Se
mai ne dubitaste, queste parole di saluto di Renzo Arbore alla “sua Mariangela”,
lo dimostrano.
da: La Stampa
Il
privilegio di averla accanto
Sono stato innamorato di una grande artista
e di una grande donna. E sono stato fortunato, per aver conosciuto una persona
eccezionale che mi ha fatto diventare prima uomo e poi artista, una fortuna, lo
dico con il cuore a pezzi, che ora pago con il grande dolore che provo. Per
lei, che era un dono della vita, ho sentito un amore ininterrotto. Io che ho
sempre desiderato diventare un artista, stavo con una artista vera, un
privilegio unico averla accanto, vedere che le sue scelte erano sempre fatte
per migliorarsi; non era artista per ambizione personale o smania di ricchezza,
lei viveva l’arte come una missione e per questa ha affrontato grandissime
rinunce improntate all’etica, alla bellezza, alla cultura. Era figlia di un
timidissimo vigile urbano che ho conosciuto e lei era riuscita con enorme
fatica e rinunciando alle cose futili a coltivarsi.
Amava i libri, fino all’ultimo li ha voluti
con sé, ai complimenti vacui preferiva quelli del suo pubblico fatto di persone
modeste e intellettuali schivi.
Andava orgogliosissima, tra i tanti premi, dall’aver ricevuto due volte il Duse, stravolgendo così il regolamento che non consentiva doppioni. Questi ultimi tre anni, sono stati terribili per lei e anche per me. Nonostante ciò, malata, sottoposta a cure faticosissime affrontate con enorme coraggio, viveva per tornare sulla scena e ha ancora portato al successo tre lavori straordinari: Casa di bambola, Il dolore, un meraviglioso monologo e Filumena Marturano per la televisione. Era una donna vera, con una nobiltà d’animo fortissima.
I suoi sentimenti erano puri, s’interessava di piccoli artisti, saltimbanchi, gente semplice, era lontana dalla meschinità, dalle menzogne, dalla cattiveria, dal cattivo gusto. Lei mi ha insegnato la sua cultura straordinaria e io le ho fatto amare la cultura del Sud. Come i grandi aveva un fortissimo senso dell’umorismo e della musica. Aveva lo swing, una grazia interiore; ballava come nessuna, si aggiornava in maniera che mi lasciava stupefatto, aveva una passione per la sceneggiata, come per Ronconi e Medea, era multiforme. Tutto senza mai un accenno al botteghino, non abbiamo mai parlato di soldi noi due. Oggi la ricorderà Emma Bonino: non si conoscevano bene ma Mariangela l’amava perché riconosceva in lei il suo stesso rigore. Sempre con un sorriso. Quello con cui ci ha lasciato.
Andava orgogliosissima, tra i tanti premi, dall’aver ricevuto due volte il Duse, stravolgendo così il regolamento che non consentiva doppioni. Questi ultimi tre anni, sono stati terribili per lei e anche per me. Nonostante ciò, malata, sottoposta a cure faticosissime affrontate con enorme coraggio, viveva per tornare sulla scena e ha ancora portato al successo tre lavori straordinari: Casa di bambola, Il dolore, un meraviglioso monologo e Filumena Marturano per la televisione. Era una donna vera, con una nobiltà d’animo fortissima.
I suoi sentimenti erano puri, s’interessava di piccoli artisti, saltimbanchi, gente semplice, era lontana dalla meschinità, dalle menzogne, dalla cattiveria, dal cattivo gusto. Lei mi ha insegnato la sua cultura straordinaria e io le ho fatto amare la cultura del Sud. Come i grandi aveva un fortissimo senso dell’umorismo e della musica. Aveva lo swing, una grazia interiore; ballava come nessuna, si aggiornava in maniera che mi lasciava stupefatto, aveva una passione per la sceneggiata, come per Ronconi e Medea, era multiforme. Tutto senza mai un accenno al botteghino, non abbiamo mai parlato di soldi noi due. Oggi la ricorderà Emma Bonino: non si conoscevano bene ma Mariangela l’amava perché riconosceva in lei il suo stesso rigore. Sempre con un sorriso. Quello con cui ci ha lasciato.
Renzo Arbore
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