da: Lettera 43
Scontro
sull'Iva: si prepara la manovra d'autunno
Sette giorni all'aumento dell'imposta sui
consumi. Il governo va alla ricerca di 6 mld.
Sette giorni all'aumento dell'Iva: il conto
alla rovescia è partito. Senza interventi e, soprattutto, se non si racimola il
miliardo necessario, dal 1 ottobre è destinato a scattare l'aumento di un punto
della tassa sui consumi.
Il nodo resta sempre quello delle risorse, difficili da reperire, anzi difficilissime, vista anche la lista di interventi necessari e onerosi da mettere in campo da qui a fine anno (seconda rata Imu, nuovo intervento per la Cassa integrazione e il rifinanziamento delle missioni in deroga, senza contare la necessità inderogabile di far rientrare il deficit sotto il tetto del 3%). Per il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni si tratta ormai, come ha detto dopo il varo dell'aggiornamento del Documento di programmazione economica e finanziaria (Def) «di un problema complessivamente più politico che di finanza pubblica».
Il nodo resta sempre quello delle risorse, difficili da reperire, anzi difficilissime, vista anche la lista di interventi necessari e onerosi da mettere in campo da qui a fine anno (seconda rata Imu, nuovo intervento per la Cassa integrazione e il rifinanziamento delle missioni in deroga, senza contare la necessità inderogabile di far rientrare il deficit sotto il tetto del 3%). Per il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni si tratta ormai, come ha detto dopo il varo dell'aggiornamento del Documento di programmazione economica e finanziaria (Def) «di un problema complessivamente più politico che di finanza pubblica».
LO SCONTRO SU CHI PAGA. Anche perché i due principali 'azionisti' delle larghe intese non sono poi d'accordo su chi debba 'pagare il conto' dell'aumento dell'aliquota sui consumi dal 21 al 22%: i cittadini più ricchi o le casse dello Stato.
Per i democratici, come dice il viceministro dell'Economia Stefano Fassina, per
trovare le coperture «sarebbe opportuno che pagassero i più ricchi», ad
esempio, come ha spiegato negli ultimi giorni, rimodulando l'intervento
sull'Imu in modo 'selettivo', confermando cioè la tassa per le prime case di
maggior pregio.
Ma il Pdl, ha ribadito a chiare lettere sabato 21 settembre il segretario
Angelino Alfano, è la «sentinella antitasse del governo» e «la prima tassa a
non dover aumentare adesso è l'Iva».
NESSUNO SCAMBIO IVA-IMU. Da escludere quindi che il partito del Cavaliere
possa accettare uno scambio Iva-Imu. Già arrivato, puntuale, il nuovo
avvertimento del capogruppo alla Camera Renato Brunetta: o si blocca l'aumento
«o non c'è più il governo».
Proprio Alfano, avrebbe chiesto a Enrico Letta un incontro sulle coperture.
Incontro che in ogni caso si dovrebbe rinviare ormai al rientro del premier
dagli Stati Uniti alla fine di settembre, quando potrebbe arrivare anche,
eventualmente, il decreto per sterilizzare l'aumento dell'Iva fino a fine 2013.
Se rinvio deve essere, dovrebbe essere comunque al 1 gennaio 2014, quando
potrebbe arrivare anche una revisione del paniere dei beni cui si applicano le
aliquote agevolate al 4 e al 10% (da prevedere con la legge di stabilità).
Mancano almeno 6 miliardi e Confindustria
chiede il taglio del cuneo fiscale
Il risultato è semplice: serve un'altra
manovra. Una manovrina, se vogliamo. Insomma, bisogna rastrellare soldi. Da qui
alla fine del 2013 sono 6 i miliardi che il Tesoro dovrebbe trovare per
rispondere a tutte le priorità individuate dalla politica: prima di tutto 1,5
miliardi per far tornare il rapporto deficit/Pil sotto la soglia del 3%. Poi
servirebbe 1 miliardo per sterilizzare per altri tre mesi l'aumento di un punto
dell'Iva, 500 milioni per intervenire ancora sulla Cig in deroga, circa 400 per
rifinanziare le missioni all'estero (anche questo, come l'Iva da fare entro
fine settembre). E poi c'è la seconda rata dell'Imu, altri 2,4 miliardi,
l'impegno più gravoso. Se poi il Pdl si impuntasse con la cancellazione
dell'Imu per tutto il 2014, di miliardi ne servirebbero altri 4. Senza contare
il rifinanziamento della cassa integrazione e delle missioni di pace, il conto finale potrebbe lievitare.
ALMENO SEI MILIARDI. In ogni caso, solo per arrivare a fine 2013, 6 miliardi da trovare sono già troppi. Ed è difficile capire dove trovarli. Sulle accise non ci sarebbe tanto margine, perché si vorrebbe in ogni caso lasciare fuori da eventuali rincari la benzina, gli alcolici sono già 'impegnati' dal decreto scuola, senza contare che un aumento delle accise è previsto anche come clausola di salvaguardia del decreto che cancella la prima rata dell'Imu.
Si potrebbe invece guardare a nuovi interventi con il bisturi sulle spese dei ministeri, così come già fatto sempre con il decreto Imu, con l'obiettivo di arrivare almeno a circa 1 miliardo, fermo restando che le risorse sarebbero poi ripristinate nel 2014. E resta in campo anche la possibilità di cedere parte, limitata, degli immobili pubblici alla Cassa depositi e prestiti (sempre per circa 1 miliardo).
ALMENO SEI MILIARDI. In ogni caso, solo per arrivare a fine 2013, 6 miliardi da trovare sono già troppi. Ed è difficile capire dove trovarli. Sulle accise non ci sarebbe tanto margine, perché si vorrebbe in ogni caso lasciare fuori da eventuali rincari la benzina, gli alcolici sono già 'impegnati' dal decreto scuola, senza contare che un aumento delle accise è previsto anche come clausola di salvaguardia del decreto che cancella la prima rata dell'Imu.
Si potrebbe invece guardare a nuovi interventi con il bisturi sulle spese dei ministeri, così come già fatto sempre con il decreto Imu, con l'obiettivo di arrivare almeno a circa 1 miliardo, fermo restando che le risorse sarebbero poi ripristinate nel 2014. E resta in campo anche la possibilità di cedere parte, limitata, degli immobili pubblici alla Cassa depositi e prestiti (sempre per circa 1 miliardo).
Oltre alla 'manovrina', il governo resta
comunque impegnato anche sul fronte della legge di stabilità. E anche in questo
caso il rebus da sciogliere è sempre quello delle risorse, che andranno
dirottate per prima cosa sul taglio del costo del lavoro, sul quale «restiamo
in attesa di verificare la buonafede del governo», ha ribadito il
presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.
INCONTRO CON PARTI SOCIALI. Una
proposta da presentare alle parti sociali ancora non è stata messa a punto.
Anche per questo ancora non c'è stato il tanto richiesto faccia a faccia con il
governo. Contatti informali, a quanto si apprende, in questi giorni però ci
sarebbero stati e l'incontro potrebbe esserci a breve. Ma solo dopo il ritorno
di Letta.
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