il sindacato dei lavoratori atipici della Cgil, a cui in questi mesi si sono rivolte decine di lavoratori per segnalare che con la scusa dell’entrata in vigore della riforma Fornero i loro contratti sono diventati a rischio. E secondo il Nidil a esserlo sono circa 700 mila.
IL PIANO DEL LAVORO CHE NON C'È. Un'emergenza evidenziata anche nel documento che la Cgil presenterà il 25 e il 26 gennaio al Palalottomatica a Roma: «Le leggi dell'ultimo governo hanno prodotto l'espulsione dai luoghi di lavoro di migliaia di finti collaboratori anziché consolidarne il rapporto», si legge nel Piano del lavoro del sindacato. Anche se ora bisognerebbe forse preparare un piano su come affrontare il non lavoro.
«Sto mandando curriculum ovunque», dice Valentina, «ma è difficile trovare qualcosa e la vera beffa è che a 35 anni sono troppo grande per usufruire degli incentivi per i giovani e troppo piccola per quelli dati a chi assume gli over 45».
Per ora a Valentina resta solo la possibilità di fare causa all'azienda e chiedere l'assunzione a tempo indeterminato. Insomma «per ora la riforma Fornero non mi ha certo aiutata, anzi mi ha complicato la vita», dice.

2 commenti:

  1. Buongiorno Pink,
    è da un po' che non scrivo, ma ho cercato sempre di leggerti.
    Imperversa la campagna elettorale e avrei un unico desiderio: potermi dimenticare che siamo in perenne campagna elettorale. Non ce la faccio, non riesco a rimanere estranea a tutto questo e non riesco a non farmi venire la bile. La bile ha invaso tutto il mio organismo leggendo la storia di Valentina, che poi è la storia di tanti cocopro, alcuni conosciuti da me direttamente, persone tagliate fuori dopo che il cocopro è diventato piu' impegnativo economicamente rispetto al tempo determinato. Lo scopo della legge, quello di rendere il cocopro "svantaggioso" e quindi spingere le aziende a scegliere il contratto a tempo determinato è sicuramente uno scopo nobile, pero' siamo in Italia, siamo nel paese dei furbi. Tra cocopro e determinato scelgono la spendig review sommaria, quella del "taglio e stiamo meglio". Così non si riparte e non ripartiremo con i programmi elettorali che ci propinano. Che programmi ci sono? Che parole stiamo ascoltando in questi giorni? Che cosa accadrà dopo il 25 febbario? Niente, continueremo a navigare a vista e ognuno cercherà di fare per sè, dimenticandoci della collettività.
    Un caro saluto
    SER

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  2. Ciao SER!:…è un piacere “rivederti”!!
    Capisco la tua amarezza…siamo sempre lì…se abbiamo questa classe politica è perché parte del paese è come loro o si è “adattata” a certe logiche, non per sopravvivere, ma per vivere secondo un modello sociale che li escluderebbe ma nel quale vogliono stare. Per forza. A tutti i costi.

    Quanto alle elezioni…io non voto più per il “meno peggio”…ho smesso da tempo…leggendo, guardandoli, chi per un verso chi per un altro, non trovo credibilità. Gli errori ci stanno, ma per me si tratta di trovare programmi e gruppi credibili.
    Con questa legge elettorale rischiamo veramente di riandare alle urne poco dopo oppure …un Monti bis…che però nascerebbe traballante…perché comunque certe posizioni tra Vendola e Monti sono inconciliabili.
    Se anche il PD prendesse più voti, ad oggi, tralasciando i sondaggi nei quali non credo (comenella “scientificità” dell’Auditel!), non è detto che vinca..nel senso..che non avrà una maggioranza per governare…deve prendere non meno del 38%....

    Sinceramente non so che augurarmi…abbiamo bisogno di gente che sappia gestire nel breve e nel medio termine e siamo in paese nel quale non si riesce a portare cambiamenti per le miriadi di lobby e individualismi e anche coloro che diversamente da altri (governo Monti) si sono messi a “fare” si sono occupati di compiacere i mercati toccando norme (art.18) o facendo riforme inique (riforma Fornero). Tutto ciò asserendo che in questo modo si salvavano i conti e si facevano entrare nuovi capitali.
    A Monti mi verrebbe da chiedere…che ne pensano all’estero del Monte dei Paschi di Siena
    Il problema è non ci si possono più permettere inganni. Se si chiedono rinunce lo si deve fare per dare ad altri ciò che manca. L’obiettivo della riforma del lavoro della Fornero è giusto, ma devi controllarne l’applicazione, devi evitare le furbate e le devi punire. Si innalza l’età pensionabile e non si crea occupazione.

    Però..diciamocelo….non è più possibile che esistano piccole e medie imprese con una produzione limitata.
    Ti faccio l’esempio della Cartiera Burgo. Come puoi produrre solo carta per i giornali quando sono anni che i quotidiani stanno sparendo perché sostituiti dal web. Se non converti la produzione, inevitabilmene, chiudi.
    Certo…ci sono le responsabilità delle banche che non concedono finanziamenti. Ma le banche non sono enti morali, usano i soldi dei correntisti. Dovrebbe essere lo Stato, dovrebbe esserci un politica industriale a supporto. Non assistenzialista, ma struttura per contribuire, insieme alle banche , a finanziare le imprese che dimostrino di sapere investire.
    Purtroppo SER…mi pare che anziché nel 2013 siamo, come logica di approccio e di gestione, alla fine della seconda guerra mondiale. Solo che…in quel periodo, qualche politici di razza c’era..altrimenti non avrebbero scritto la Costituzione Italiana. Che sarà datata per quanto riguarda la struttura parlamentare (è ora di abolire due rami del parlamento con identiche funzioni) ma che ha principi scritti da persone che avevano valori e che avevano capito i criteri di gestione di una democrazia…

    Un caloroso saluto…a presto!


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