da: La Stampa
“Rush”,
il duello è l’anima del cinema
Hunt
e Lauda nemici nel film di Ron Howard. “Non è la sfida fra buono e cattivo ma
tra due forti personalità opposte”
di Fulvia
Caprara
Il punto non è solo correre, nè arrivare
primi, nè mettere le mani sul trofeo. In ogni duello, oltre il talento, la
fortuna e l’intelligenza messi in campo per vincere, quello che conta, per i
due contendenti, è la personale visione della vita, il proprio modo di essere
contrapposto a quello dell’altro, la necessità di affermarlo per riaffermarsi.
In Rush di Ron Howard, da giovedì
in 400 sale distribuito da 01, l’aspetto più affascinante, quello che veramente
appassiona, al di là degli esiti delle gare (per altro notissimi visto che
fanno parte della storia sportiva del mondo), è lo scontro tra le opposte
personalità dei protagonisti. Visceralmente diversi
e convinti, ognuno, di
possedere la migliore ricetta per vivere: «Della storia - dice il regista a
Roma per il lancio della pellicola - mi ha attirato soprattutto l’individualità
dei due personaggi. A differenza di quello che in genere accade nei soggetti
dei film hollywoodiani, il film non è la vicenda di un buono che si batte con
un cattivo. Piuttosto è il dramma che nasce dal confronto tra due uomini che si
trovano, nella stessa epoca, ad attraversare le prove cruciali della loro
esistenza, sia sul campo di gara che fuori».
Vengono in mente i Duellanti di
Ridley Scott, anche se Howard dice di non averci pensato: «È un film che mi è
piaciuto molto, ma non l’ho avuto come riferimento. Quello che mi interessava
era descrivere questi due rivali costretti ad affrontare le forche caudine, in
una fase storica di grande fascino e in un mondo pieno di energia e eccitazione
come quello delle corse».
Al centro di Rush, impegnati nel
duello, si muovono i due cavalieri che fecero l’impresa, da una parte James
Hunt (Chris Hemsworth) spavaldo, donnaiolo e dissipatore, dall’altra Niki Lauda
(Daniel Bruhl) minuto, schivo, e morigerato: «James era conosciuto per essere
un playboy - dice Howard -, con il suo stile di vita libertino rappresentava un
simbolo dello spirito Anni Settanta. Ma era anche fortemente competitivo,
convinto che si potesse essere grandi senza farne una questione di business,
che una vocazione potesse esprimersi liberamente, a prescindere dal
lavoro».
Una concezione opposta a quella coltivata
da Lauda: «Niki - osserva Howard - mi ricorda uno degli astronauti con cui ho
lavorato per Apollo 13. È molto scientifico, tecnicamente astuto, ma ha
anche il senso dell’avventura e la voglia di rischiare tutto pur di arrivare
dove gli altri non arrivano. Secondo me ha rappresentato una nuova razza di
atleti professionisti, consapevoli del business, ma senza arrivare a
pregiudicare il senso di competitività». Interpretarlo era una scommessa
difficile, basta pensare alla risposta che a suo tempo Lauda aveva dato a
proposito dell’attore che avrebbe recitato nei suoi panni: «Chiunque abbia
l’orecchio destro ustionato può prendere in considerazione l’idea di candidarsi».
Battuta in puro stile Lauda: « Per me -
confessa Brhul - era importantissimo stabilire un buon rapporto con lui. Per
fortuna è stato molto disponibile, mi ha dato tutte le informazioni di cui
avevo bisogno e, quando sono andato a Vienna per imparare a mettere nel mio
inglese quel suo accento austriaco un po’ arrogante, il suo aiuto è stato
fondamentale».
Una volta è perfino successo che, durante
le riprese, Lauda sia stato interpellato per via di un’imprecazione: «Era un
termine che non mi convinceva, gli ho telefonato, in 5 minuti mi ha richiamato,
mi ha detto che non avrebbe mai pronunciato quell’improperio e mi ha fornito
una lista delle parolacce che invece era solito dire». A Chris Hemsworth non è
toccato il confronto con Hunt, scomparso a 45 anni, nel 1993, per infarto: «Ho
avvertito ugualmente la responsabilità di interpretare un personaggio del suo
peso, e di rendergli giustizia.
Per questo ho raccolto un sacco di
informazioni, ho guardato filmati e immagini d’archivio soffermandomi su quegli
occhi carichi di meraviglia e di sete per la vita. James era come un bambino
che si appassiona a un giocattolo, poi si stanca, lo butta, e vuole giocare con
qualche altra cosa. I giornali ne esaltavano il glamour e la sensualità, ma a
me è sembrato che di tutto questo a lui interessasse poco».
L’importante per Niki e James,
nell’universo «rock» della Formula Uno, era battersi e dimostrare di essere i
migliori: «Credo - dice Hemsworth - che fossero reciprocamente capaci di tirare
fuori il peggio e al tempo stesso il meglio l’uno dell’altro. Ognuno ha
obbligato l’altro a guardarsi allo specchio e chiedersi “sto facendo la cosa
giusta”?».
Io non vedo l'ora di vederlo questo film...
RispondiEliminapoi volevo consigliati questo post...consigli su come ordinare la scrivania...mi aspetto un tuo commento
http://spettacolospettacolare.blogspot.it/2013/09/the-good-wife-promo-esteso-quinta.html
Ciao Sara..anch'io voglio vederlo...il regista è di quelli che sa fare fare cinema in senso industriale (che non è un limite, anzi)...e di Hunt e Lauda, pur non essendo una che segue l'automobilismo ho certi ricordi..due personalità diversissime ma interessanti
RispondiEliminadimenticavo...appena ho un attimo vengo a "casa tua"...
RispondiElimina