Addio
Aaron Swartz
di Ernesto
Assante
Aaron
Swartz, 26 anni, attivista
informatico, è morto suicida due
giorni fa a New York. Per tutta la sua breve vita aveva lavorato su progetti
legati all’idea della condivisione di
informazioni e dati su internet. C’era lui dietro e dentro moltissimi
progetti, tendenze, manifestazioni tea a difendere la libertà delle idee e
della Rete. Aveva collaborato alla nascita di Creative Commons, a quella di Reddit
ed era uno dei principali animatori di Demand
Progress, la campagna contro le
leggi Sopa/Pipa, proposte negli Stati Uniti per regolamentare la Rete. Ed
era anche un hacker. Non di quelli che usano le loro abilità per fare soldi o
semplicemente per seminare panico o virus ma di quelli che co le loro azioni
tendono ad allargare il campo delle libertà personali e a ampliare il terreno
della democrazia on line. Soffriva da tempo di depressione ma ad acuire le
sue sofferenze è stata l’arresto per ben tredici infrazioni informatiche
basate sull’ accusa di aver prelevato oltre 4 milioni di
articoli dall’archivio Jstor, attraverso un computer collegato al Massachusets
Institute of Technology, il Mit. Swartz rischiava fino a 35 anni di carcere e
di dover pagare un milione di dollari.
La famiglia
accusa il procuratore generale e il Mit: “La morte di Aaron non è
semplicemente una tragedia personale”, si legge in una nota ufficiale firmata
dai genitori, dai fratelli e dalla fidanzata. “La sua morte è il prodotto di un sistema giudiziario criminale”. E
al dolore e alla rabbia della famiglia si sono aggiunti quelli di Lawrence
Lessig di Tim Berners-Lee e molti altri.
La morte di Swartz non è solo una grande
perdita per la comunità online, ma soprattutto la drammatica conclusione di una
vicenda che mostra, in maniera lampante, come le regole odierne per governare
la rete, la circolazione delle idee, l’accesso alle fonti, la democrazia digitale,
non siano quelle giuste, ed è giusto, come fa la famiglia di Swartz e Lawrence
Lessig, parlare di persecuzione. Come è giusto ricordare ancora il caso del
soldato Bradley
Manning o la battaglia di governi e polizie contro Wikileaks.
La libera circolazione delle idee, della
conoscenza, della cultura, della ricerca, attraverso lo strumento della Rete,
dovrebbe essere difesa da noi tutti, con maggior forza, sempre. Una battaglia
importante, perché è attorno a questi temi che si deciderà una parte
fondamentale del nostro futuro.
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