lunedì 14 gennaio 2013

Ernesto Assante: Aaron Swartz




Addio Aaron Swartz
di Ernesto Assante

Aaron Swartz, 26 anni, attivista informatico, è morto suicida due giorni fa a New York. Per tutta la sua breve vita aveva lavorato su progetti legati all’idea della condivisione di informazioni e dati su internet. C’era lui dietro e dentro moltissimi progetti, tendenze, manifestazioni tea a difendere la libertà delle idee e della Rete. Aveva collaborato alla nascita di Creative Commons, a quella di Reddit ed era uno dei principali animatori di Demand Progress, la campagna contro le leggi Sopa/Pipa, proposte negli Stati Uniti per regolamentare la Rete. Ed era anche un hacker. Non di quelli che usano le loro abilità per fare soldi o semplicemente per seminare panico o virus ma di quelli che co le loro azioni tendono ad allargare il campo delle libertà personali e a ampliare il terreno della democrazia on line. Soffriva da tempo di depressione ma ad acuire le sue sofferenze è stata l’arresto per ben tredici infrazioni informatiche basate sull’ accusa di aver prelevato oltre 4 milioni di articoli dall’archivio Jstor, attraverso un computer collegato al Massachusets Institute of Technology, il Mit. Swartz rischiava fino a 35 anni di carcere e di dover pagare un milione di dollari.
La famiglia accusa il procuratore generale e il Mit: “La morte di Aaron non è semplicemente una tragedia personale”, si legge in una nota ufficiale firmata dai genitori, dai fratelli e dalla fidanzata. “La sua morte è il prodotto di un sistema giudiziario criminale”. E al dolore e alla rabbia della famiglia si sono aggiunti quelli di Lawrence Lessig di Tim Berners-Lee e molti altri.

La morte di Swartz non è solo una grande perdita per la comunità online, ma soprattutto la drammatica conclusione di una vicenda che mostra, in maniera lampante, come le regole odierne per governare la rete, la circolazione delle idee, l’accesso alle fonti, la democrazia digitale, non siano quelle giuste, ed è giusto, come fa la famiglia di Swartz e Lawrence Lessig, parlare di persecuzione. Come è giusto ricordare ancora il caso del soldato Bradley Manning o la battaglia di governi e polizie contro Wikileaks.
La libera circolazione delle idee, della conoscenza, della cultura, della ricerca, attraverso lo strumento della Rete, dovrebbe essere difesa da noi tutti, con maggior forza, sempre. Una battaglia importante, perché è attorno a questi temi che si deciderà una parte fondamentale del nostro futuro.

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