lunedì 23 settembre 2013

Governo: scontro sull’Iva e manovra d’autunno

da: Lettera 43

Scontro sull'Iva: si prepara la manovra d'autunno
Sette giorni all'aumento dell'imposta sui consumi. Il governo va alla ricerca di 6 mld.

Sette giorni all'aumento dell'Iva: il conto alla rovescia è partito. Senza interventi e, soprattutto, se non si racimola il miliardo necessario, dal 1 ottobre è destinato a scattare l'aumento di un punto della tassa sui consumi.
Il nodo resta sempre quello delle risorse, difficili da reperire, anzi difficilissime, vista anche la lista di interventi necessari e onerosi da mettere in campo da qui a fine anno (seconda rata Imu, nuovo intervento per la Cassa integrazione e il rifinanziamento delle missioni in deroga, senza contare la necessità inderogabile di far rientrare il deficit sotto il tetto del 3%). Per il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni si tratta ormai, come ha detto dopo il varo dell'aggiornamento del Documento di programmazione economica e finanziaria (Def) «di un problema complessivamente più politico che di finanza pubblica».

LO SCONTRO SU CHI PAGA. Anche perché i due principali 'azionisti' delle larghe intese non sono poi d'accordo su chi debba 'pagare il conto' dell'aumento dell'aliquota sui consumi dal 21 al 22%: i cittadini più ricchi o le casse dello Stato.

Per i democratici, come dice il viceministro dell'Economia Stefano Fassina, per trovare le coperture «sarebbe opportuno che pagassero i più ricchi», ad esempio, come ha spiegato negli ultimi giorni, rimodulando l'intervento sull'Imu in modo 'selettivo', confermando cioè la tassa per le prime case di maggior pregio.
Ma il Pdl, ha ribadito a chiare lettere sabato 21 settembre il segretario Angelino Alfano, è la «sentinella antitasse del governo» e «la prima tassa a non dover aumentare adesso è l'Iva».
NESSUNO SCAMBIO IVA-IMU. Da escludere quindi che il partito del Cavaliere possa accettare uno scambio Iva-Imu. Già arrivato, puntuale, il nuovo avvertimento del capogruppo alla Camera Renato Brunetta: o si blocca l'aumento «o non c'è più il governo».
Proprio Alfano, avrebbe chiesto a Enrico Letta un incontro sulle coperture. Incontro che in ogni caso si dovrebbe rinviare ormai al rientro del premier dagli Stati Uniti alla fine di settembre, quando potrebbe arrivare anche, eventualmente, il decreto per sterilizzare l'aumento dell'Iva fino a fine 2013. Se rinvio deve essere, dovrebbe essere comunque al 1 gennaio 2014, quando potrebbe arrivare anche una revisione del paniere dei beni cui si applicano le aliquote agevolate al 4 e al 10% (da prevedere con la legge di stabilità).
Mancano almeno 6 miliardi e Confindustria chiede il taglio del cuneo fiscale
Il risultato è semplice: serve un'altra manovra. Una manovrina, se vogliamo. Insomma, bisogna rastrellare soldi. Da qui alla fine del 2013 sono 6 i miliardi che il Tesoro dovrebbe trovare per rispondere a tutte le priorità individuate dalla politica: prima di tutto 1,5 miliardi per far tornare il rapporto deficit/Pil sotto la soglia del 3%. Poi servirebbe 1 miliardo per sterilizzare per altri tre mesi l'aumento di un punto dell'Iva, 500 milioni per intervenire ancora sulla Cig in deroga, circa 400 per rifinanziare le missioni all'estero (anche questo, come l'Iva da fare entro fine settembre). E poi c'è la seconda rata dell'Imu, altri 2,4 miliardi, l'impegno più gravoso. Se poi il Pdl si impuntasse con la cancellazione dell'Imu per tutto il 2014, di miliardi ne servirebbero altri 4. Senza contare il rifinanziamento della cassa integrazione e delle missioni di pace, il conto finale potrebbe lievitare.
ALMENO SEI MILIARDI. In ogni caso, solo per arrivare a fine 2013, 6 miliardi da trovare sono già troppi. Ed è difficile capire dove trovarli. Sulle accise non ci sarebbe tanto margine, perché si vorrebbe in ogni caso lasciare fuori da eventuali rincari la benzina, gli alcolici sono già 'impegnati' dal decreto scuola, senza contare che un aumento delle accise è previsto anche come clausola di salvaguardia del decreto che cancella la prima rata dell'Imu.
Si potrebbe invece guardare a nuovi interventi con il bisturi sulle spese dei ministeri, così come già fatto sempre con il decreto Imu, con l'obiettivo di arrivare almeno a circa 1 miliardo, fermo restando che le risorse sarebbero poi ripristinate nel 2014. E resta in campo anche la possibilità di cedere parte, limitata, degli immobili pubblici alla Cassa depositi e prestiti (sempre per circa 1 miliardo).
Oltre alla 'manovrina', il governo resta comunque impegnato anche sul fronte della legge di stabilità. E anche in questo caso il rebus da sciogliere è sempre quello delle risorse, che andranno dirottate per prima cosa sul taglio del costo del lavoro, sul quale «restiamo in attesa di verificare la buonafede del governo», ha ribadito il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.

INCONTRO CON PARTI SOCIALI. Una proposta da presentare alle parti sociali ancora non è stata messa a punto. Anche per questo ancora non c'è stato il tanto richiesto faccia a faccia con il governo. Contatti informali, a quanto si apprende, in questi giorni però ci sarebbero stati e l'incontro potrebbe esserci a breve. Ma solo dopo il ritorno di Letta.

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