lunedì 14 gennaio 2013

I tre verbi della campagna elettorale di Bersani e Monti: obiettivo, perdere le elezioni 2013



La Mummia Berlusconi si è rivitalizzata da Santoro. La sua stampa, le sue televisioni, già godono e  sognano il sorpasso. La vittoria elettorale.


Tutto può succedere.
Anche perché l’Italia è colma d’imbecilli che si fanno turlupinare o che hanno interesse a mantenere l’antipolitica di Silvio Berlusconi. Anti politica, non solo perché il vecchio nano puttaniere temporaneamente smummificato sia un demagogo-populista, ma perché ha costantemente dimostrato la sua incapacità a governare se non per i suoi interessi. Incapacità che non deriva dalla Costituzione Italiana, dall’architettura decisionale. Sì, andrebbe rivista (due rami del Parlamento paritetici non hanno senso, non è requisito essenziale di democrazia comunque garantita dalla separatezza dei poteri), ma con quest’architettura - Silvio Berlusconi ha dimenticato di dirlo e nessuno (Santoro e Travaglio) l’ha sottolineato -: si sono scontrati tutti quelli che hanno governato. Anche Monti. Che, come Berlusconi, è andato avanti a decreti leggi imposti a colpi di fiducia in Camera e Senato. Eppure qualcosa è riuscito a fare. Si possono discutere i provvedimenti, ma non certo che abbia concretamente assunto una serie di decisioni.
Se tutto può succedere, può anche capitare che le urne deludano Silvio Berlusconi. Solo che, perché si realizzi questo “sogno” di molti, i suoi avversari politici dovrebbero ricordare al paese quali sono state le responsabilità di Berlusconi – che lui continua a negare - e indicare proposte serie e fattibili che dimostrino un cambiamento di mentalità, presupposto per soluzioni politiche nell’interesse della collettività.
I suoi avversari – e la stampa professionista o presunta tale che li guarda benevolmente o li appoggia apertamente – dovrebbe, come loro, evitare una campagna elettorale che, a oggi, è coniugata su tre verbi:

1. Ignorare,
2. Sottovalutare
3. Sopravvalutare.

Non è detto che eliminando questi tre verbi la vittoria elettorale sia automatica per questo o quello, ed escludo dalle considerazioni il distacco di gran parte dei cittadini nei confronti della classe politica. E’ un fenomeno che esiste, ma rimane il fatto che gli italiani – più di altri cittadini europei - vanno comunque a votare in massa. Posto che, il Movimento 5 Stelle prenda una buona fetta di voti, la partita per la vittoria dovrebbe riguardare (in ordine alfabetico): Berlusconi, Bersani, Monti.
Sennonché, per impedire la rimonta di Berlusconi, gli altri due – e i loro entourage (staff e stampa annessa e connessa) dovrebbero riflettere su alcune cosucce che hanno a che fare con i verbi sopra menzionati.
Per venire al dettaglio.

Ignorare
A me pare evidente che Pierluigi Bersani e Mario Monti (con relativi annessi e connessi) ignorino la personalità di Silvio Berlusconi.
Non è possibile? Lo conoscono bene? Non mi pare.
Anche in questa campagna elettorale, svolta principalmente in tv, nella migliore delle ipotesi stanno dimenticando la caratteristica principale dell’ex premier.
Dicono che racconti balle. Fosse qui il vero problema….
Lui non racconta balle. Lui è convinto che ciò che afferma sia la verità. Lui ci vuole convincere che ciò che dice, che ciò che fa, è per il bene del paese. Lui ha le idee, le soluzioni. Lui solo può agire per il bene di tutti. Chi gli si oppone, magistratura in primis, non danneggia lui, ma il paese. Gli impedisce di adottare le decisioni per il bene del paese. In più: la Costituzione italiana gli impedisce di far approvare velocemente e interamente tutti i provvedimenti che lui assume in nostra vece. Ma sono leggi ad personam? Ma certo che no. Per Silvio Berlusconi non ci sono leggi ad personam. Ma leggi da lui pensate e volute per il bene del paese.
Se non s’inquadra completamente la personalità di Silvio Berlusconi, dalla quale discendono conseguentemente le dichiarazioni e le azioni, non lo si batterà mai. Rimonterà agevolmente. Non lo si “ucciderà politicamente” nelle urne elettorali. Non è solo un abile affabulatore. Non è solo un piazzista (definizione di Casini).
E’ convinto di essere unto del signore. E, in passato, ha trovato sponda anche nella gerarchia ecclesiastica che gliel'ha fatto credere. Gerarchia ecclesiastica responsabile, insieme alla classe politica italiana, del disfacimento economico e culturale dell’Italia.

