da: Il Fatto Quotidiano
Elezioni
2013, improponibili Pdl in lista. Tra famigli e dipendenti di Berlusconi
Non
sono solo i condannati ad affollare gli elenchi del Popolo della Libertà. In
Lombardia, dove si gioca la battaglia più importante per il controllo e il
governo del Paese, scorrendo i nomi dei candidati si trovano un gran numero di
dipendenti di Fininvest, ex mogli, portaborse, dame bionde e persino
l'insegnante dei figli di B.
di
Luigi Franco e Thomas Mackinson
Non
ci sarà Marcello dell’Utri, ma a fare le sue veci in Parlamento penserà lo storico braccio destro, Simone Crolla.
Tra i big c’è Renato Farina, in
compagnia del poker d’assi Bonaiuti, Bondi, Mantovani e Romani. Ma c’è
molto di più nella squadra con cui il Pdl si gioca la partita delle
partite, la conquista dei seggi in
Lombardia, regione chiave per strappare la carta dell’ingovernabilità del
Paese. Una lista di grandi nomi? Gente
lontana dai guai giudiziari? Macché, a scorrere i nomi saltano fuori una
vagonata di indagati, interi pezzi di casa Berlusconi e di Fininvest, vecchie
glorie acchiappavoti, lobbisti e trombati in cerca di un premio. Impresentabili,
di diritto o di fatto, dalla corte del principe a quelle dei giudici.
Tanti i candidati per un unico grande merito, lo stare a servizio di Silvio Berlusconi,
nelle sue aziende, nella gestione familiare e perfino delle sue residenze
private. Da Villa San Martino a Roma Elena
Centemero, n. 3 della lista
Lombardia 2 per la Camera, ha fatto il balzo nella grande politica
dopo aver insegnato lettere ai
figli di Paolo e Silvio Berlusconi. In lista c’è anche chi deve aver
contrattato con lei il costo delle lezioni, Mariella Bocciardo: n.6 della lista è l’ex moglie di Paolo Berlusconi,
entrata in Parlamento
nel 2006 e nota come la “cognata” all’interno del
cosiddetto (e indicibile) “gruppo bella gnocca” (insieme a Mara Carfagna, Gabriella
Carlucci e Michaela Biancofiore). Incontra Silvio nel ’63,
lavora con lui nella vendita delle case di Brugherio e Milano Due. Nel 1982 si
separa da Paolo e torna a lavorare in Fininvest. Insomma, una di casa.
E dopo il gran rifiuto di Marcello
Dell’Utri, si materializza nelle liste qualcuno a lui molto vicino da tempo in
Parlamento. E’ il suo braccio destro Simone Crolla, già animatore dei
Circoli del Buon Governo e direttore dell’house organ settimanale di Forza
Italia “Il Domenicale” (edito da Dell’Utri e chiuso per debiti a fonte di
vendite in picchiata). In lista anche un megafono dell’ex premier come Giuseppe Maria Verro. Imprenditore
palermitano è stato eletto due volte con il Pdl. Nel 2009 farà parlare di sé
come consigliere Rai, dove si è
distinto per le campagne pro-Minzolini e
controSantoro, Saviano e Celentano. In tv è andato anche Lucio Barani, n. 17 del collegio
Lombardia 1. Ad esempio quando da sindaco
di Aulla in Lunigiana fece erigere un busto di Bettino
Craxi e rinominare la centrale piazza Matteotti in “Piazza martiri di
Tangentopoli”. E ancora per la posa di cartelli stradali indicanti divieto di
prostituzione.
Dodicesimo posto nella circoscrizione
Lombardia 2 per Alessia Ardesi,
alias “dama bionda”. Così è stata
ribattezzata la giovane collaboratrice dell’ufficio stampa di Palazzo Grazioli, dopo che a fine 2011
accompagnò il Cavaliere fino a Marsiglia, in occasione del congresso del
Ppe. Non è un berluscones doc Paolo Cagnoni, che però può vantare di essere l’assistente di Sandro Bondi, tra i più devoti al Cavaliere.
Cagnoni si è guadagnato la candidatura alla Camera, in posizione 9 nella
circoscrizione Lombardia 3. Una bella rivincita per lui, dopo la delusione
subita alle scorse elezioni regionali: il suo nome era inserito nel listino
bloccato di Formigoni, lo stesso di Nicole Minetti, ma all’ultimo è
saltato a vantaggio di un leghista.
“QUELLI
CHE LA GIUSTIZIA”
La lista lombarda è piena di nomi noti alle
cronache giudiziarie, ma da queste parti, con 62 consiglieri regionali indagati non è un problema. Spicca
tra gli altri il fedelissimo Paolo
Romani, già uomo dell’emittenza privata al Nord lanciato in politica nel
1994 con Forza Italia. Come deputato e sottosegretario mise il sigillo a
provvedimenti volti a favorire le tv di Berlusconi. Nel 2012 è finito per due volte nel registro degli indagati. La
prima per peculato, per una bolletta
da 5.144,16 euroin due mesi con il telefonino del Comune di Monza. La
seconda per istigazione alla
corruzione, insieme a Paolo
Berlusconi. Secondo l’accusa avrebbe fatto pressioni sull’amministrazione
di centrodestra della città brianzola per sbloccare il grosso affare immobiliare della Cascinazza,
un’area di interesse della famiglia Berlusconi. Entrambe le inchieste sono
ancora in corso. Gli elettori lo ritroveranno puntualmente al blindatissimo
numero 6 della lista Pdl per il Senato in Lombardia. Il suo nome è anche
nell’elenco dei politici che ricevono generosi finanziamenti dalla Banca popolare
di Lodi di Gianpiero Fiorani.
