da: Famiglia Cristiana
Musica
contro il silenzio delle mafie
Un'iniziativa
dell'Associazione Libera di don Ciotti ha riunito in un libro-Cd i contributi
di una sessantina di cantanti. Dai Marlene Kunz a Teresa De Sio.
di Franz
Coriasco
Un libro più un Cd per ribadire che la guerra alle mafie, al malaffare e alla corruzione si combatte anche con la forza della cultura, delle parole e delle canzoni. Musica contro le mafie è un’iniziativa originale ed intelligente, l’ultima fuoriuscita dal sempre gravido cilindro della Associazione Libera (alla quale i proventi verranno devoluti), dei curatori Gennaro De Rosa e Marco Ambrosi, di Gennaro Sangiorgi, e di tre editori: la casa editrice Rubettino, l’etichetta discografica Mk Records, e l’associazione AudioCoop.
Un’idea semplice: chiedere ad alcune della firme più significative del pop-rock italiano un libero contributo sull’argomento. Hanno aderito una sessantina di artisti, assai diversi fra loro per stile e opinioni, ma assolutamente concordi sulla necessità di inviare nuovi segnali alle coscienze degli italiani (giovani in primis) in questa lotta ormai plurisecolare contro il peggiore dei crimini sociali. Ne è scaturito un mosaico decisamente intrigante e variegato. C’è chi come i Marlene Kunz, ha risposto
all’appello proponendo una canzone costruita su un testo di Peppino Impastato (uno dei tanti martiri di questa battaglia) e chi, come Eugenio Finardi, Simone Cristicchi e Roy Paci, s’è limitato a inviare un telegramma di sostegno. C’è chi s’è lanciato in analisi para sociologiche e chi si ha preferito cantare soltanto, chi ha riesumato ricordi privati e chi ha scelto di offrire scampoli di poesie autografe.
In ogni caso poca retorica, ma parole alte
e appassionate per un “integratore culturale” in difesa della legalità. Anche
se mancano all’appello i veri big (e certe assenze, dati i fini dell’iniziativa
indubbiamente lasciano l’amaro in bocca), tra i solchi e le pagine c’è davvero
di tutto: molti eroi del rock odierno (oltre ai succitati anche i Sud Sound
System, The Gang, i Perturbazione e molti altri), grandi firme del rap come Frankie
Hi-Nrgy e Raiz, cantautori intimisti come Cammariere e Roberto Angelini, e
stelle del folk d’autore come Teresa De Sio; barricadieri come i Modena City
Ramblers e Andrea Satta dei Tetes de Bois, sperimentatori come gli YoYo Mundi e
Giulio Casale, perfino goliardi giullareschi come Er Piotta e Paolo Belli.
Ad aggiungere peso e spessore all’iniziativa s’aggiungono anche le riflessioni dell’antropologo Vito Teti, del giallista Carlo Lucarelli, e quelle sferzanti dell’instancabile don Luigi Ciotti: “Le mafie creano il deserto sociale, spogliano i cittadini della dignità della cittadinanza, dei loro diritti e delle loro responsabilità, non lasciano altra scelta che l’asservimento intimidito o il silenzio complice. Ecco allora la bellezza di questi giovani che usano la musica – il più universale e potente dei linguaggi – quello che un giovane sente istintivamente proprio – per veicolare messaggi profondi, per cantare e suonare desideri di giustizia, per scuotere dall’indifferenza, dall’apatia e dalla rassegnazione”. Pensieri più che condivisibili che qui s’incarnano in un gran pinzimonio parole e note dove s’intersecano rabbia e speranza, voglia di riscatto e passione civile. Ma tutto il campionario di questa iniziativa coopera davvero al bene, giacché, come già ricordava lo striscione che nel ’78 accompagnava l’ultimo viaggio di Peppino, “La mafia uccide e il silenzio pure!”.
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