Uno fatto così, è più pericoloso e dannoso di uno che, in malafede, mente sapendo di mentire. Occulta, sapendo di occultare. Fai i suoi interessi personali sapendo di essere in conflitto d’interesse. Quest’ultimo, per opportunismo, può invertire la tendenza. Silvio Berlusconi, no. La sua personalità non glielo consente…anche se volesse.
Ovviamente, vi è anche una parziale consapevolezza da parte di Silvio Berlusconi di essere un mentitore. Ma la menzogna è sempre per fini “nobili”. Anche dove ha coscienza della menzogna, la giustificazione è: “per il bene degli italiani”. La menzogna è per “generosità”.
Non se ne esce. Questo è Silvio Berlusconi. Personalmente, e non mi pare di essere stata smentita in quasi vent’anni, una simile personalità unisce alla pericolosità l’incapacità di esercitare la delega che gli conferiscono gli italiani.
La nostra fortuna, finora, è che non siamo una repubblica presidenziale. Provate a immaginare cosa sarebbe l’azione “benefica per il paese” di Silvio Berlusconi se avesse a disposizione un’architettura istituzionale da “uomo solo al comando”.
Rispetto a un essere umano di questa “statura” mentale, uno come Mario Monti pare diverso. Sennonché, qui arriviamo al secondo verbo.

Sottovalutare
Premetto che, in generale, dò poco credito ai sondaggi. Ritengo che al momento topico, gli italiani riservino sorprese. Ma, se li volessimo considerare attendibili, ci dicono che una parte d’italiani – non irrilevante – decide se e chi votare nell’ultimo mese.
Può essere che gran parte di questi italiani indecisi faccia una valutazione del governo Monti, del suo predecessore e di quello che è dato come vincitore: Bersani.
Se così stessero le cose, Monti farebbe bene a non sottovalutare un aspetto. 


Quando governava, ha più volte sostenuto che non essendo il suo un governo politico, non dovendo sottostare alle “logiche” della campagna elettorale perpetua, non doveva prendere decisioni e assumere provvedimenti strizzando l’occhio a una o altra lobby (imprenditoriale, sindacale, ecc…). Poteva fare scelte impopolari.
Con la sua “salita in campo” ha cambiato registro. Ha iniziato a parlare di riduzione delle tasse. Ho però l’impressione che stia sottovalutando l’effetto di un anno del suo governo. Effetto che non potrà essere bilanciato da promesse simili a quelle che sentiamo da anni da parte dei vituperati politici in perenne campagna elettorale.

Il confronto con il suo predecessore gli farà guadagnare punti di stima, ma i provvedimenti attuati e quelli che ci aspettano (lo spettro del Reddittometro incombe) lo penalizzeranno. Se non vuole commettere l’errore della sottovalutazione, dovrà spiegare agli italiani il perché di certe decisioni, convincerli di non aver agito sotto dettatura della Merkel e di Goldman Sachs o parenti simili. Dovrà spiegare per quale motivo non è riuscito a coprire i buchi se non pescando dalle solite tasche. Dovrà raccontarci come si fa combattere l’evasione fiscale  individuando l’effettiva ricchezza, perché – contrariamente – sarà evidente che un Monti bis impoverirà ulteriormente chi ha già fin troppo dato.

Certo. Se non vuole vincere le elezioni politiche di febbraio, può ignorare quanto sopra. Se lo scopo è solo quello di prendere un po’ di voti per impedire che il Pd conquisti la maggioranza a Camera e Senato, può continuare a sottovalutare gli effetti della sua politica. Nel caso lui Casini e Fini non se ne fossero accorti, il paese reale va pensando e dicendo, di strada in strada, di treno in treno, di bus in bus, di bar in bar, di social network in social network: “con lui va peggio, ci sta ammazzando”. Lo dice il pensionato, il lavoratore dipendente, il commerciante, l’imprenditore medio-piccolo.
Il mio non è certo un sondaggio “scientifico” come quelli di Mannheimer o Pagnoncelli; ma più di un anno prima delle dimissioni di Berlusconi, non trovavo uno che dicesse: ho votato per lui, sono soddisfatto, lo rivoterei. Erano spariti anche coloro che dicevano: non lo lasciano governare. Da parecchi mesi, non passa giorno senza che non senta dire che il governo Monti ci sta riducendo al lumicino.
Ecco perché, se vuole rimanere in sella politicamente, dovrà raccontare agli italiani le responsabilità di Silvio Berlusconi, il perché delle scelte come presidente del consiglio, eliminando dubbi di asservimento a logiche finanziarie – e fare proposte per il futuro di chiara comprensione.
Dovrà anche spiegare come ciò si concili con certi compagni di merenda. Non sarà certo sufficiente (anzi..) dire che Casini è chi più costantemente l’ha sostenuto. Casini e Fini…gente che sta in politica da non meno tempo di Bersani. E non si capisce per quale motivo dovrebbe essere meno responsabile del Pd. Soprattutto il democristiano Casini. Monti lo sa che l’inizio dei nostri guai l’ha prodotto la prima repubblica democristiana?
Ma l’obiettivo di Monti – più realistico – potrebbe non essere la vittoria, quanto compiacere il suo gruppo d’appoggio: i Mercati. Quelli che vorrebbero Vendola e Fassina fuori dal Pd e si sentirebbero “rassicurati” da un appoggio di Monti a un eventuale governo Bersani.
Più di Vendola e Fassina, chi vuole evitare una simile liaison è….Berlusconi. Il rigore con qualche spruzzata d’intervento di politica industriale che desse un aiutino alla ripresa economica smentirebbe il regime quasi ventennale di Silvio Berlusconi. Non può correre il rischio (in realtà, visti i precedenti) che Bersani e Monti riescano dove non riuscì…Prodi.
E veniamo al terzo verbo.

