da: la Repubblica
Solo
chi cade può risorgere: la rivincita di Ben Affleck
Dopo
il trionfo ai Golden Globe e ora ai Sag, "Argo", il film da lui
diretto e interpretato, è dato favorito nella corsa agli Oscar, insieme a
"Lincoln". Ritratto di un divo dalla carriera non sempre liscia, come
dimostra lo scivolone con Jennifer Lopez. Ma il tempo (e il talento) gli hanno
dato ragione
di Claudia
Morgoglione
Facile, ora, darlo come favorito nella
corsa alla statuetta più pesante, l'Oscar per il miglior film. Ovvio, adesso -
dopo il trionfo ai Golden Globe, e quello fresco fresco ai Sag Awards
assegnati questa notte dall'associazione attori americani - scommettere sul
fatto che sia lui, il Ben Affleck regista (e protagonista) del bellissimo e
tesissimo Argo, il vero avversario di Steven Spielberg e del suo Lincoln,
nella Notte delle Stelle del 24 febbraio. Ma la realtà è che - malgrado il
successo di pubblico e soprattutto di critica ottenuto in tanti paesi del mondo
- in molti, all'exploit del divo e della sua pellicola, non crededevano fino in
fondo. Soprattutto qui in Europa. Perché era più semplice puntare su autori
storicamente adorati dai cinefili come il Quentin Tarantino di Django
Unchained o la Kathryn Bigelow diZero Dark Thirty; o su clamorosi outsider
come il debuttante Benh Zeitlin di Re della terra selvaggia.
VIDEO: LO SHOCK DI BEN PREMIATO
PREMI SAG: FOTO - CINEMA - TV
TRAILER ARGO
E invece, alla lunga, ad emergere - nel
gruppetto di nove pellicole in lista per l'Oscar degli Oscar - è proprio questo
giovane veterano dello showbiz, divo conosciutissimo a livello planetario,
presenza fissa delle riviste e dei siti rosa insieme alla moglie nonché
collega, Jennifer Garner, e alla prole. Un ragazzone alto quasi uno e novanta
dall'aspetto tipicamente americano, col suo modo di parlare diretto e il
sorriso a tutti denti. Celebre e ricco da oltre due decenni. Ma la cui carriera
ha rischiato di naufragare, una decina d'anni fa: ecco allora che la marcia
inarrestabile del suo Argo diventa anche, per colui che lo ha
diretto, la realizzazione di un sogno tipicamente americano, qualcosa del
genere "solo chi cade può risorgere".
Tutto comincia col fatto che l'attore quarantenne nato a Berkley, California, ma cresciuto a Cambridge, Massachusetts, al successo di pubblico e al plauso dei critici arriva forse troppo all'improvviso, troppo in fretta. E cioè quando, insieme all'amico di sempre (e compagno di accanite partite di poker) Matt Damon, scrive e interpreta, a 25 anni, il successo planetario Will Hunting - Genio Ribelle. Ottenendo un Oscar per la sceneggiatura originale.
A quel punto Ben, proprio come Matt, sembra avere in mano il mondo: deve solo scegliere, Hollywood è ai suoi piedi. Damon sembra da subito più intelligente e più cauto, nello scegliere i copioni. Affleck invece sembra voler procedere a testa bassa. Con scelte a volte felici, altre no. Gira, tra gli altri, il catastrofistaArmageddon, che nel suo genere è un successo; il fortunatissimo Shakespeare in love, ma in un ruolo non da protagonista; la commedia romantica abbastanza melensa Piovuta dal cielo, con la specialista del genere Sandra Bullock. Il risultato è che consolida il suo status hollywoodiano di supercelebrità, ma non riesce a trovare un ruolo davvero "suo", qualcosa che gli consenta di sfondare davvero.
A inizio nuovo Millennio, le cose sembrano andare un po' meglio: arrivano il kolossal mainstream Pearl Harbor, i thriller Ipotesi di reato e Al vertice della tensione. Il destino, però, è in agguato. Nei panni di uno più indiscussi sex symbol femminili degli ultimi decenni: Jennifer Lopez. Lei e Ben si incontrano e si fidanzano, sotto gli occhi dei media e del gossip planetario. Non tentano di proteggere la loro privacy, anzi, ostentano la loro passione in un modo che sfiora il ridicolo: e infatti molti pensano che la loro love-story sia una combine a scopo promozionale. E' il momento più basso, nella carriera di Affleck: gira come comparsa al fianco della fidanzata il celebre video Jenny on the blocks, e sopratutto recita accanto a lei un film giudicato pessimo da pubblico e critica come Amore estremo (Gigli nel titolo originale). Un disastro: la stampa si accanisce contro la coppia. "Il periodo peggiore della mia vita è senza dubbio quello che ho passato con Jennifer: orribile, opprimente", rivelerà l'attore in seguito, in un'intervista di qualche mese fa. Poco galante, forse: ma indubbiamente vero.
Difficile riprendersi. Ma Affleck, al di là della cordialità e del sorrisone, è un uomo intelligente. E così, dopo aver cambiato la sua vita personale grazie al legame con Jennifer Garner, studia, assorbe come una spugna da registi e colleghi. Il suo sogno è passare dietro la macchina da presa. Lo realizza nel 2007 conGone, bay gone, un crime-drama che mostra per la prima volta il suo talento da cineasta. Poi con un bel gangster movie dal cast all star, The Town, presentato con successo alla Mostra di Venezia.
Ma la maturità vera, a 360 gradi, arriva con Argo, coprodotto dall'amico George Clooney, e che invece lui dirige e interpreta: thriller storico-politico che racconta una storia incredibile eppure vera, quella della liberazione di un gruppo di americani dall'Iran del sequestro all'ambasciata grazie alla complicità di un regista e un produttore hollywoodiano. Opera girata con la tensione e la passione giuste: da qui il trionfo ai Golden Globe (miglior pellicola drammatica), ai Sag Awards (miglior cast) e le sette candidature agli Oscar, tra cui il miglior film. Ma lui, malgrado l'ascesa, resta coi piedi per terra. Anzi, ironizza sul suo mestiere. Come quando, nell'orrobre scorso, venne qui a Roma per presentare proprio Argo: "Diciamo la verità - dichiarò - anche un macaco può dirigere un film...".
Nessun commento:
Posta un commento