da: Famiglia Cristiana
Aprite
i conventi ai rifugiati
Il
Papa in visita al Centro Astalli incontra rifugiati e rifugiate. E ai religiosi
e alle religiose dice: "Non fate alberghi per fra soldi con i conventi
vuoti, apriteli ai rifugiati".
Ha voluto vedere tutto e abbracciare tutti.
E poi ha esortato religiosi e religiose a mettere a disposizione i
conventi vuoti per chi arriva nel nostro Paese: "Non fatene alberghi per fare soldi".
Papa Francesco si è messo in fila alla mensa del Centro Astalli per parlare con i rifugiati che ogni giorno, in 400, entrano nel seminterrato gestito dai gesuiti per avere un pasto caldo. Il Papa, che ha incontrato anche i volontari che si occupano del Centro, li ha ascoltati e benedetti. Davanti ai dipinti della Fuga in Egitto e dell’Ultima cena, opera di un rifugiato etiope – che abbelliscono la cappellina del Centro - il Papa ha sostato in preghiera prima di recarsi nella chiesa del Gesù per l’incontro ufficiale con i rifugiati e i 300 volontari che gestiscono i 4 centri di accoglienza del Jrs. Adam e Carol, dal Sud Sudan e dalla Siria hanno raccontato le loro storie accompagnati da padre Giovanni La Manna, direttore del centro.
Papa Francesco si è messo in fila alla mensa del Centro Astalli per parlare con i rifugiati che ogni giorno, in 400, entrano nel seminterrato gestito dai gesuiti per avere un pasto caldo. Il Papa, che ha incontrato anche i volontari che si occupano del Centro, li ha ascoltati e benedetti. Davanti ai dipinti della Fuga in Egitto e dell’Ultima cena, opera di un rifugiato etiope – che abbelliscono la cappellina del Centro - il Papa ha sostato in preghiera prima di recarsi nella chiesa del Gesù per l’incontro ufficiale con i rifugiati e i 300 volontari che gestiscono i 4 centri di accoglienza del Jrs. Adam e Carol, dal Sud Sudan e dalla Siria hanno raccontato le loro storie accompagnati da padre Giovanni La Manna, direttore del centro.
“Testimonianze forti e sofferte”, ha detto il Papa che ha subito messo in
correlazione l’incontro al centro che si occupa dei rifugiati con il suo
viaggio a Lampedusa: “Roma! Dopo Lampedusa e gli altri luoghi di arrivo,
per molte persone la nostra città è la seconda tappa. Spesso – come abbiamo
sentito – è un viaggio difficile, estenuante, anche violento quello che si è affrontato”,
ha detto Francesco. Ricordando poi che “Roma dovrebbe essere la città che
permette di ritrovare una dimensione umana, di ricominciare a sorridere. Quante
volte invece qui, come in altre parti, tante persone che portano scritto
‘protezione internazionale’ sul loro permesso di soggiorno, sono costrette a
vivere in situazioni disagiate, a volte degradanti, senza la possibilità di
iniziare una vita dignitosa, di pensare a un nuovo futuro!”.
Il Papa, partendo dalle tre parole che sono il motto del Jrs – servire,
accompagnare, difendere – ha ribadito che “servire significa accogliere la
persona che arriva, con attenzione”. Accompagnare “il cammino
dell’integrazione”, perché “sentirsi parte attiva della società è un diritto”,
ha sottolineato Francesco riprendendo il saluto di Carol: “I siriani in Europa
sentono la grande responsabilità di non essere un peso, vogliamo sentirci parte
attiva di una nuova società”. Infine difendere, “mettersi dalla parte di chi è
più debole”. Un impegno che spetta a tutti, non solo a degli “specialisti”, che
spetta anche ai religiosi e alle religiose. A loro il Papa ha detto “i
conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e
guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo
che sono i rifugiati. Il Signore ci chiama a vivere con generosità e coraggio
l’accoglienza nei conventi vuoti”.
“Sollecitati dalle parole del Papa”, ha commentato padre La Manna, “dovremmo
chiederci se siamo contenti di come va la nostra vita e di come siamo chiamati
a vivere per tenere viva non solo la speranza dei rifugiati, ma di tutti noi
perché insieme è possibile trasformare questo nostro mondo”.
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