Sopravvalutare.
Si sa che Pierluigi Bersani è “visto di buon occhio” dal gruppo editoriale Espresso-la Repubblica. A dire il vero…


Il padrone del gruppo: De Benedetti, non ha mai considerato Pierluigi Bersani un leader che potesse vincere contro Berlusconi. Né lui, né Scalfari, il fondatore del quotidiano la Repubblica, hanno mai considerato Bersani che poco più di un ministro tecnico in un governo politico di centro-sinistra.
Ma, si sa, i tempi cambiano. Si deve fare di necessità virtù. E poi…i tecnici sono tornati di moda. Pierluigi Bersani è considerato un politico pragmatico. E allora, ecco che lo si appoggia contro Renzi. 



Ma il segretario del Pd non ha le capacità comunicative del sindaco di Firenze che, dopo aver perso, è coerentemente rimasto nel partito.
Beh…la Repubblica, dopo aver tifato per lui alle primarie, gli darà – quanto prima - il mio stesso “suggerimento”: ha Renzi. Lo usi.

Ma l’aver “accettato” Pierluigi Bersani come antagonista di Berlusconi, con i sondaggi che lo danno vincente da mesi, ha prodotto una pericolosa sopravvalutazione.
Perché Bersani ha un mese di tempo per svolgere alcuni compiti difficili. Se vuole vincere sia alla Camera sia al Senato. Se ha, invece, un obiettivo ridotto: gli basta ottenere più voti del Pdl, ce la può ancora fare. Per quanto….Berlusconi ha capacità di rimonta non comuni…

Bersani ha un mese di tempo per far dimenticare che è da parecchi anni al vertice della politica. Ergo: ha delle responsabilità se questa classe politica non è mai stata in grado di progettare il paese. Di assumere decisioni - a breve e nel medio periodo - per rispondere ai bisogni collettivi. Momenti sporadici, alcune buone proposte, sì, ma non una politica d’insieme capace di esercitare la rappresentanza di un paese complesso e d’indole prevalentemente individualista.
Ovvio che le responsabilità non sono in toto di Bersani né del suo partito, ma di occasioni perdute, di scelte discutibili ed errate, di mancate azioni, nel passaggio da PCI a PD, ne è colma la storia d’Italia. Per ricordare qualcosa di più recente: non mi pare che il PD sia stato il più incisivo e costante oppositore del berlusconismo.
In Parlamento, no di certo. Nella società, per incidere nel modello culturale, men che meno.

Bersani ha un mese di tempo per dimostrare che ha una squadra dotata di metodologia di approccio e gestione. Bersani ha un mese di tempo per dimostrare un modello alternativo a quello di Berlusconi e al liberismo da Goldman Sachs di Monti.
Siamo nel campo dei miracoli. Ergo: si sta sopravvalutando Bersani.

Sia chiaro. Neppure Renzi potrebbe vincere facilmente. Dalla sua: non ha il “peccato” del passato di Bersani, ha un’efficace capacità comunicativa, ma non ha un modello alternativo al berlusconismo. Che, come sostengo da quando Berlusconi si è dimesso, ancora vive in noi. Con noi.
Con ciò, tanto più per la sopravvalutazione di Bersani (che potrebbe portare una “delusione” elettorale al gruppo Espresso-la Repubblica), è necessario che il segretario del Pd si giochi la carta Renzi. Servirà ad attrarre una parte dell’elettorato centrista. Bersani, per non disperdere il lavoro che Renzi è in grado di fare, deve però:
1. Raccontare le responsabilità di Silvio Berlusconi, il perché doveva essere rimosso;
2. Raccontare in modo chiaro, lineare, la sua proposta politica per gestire un paese in crisi economica e culturale, indicando le priorità e alcuni interventi concreti;
3. Convincere come sia possibile conciliare, nel suo schieramento, le diverse posizioni in materia di politica economica, riforme per il lavoro, revisione dello stato sociale, evitando ogni tre per due di parlare di alleanze con Monti e Casini per “rassicurare” gli indecisi cosiddetti moderati.

Chiudo questo lungo pistolotto affermando che quanto sopra, Monti e Bersani dovrebbero farlo anche attraverso….Servizio Pubblico di Michele Santoro.
Sì. Mai come in precedenza, la campagna elettorale si fa in tv. Anziché tante comparsate, meglio usare il teatro più visibile o, comunque, il campo scelto da Berlusconi, non per demolirlo, - voglio sperare che a questo ci pensino gli italiani nelle urne elettorali – ma per fare la propria parte: dimostrare se pur solo a parole che si è più onesti e credibili di lui.
E, insisto….Bersani si sbrighi a giocare la carta Matteo Renzi. Un mese passa in fretta. Altri cinque anni di berlusconismo, no.

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