Nell’elenco c’è poi Salvatore Sciascia, ex direttore
centrale degli affari fiscali Fininvest
condannato insieme a Paolo
Berlusconi per aver pagato 330 milioni di lire ai militari
della Gdf per indurli a favorire l’azienda nelle verifiche fiscali. E’
l’amministratore dell’immobiliare Idra che
raccoglie le proprietà della famiglia Berlusconi, a partire da Villa Certosa.
C’è poi Alfredo Messina, vice presidente Mediolanum (gruppo
Fininvest), indagato nella bancarotta HDC, referente
Fininvest nelle intercettazioni telefoniche con Deborah Bergamini e Luigi
Crespi. Chiamato come testimone al processo Berlusconi-Mills, si avvalse
della facoltà di non rispondere, perché indagato di reato connesso.
Il nome di Maurizio Bernardo è indissolubilmente legato a un emendamento
noto anche come “lodo Bernardo”, un
cavillo inserito con emendamento al ddl anticrisi del 2009 che ha limitato
l’azione della Corte dei Conti per danno erariale nei confronti di funzionari
pubblici infedeli. Al tempo si ipotizzava che Berlusconi potesse essere citato
per il danno d’immagine legato alle feste ad Arcore e al caso D’Addario. E lui
si fece promotore di un salvacondotto immediato. Da assessore regionale alle
Reti fu indagato per traffico illecito di rifiuti e poi prosciolto nel 2007.
Suo fratello Massimo è finito al centro dell’inchiesta sul crack della milanese Zincar.
Corre per un seggio al Senato Riccardo Conti, oggi componente della commissione
Finanze, al centro dell’affaire dell’Enpam,
la compravendita immobiliare-lampo
che gli avrebbe garantito nel giro di poche ore plusvalenze per 18 milioni di euro sulla quale indaga la
procura di Roma. In lista anche Francesco
Colucci, vecchio socialista, questore della Camera. Nel 1992 venne processato per voto di scambio, dopo il
ritrovamento nel suo archivio informatico personale di migliaia di nomi accanto
ai quali erano segnati i favori concessi (assunzioni nel settore pubblico,
ricoveri d’ospedale, ecc.). Nel dicembre
1994 fu condannato a 1 anno di reclusione, per poi venire assolto in
Cassazione. Ci sono poi quelli che erano stati rottamati da Berlusconi, ma
a metà. “Nessuno dei vecchi consiglieri sarà ricandidato”, aveva tuonato appena
due settimane fa il Cavaliere. In Regione strada sbarrata a chi è rimasto
coinvolto nello scandalo delle spese folli con i fondi assegnati ai gruppi
consiliari. In due, però, sono stati ripescati nelle liste per la Camera: Rienzo
Azzi e Giovanni Rossoni, entrambi indagati dalla procura di Milano
per peculato.
Tra chi negli ultimi tempi è finito sotto
indagine delle procure e ora se la gioca in Parlamento c’è pure Giuseppe Romele. Rigioca, a dire il
vero. Perché Romele è già deputato del Pdl, oltre a essere vice presidente
della provincia di Brescia. Il suo nome è finito nel registro degli indagati per false dichiarazioni al pm nell’ambito
del secondo filione dell’inchiesta sull’ex vice presidente del consiglio
regionale Franco Nicoli Cristiani. In lista c’è pure Renato Farina,
l’ex agente Betulla, nonché autore dell’articolo costato la condanna per
diffamazione ad Alessandro Sallusti. Il suo nome è in decima posizione
nella circoscrizione Lombardia 2, un po’ troppo in là per una possibile
riconferma alla Camera. Del resto lui è uno dei più impresentabili: ha
patteggiato una pena di sei mesi nel caso del rapimento di Abu
Omar ed è stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per la visita
in carcere a Lele Mora, fatta insieme a un tronista spacciato per suo
collaboratore.
Stessa lista, ma sesto posto, e quindi più
probabilità di essere rieletto, per il deputato Antonio Angelucci. Editore del quotidiano Libero e re delle cliniche romane, Angelucci attualmente è già deputato, pur essendo rimasto
coinvolto, con il suo gruppo Tosinvest,
in diverse vicende controverse. Sia sul fronte della sanità (proprio ieri suo figlio Giampaolo si è visto
chiedere una condanna a quattro anni e sei mesi dalla procura di Bari per una
presunta tangente di 500mila euro pagata all’allora governatore Raffaele
Fitto). Sia sul fronte dell’editoria,
visto che il gruppo è stato condannato a pagare una multa di 103mila euro per i
fondi percepiti indebitamente per lo stesso Libero e per il
Riformista. In undicesima posizione nella circoscrizione Lombardia 2, non
risulta indagato Sergio Gaddi, ex membro della giunta del comune di Como,
ma l’assessorato alla Cultura che guidava è finito al centro di un’inchiesta per abuso d’ufficio: a far
partire le indagini un esposto su presunte irregolarità legate alle mostre
organizzate a villa Olmo.
Monica
Guarischi, numero 6 nella
circoscrizione Lombardia 3, è la sorella di Luca Guarischi, ex
consigliere regionale vicino a Formigoni, decaduto nel 2009 a seguito di una
condanna definitiva a circa 5 anni di carcere per tangenti. Via il fratello, in
Regione era entrata Monica, grazie a una collaborazione
garantita dal Celeste per 10mila euro al mese. E ora arriva
addirittura la possibilità di correre per uno scranno in Parlamento. Nell’area “lobby” si segnalano Andrea Mandelli, candidato a Monza alle
ultime amministrative e presidente dell’ordine dei farmacisti, e Luca Squeri, assessore al Bilancio
in Provincia, presidente milanese e nazionale Figisc, la federazione dei
benzinai di Confcommercio.
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