da: la Repubblica
Mondadori,
respinto il ricorso Fininvest.
La
Cir sarà risarcita per circa 500 milioni
La
società di Carlo De Benedetti, editrice di Repubblica, vince la causa
contro la holding di Silvio Berlusconi: ritoccato leggermente al ribasso il
risarcimento. Il Cavaliere "indiscusso beneficiario delle trame illecite
materialmente attuate da altri sodali", corruzione imputabile anche a lui.
De Benedetti: "Acclarata la gravità dello scippo"
La Cassazione ha respinto il ricorso della
Fininvest contro la Cir, editore di Repubblica. La società che fa capo a
Silvio Berlusconi dovrà risarcire quella dell'imprenditore Carlo De Benedetti
per il Lodo Mondadori, la complessa vicenda
che portò il Cavaliere alla presidenza della casa editrice di Segrate. Il
risarcimento avrà solo un ritocco al ribasso, sulla cifra liquidata dai giudici in
Appello, allora stabilita in 564,2 milioni comprensivi di interessi.
Lo sconto dovrebbe essere di oltre 70 milioni di euro: il dispositivo stabilisce che sarà pari al 15% del danno patrimoniale, valutato in 180 milioni dei complessivi 564,2 milioni. Il resto erano soprattutto interessi. Lo sconto sul danno è quindi
Lo sconto dovrebbe essere di oltre 70 milioni di euro: il dispositivo stabilisce che sarà pari al 15% del danno patrimoniale, valutato in 180 milioni dei complessivi 564,2 milioni. Il resto erano soprattutto interessi. Lo sconto sul danno è quindi
di 24 milioni di euro; una volta ridotta quella cifra, vanno
ricalcolati gli interessi e si arriva così a una riduzione di oltre 70 milioni
di euro complessivi per una cifra definitiva di 494 milioni. Cir, che aveva
ricevuto e "congelato" i 564,2 milioni da Fininvest, in attesa della
sentenza definitiva, dovrà restituirne una parte.
La sentenza odierna (Il testo) conferma dunque che la Cir è stata pesantemente danneggiata nella vicenda del Lodo. E, insieme, ribadisce le sentenze che in via definitiva hanno stabilito che nel 1991 l'annullamento del lodo arbitrale sulla Mondadori, favorevole a De Benedetti, da parte della Corte d'Appello di Roma fu frutto di una corruzione in atti giudiziari per la quale sono stati condannati il giudice Vittorio Metta e gli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora. Nel dispositivo della Cassazione si spiega infatti che la corruzione di Metta ha privato Cir "non tanto della chance di una sentenza favorevole, ma, senz'altro, della sentenza favorevole, nel senso che, con Metta non corrotto, l'impugnazione del Lodo sarebbe stata respinta".
Gli ermellini aggiungono nelle 185 pagine di sentenza che Berlusconi è stato "indiscusso beneficiario delle trame illecite materialmente attuate da altri sodali". La Cassazione spiega che in Appello, così come in primo grado, è stato affermato che Berlusconi "non poteva non sapere". "La valutazione complessiva" degli "elementi ed argomenti di prova, condotta ai soli fini civilistici, di ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dott. Berlusconi", risulta "correttamente motivata". La Suprema Corte sottolinea inoltre che la vicenda penale del Lodo si è ormai "irrevocabilmente" conclusa per Berlusconi, che è stato prosciolto per prescrizione. Fininvest è stata condannata a pagare anche la metà delle spese di giudizio sostenute dalla Cir, pari a 900.200 euro, mentre resta compensata tra le parti l'altra metà delle spese.
Scheda: le tappe del Lodo Mondadori
Carlo De Benedetti, in una nota diffusa dopo la Cassazione, dice: "Prendo atto con soddisfazione che dopo più di vent'anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir, attraverso la mia persona, subì a seguito della accertata corruzione di un giudice da parte della Fininvest di Berlusconi, il quale, a quel tempo, era ancora ben lontano dall'impegnarsi in politica". De Benedetti precisa che "questa cifra è destinata alla Cir e non a me, neanche indirettamente, avendo recentemente donato ai miei tre figli il controllo del gruppo. A me rimane la grande amarezza di essere stato impedito, attraverso la corruzione, di sviluppare quel grande gruppo editoriale che avevo progettato e realizzato. Avrò modo - promette - di ritornare sull'argomento".
"Questa sentenza non è giustizia, è un altro schiaffo alla giustizia. Rappresenta la conferma di un accanimento sempre più evidente. E la sua gravità lascia sgomenti", ha commentato invece, Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, che ribadisce: "Non ci arrendiamo".
Immediate anche le reazioni della politica, che si levano in primo luogo dallo schieramento del Cavaliere. "E' una sentenza spropositata nella sua dimensione. Penso che l'azienda ricorrerà nelle più alte sedi, anche internazionali". Così il vicepremier Angelino Alfano a 'Porta a Porta'. Per Sandro Bondi, senatore del Pdl, "la sentenza della Cassazione conferma che nessuno in Italia può sentirsi più al sicuro: nessuno può sentirsi sicuro della propria libertà personale, sicuro dei propri beni, sicuro dei propri diritti". Renato Schifani ha parlato di "attacco concentrico", Michaela Biancofore di "accanimento contra personam". La replica è stata affidata a Ettore Rosato, dell'Ufficio di Presidenza del gruppo del Pd alla Camera: "Bondi farebbe bene a smettere i panni dell'incendiario, ricordando che le sentenze in uno Stato di diritto vanno rispettate".
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