Le cose probabili adesso sono due, sotto
gli occhi di tutti.
Primo, un ‘governicchio’, come si suole dire, con una quindicina di new responsabili,
che la tiri in lungo ancora un po’.
Secondo, se i new responsabili non si
trovassero magari perché terrorizzati all’idea di finire nel fango del Giornale
(gli tirerebbero fuori pure i divieti di sosta di vent’anni fa), le elezioni
sotto l’albero, come si è detto. Con il Pdl scatenato, il Pd
che si affida disperatamente a Renzi, il M5S che punta all’improbabile en plein
per rovesciare il tavolo.
Nel frattempo, l’economia italiana eterodiretta come e più che ai tempi di Monti, e tutti a rinfacciarsi che è colpa di quell’altro.
Lati
positivi nel primo caso (per il resto squallidissimo): uno
solo. E cioè che non si fermerebbe il processo di decadenza di Berlusconi, né quindi il suo diventare un cittadino
come gli altri di fronte alla giustizia.
Basta, nient’altro. Nient’altro di buono,
intendo dire. Letta vorrebbe fare il bis. Ma si parla anche di Grasso, che in questi mesi è stato muto
su tutto perché molto ambisce, sembra quasi uno Spadolini reloaded. Lasciamo
perdere le voci
su Amato non perché assurde, ma per eccesso di tristezza, già
il tempo è uggioso.
Nel secondo caso, di buono ci sarebbe che
in qualche modo si restituisce la parola
ai cittadini.
In qualche modo, perché sempre con il Porcellum si andrebbe molto
probabilmente a votare. Al limite, depurato del mega premio di maggioranza alla
Camera, se la Consulta intervenisse
su questo in modo ‘disapplicativo’, come si dice. Improbabile invece che bocci
l’intera legge facendoci tornare al Mattarellum.
In ogni caso, anche con il Mattarellum,
stanti i sondaggi attuali, avremmo un ‘tripareggio’
o qualcosa di simile, in termini di seggi: quindi saremmo daccapo, come sei mesi fa.
Fin qui, le cose probabili: c’è poco da tirare fuori lo champagne,
insomma, anche se almeno è finita
l’ipocrita bufala della pacificazione – e le larghe intese hanno avuto il
loro prevedibile epilogo.
Ma non
è molto consolante, saper di aver avuto ragione. Non è molto consolante
finché non si creano le condizioni per un’alternativa possibile, un’alternativa di cambiamento sostanziale,
sociale e civile.
Quella
di cui il Pd non ha mai parlato nella scorsa campagna elettorale,
salvo scoprirla fuori tempo massimo e a scopo puramente opportunistico, quando
si è trovata senza i voti al Senato e si è messo brevemente a corteggiare il
M5S.
Ma anche quella che Grillo e Casaleggio non si sognano nemmeno di ipotizzare, presi dal
proprio autocompiaciuto e apocalittico
millenarismo, con un terrore di ‘contaminarsi’ al limite della rupofobia.
Qui siamo.
Per il resto, lontano dai Palazzi, un Paese
con sempre più rabbia e sempre meno speranze, che finirà per guardare alla
politica – tutta la politica – come a un vecchio stalker da cui
tenersi lontano.
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