da: Il Fatto Quotidiano
Dall’Ambrosiano
a Parmalat, i casi di suicidio dei custodi dei segreti
Oggi è il Monte dei Paschi,
con la tragica morte del capo della comunicazione dell’istituto sotto la
bufera, David Rossi. Ma dal Banco Ambrosiano al crac Parmalat, passando
per Telecom Italia, non mancano certo, nella storia degli scandali
finanziari, i casi di suicidio di figure solo apparentemente secondarie, che in
vita erano state i fedeli custodi dei segreti dei protagonisti. Emblematica la
vicenda della segretaria di fiducia di Roberto Calvi, Graziella Corrocher,
volata dal quarto piano della sede del Banco Ambrosiano proprio il giorno
precedente la morte del bancarottiere. La Corrocher aveva partecipato
all’ultima riunione del consiglio di amministrazione della banca durante la
quale erano state revocate tutte le deleghe di Calvi e l’istituto prossimo alla
liquidazione era stato consegnato nelle mani della vigilanza.
Più recente il caso di Alessandro
Bassi, il dirigente quarantenne della Parmalat che si era gettato da un ponte
il 23 gennaio del 2004 nel pieno della bufera sul gruppo agroalimentare. Bassi,
che non era nel registro degli indagati, ma era stato ascoltato dai magistrati
come persona informata sui fatti, era un collaboratore di Fausto Tonna,
l’ex direttore finanziario di Collecchio e braccio destro di Calisto
Tanzi.
“Che stress, questi uomini di Bondi. Non
gli va bene niente. La mattina, entrano in ufficio e ti dicono: sveglia
ragazzi, sveglia! Bisogna lavorare in un altro modo. E’ una pressione continua,
ma io non oso rispondergli che non è mica colpa mia. E che il sistema di
controllo gestione l’ha messo su Luciano Del Soldato”, si sfogava così con i
familiari in quei giorni. Era invece indagato per spionaggio, Adamo Bove,
42 anni, ex poliziotto e responsabile della
security governance diTelecom
Italia, morto suicida a Napoli nel 2006, agli albori dell’inchiesta sui
dossieraggi illegali Telecom-Pirelli. Il dirigente era indagato per violazione
della privacy per aver “spiato” alcune persone attraverso una rete informatica.
Era stato da poco interrogato dai
magistrati anche il braccio destro di don Luigi Verzè, Mario Cal,
suicidato nel luglio 2011 con un colpo di pistola nel suo ufficio all’interno
dell’ospedale. Il vicepresidente della Fondazione San Raffaele, era stato
“dimissionato” dal presidente Don Verzé poco prima del suo suicidio avvenuto a
poche settimane dall’esplosione del caso San Raffaele.
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