da: La Stampa
Bergoglio,
il Papa di Buenos Aires che combatte la mondanità spirituale
di Andrea
Tornielli
Non ha né autista né macchine blu. Per
spostarsi usa la metropolitana. I suoi preti prediletti sono quelli che lavorano
nelle «villas miserias», le baraccopoli della capitale argentina
Il nuovo Papa, l’argentino Jorge Mario
Bergoglio, gesuita, 76 anni era stato il cardinale più votato dopo Ratzinger
già all’ultimo conclave. Bergoglio è stato un porporato anomalo. Ha sempre
rifiutato incarichi nella Curia romana, e in Vaticano è sempre venuto soltanto
quando era proprio indispensabile. Fra i vizi degli uomini di Chiesa quello che
meno sopporta è la «mondanità spirituale»: carrierismo ecclesiastico travestito
da ricercatezza per le forme clericali.
Nato a Buenos Aires, la città di cui
diventerà arcivescovo, il 17 dicembre 1936, da una famiglia di origini piemontesi,
si è diplomato come tecnico chimico, quindi è entrato nel noviziato della
Compagnia di Gesù, ha compiuto studi umanistici in Cile e quindi in Argentina
ha conseguito la laurea in filosofia e successivamente in teologia. Ha fatto il
professore e il rettore del collegio massimo e delle Facoltà di Filosofia e
Teologia e al contempo parroco del Patriarca San José, nella diocesi di San
Miguel.
Nel 1986 ha completato in Germania la sua
tesi di dottorato, quindi i superiori lo hanno destinato alla chiesa dei
gesuiti di Cordoba come direttore spirituale e confessore. Nel 1992 Giovanni
Paolo II l’ha nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires, nel 1997 è diventato
coadiutore e un anno dopo è succeduto al cardinale Antonio Quarracino, per sei
anni, fino al 2011 è stato presidente della Conferenza episcopale
argentina.
Non ha né autista né macchine blu. A Buenos
Aires usa la metropolitana. Anche a Roma si muove a piedi o con i mezzi
pubblici. Chi lo conosce lo considera un vero uomo di Dio: la prima cosa che ti
chiede, sempre, è di pregare per lui. Il nuvo Papa, nelle congregazioni
pre-conclave aveva parlato di un cristianesimo della misericordia e della
letizia. I suoi preti prediletti sono quelli che lavorano nelle «villas
miserias», le baraccopoli della capitale argentina. Senza scantonamenti
dottrinali, cerca ogni soluzione possibile per far sentire a casa loro, nella
comunità cristiana, anche i più lontani. La Chiesa, ripete, deve mostrare il
volto della misericordia di Dio.
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