da: La Stampa
Zingaretti:
i documentari sono il genere del futuro
L’attore
dirige il festival di Cortona: “Il mondo va sempre più veloce. Il film verità
permette di riflettere sulle notizie e dà sempre sorprese”
di Fulvia
Caprara
Perfettamente nell’aria del tempo, Luca
Zingaretti dirige in questi giorni a Cortona «Hai visto mai?», Festa del
documentario sociale e di costume che quest’anno festeggia l’ottava edizione
ospitando opere di diversa nazionalità in gara per un premio di 5mila euro.
Considerando il Leone d’oro a Sacro Gra e il dibattito che ne è
seguito, l’idea della rassegna appare quanto mai lungimirante, ma Zingaretti
non canta vittoria. Anzi, con il piglio pragmatico del commissario che lo ha
trasformato in una delle star più venerate dal pubblico, fa osservare che, nel
settore, sono ancora tanti i passi da fare: «Ogni tanto si verificano fatti
positivi come quello del premio a Gianfranco Rosi, ma in Italia non si riesce
mai a creare un circolo virtuoso, i riconoscimenti sono rondini che non fanno
primavera».
Che
bisognerebbe fare per promuovere quest’industria?
«I documentari sono dappertutto
apprezzatissimi, sarebbe normale farli uscire anche in sala, e quindi
incentivarne la produzione. Il fatto è che da noi questo non accade, nonostante
si tratti del genere del futuro».
Perchè
lo è, secondo lei?
«Il mondo va sempre più veloce, lo spazio
tra il verificarsi dei fatti e la diffusione delle notizie è ormai
ristrettissimo. Il documentario è lo strumento che offre il tempo della
riflessione e, siccome si riflette sempre meno, sarebbe molto utile utilizzarne
le potenzialità. Per questo, da otto anni, nonostante i tagli, andiamo avanti
con la manifestazione».
Come
giudica la decisione del Leone d’oro a Sacro Gra?
«Mi è sembrata una scelta di grande
vitalità».
Lei
di documentari ne ha girati due, nel 2000 Gulu dedicato alla guerra
civile in Uganda, e nel 2007 Suso. Conversazioni con Margherita D’Amico sulla
grande sceneggiatrice scomparsa. Ha intenzione di ripetere l’esperienza?
«Sono stato preso dal turbinio degli
impegni, adesso è un anno e mezzo che non mi fermo e non faccio una vacanza.
Dopo questa scorpacciata di lavoro ho intenzione di prendere un semestre
sabbatico, e magari, in questo periodo, potrebbe partire un progetto in quel
senso. Il documentario è uno strumento di indagine sulla realtà che ti riserva
sempre sorprese».
Per tutta l’estate, e tuttora, abbiamo continuata a vederla nelle repliche di Montalbano. Che effetto le fa sapere che il successo della serie si ripete ogni volta, battendo la concorrenza di fiction nuove di zecca?
Per tutta l’estate, e tuttora, abbiamo continuata a vederla nelle repliche di Montalbano. Che effetto le fa sapere che il successo della serie si ripete ogni volta, battendo la concorrenza di fiction nuove di zecca?
«Mi fa un grande piacere. E’ un successo
che ormai viene dato per scontato, e invece non lo è affatto. Sono stato
attento a evitare che il prodotto si inflazionasse, e invece si continuano a
proporre repliche, a diffondere dvd insieme ai giornali... Insomma, avrei preferito
che i cicli di Montalbano venissero trattati con più attenzione».
Lei, però, è riuscito a non restare vittima della classica trappola che in genere si stringe intorno ai personaggi tv fortemente legati a un ruolo da grandi ascolti. Zingaretti non è prigioniero di Montalbano.
Lei, però, è riuscito a non restare vittima della classica trappola che in genere si stringe intorno ai personaggi tv fortemente legati a un ruolo da grandi ascolti. Zingaretti non è prigioniero di Montalbano.
«Infatti continuo a fare parti diverse, e
la cosa ha effettivamente del miracoloso, anche se io, come dicevo, ho messo
cura nel distanziare le varie produzioni della serie».
Per il 2014 non sono previsti nuovi cicli, giusto?
Per il 2014 non sono previsti nuovi cicli, giusto?
«No, all’orizzonte non c’è niente, il
prossimo anno ci si prende una pausa».
In
tv la rivedremo a ottobre su Raiuno, nella miniserie su Adriano Olivetti,
mentre quest’estate ha girato Il giudice meschino, fiction ambientata a
Reggio Calabria, tratta dal romanzo dell’ingegnere Mimmo Gangemi.
«Si, Il giudice meschino racconta
un’indagine sui rifiuti tossici. E’ una storia bellissima, una fiction
coraggiosa».
E
al cinema?
«Ho girato Maldamore di Angelo
Longoni, una commedia con tradimenti, amori incrociati, riconciliazioni, che
riguardano due coppie. Io sono il marito di Ambra Angiolini, invece mia moglie
Luisa Ranieri sta con Alessio Boni. E poi ho lavorato in Francia, nel film Les
vacances du petit Nicolas di Laurent Tirard, altro capitolo della saga
dedicata al bambino francese degli Anni 70 che osserva il mondo con il suo
particolarissimo sguardo».
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