lunedì 23 settembre 2013

Il lato folk di Sting: "The last ship", nuovo album in uscita

da: la Repubblica 

"The last ship", il lato folk di Sting
"Vi racconto com'era la mia Newcastle"
L'ex Police pubblica il nuovo disco il 24 settembre, rievocando la sua infanzia e la chiusura dei cantieri navali negli anni 80 che sancì la fine di una comunità. L'anno prossimo il lavoro diventerà un musical
di Carlo Moretti



La perdita del lavoro, la dignità negata, lo scontro tra padri e figli. Ma anche il senso di appartenenza a una comunità e l'importanza delle radici. "Si passa una vita a tagliare i ponti e poi si cambia, viene il momento di tornare indietro a cercare chi siamo", spiega Sting, che a 61 anni e dopo dieci anni di silenzio discografico ha affidato a un album la storia della sua infanzia a Newcastle. The last ship, questo il titolo del disco che esce il 24 settembre, nel giugno del 2014 diventerà un musical, la vera ragione per cui sono nate queste canzoni: racconta la chiusura dei cantieri navali "Swan Hunters" alla fine degli anni Ottanta a Wallsend, "a due passi dalla strada in cui abitavo da ragazzino".


La storia ha molte similitudini con quanto accade oggi nel mondo del lavoro.
"Già, le teorie economiche utilizzate contro le comunità: abbiamo bisogno di bilanciare le necessità dell'economia e della finanza e quelle delle persone, altrimenti sarà il caos. La crisi dipende da questo: produrre cose utili è la vocazione di ogni comunità, la tiene insieme, noi a Newcastle facevamo le navi più grandi del mondo e eravamo orgogliosi di questo ruolo. Quando chiusero i cantieri, per tutti fu come morire. Oggi, poi, il lavoro è immateriale, cosa stiamo costruendo? All'epoca, al termine di una giornata potevi vedere ciò che avevi fatto, io per fortuna uso le mani, faccio il musicista".

Sorprenderanno i suoi fan queste canzoni rigorosamente folk, ora che nei suoi concerti era tornato al rock.
"Per il musical non ho mai pensato al rock, volevo la musica di quella zona e Newcastle ha una grande e antica tradizione folk, celtica, è un'area di forte immigrazione dall'Irlanda e dalla Scozia. Ho scelto musicisti di quelle parti, c'è anche Brian Johnson degli Ac/Dc, è nato a Gateshead. Serviva un mix con la musica da musical e non credo che il rock vada bene per il teatro, ha bisogno di volume alto, per questo alcuni buoni musical come Rent non mi hanno mai convinto".

Ha già un'idea di come sarà lo spettacolo a teatro? 
"So come non dovrà essere: troppo costoso o troppo tecnologico. Ho scritto una storia semplice che possa andare ovunque, anche essere rappresentata nelle scuole da un gruppo di attori con la chitarra".

Lei parteciperà in qualche forma?
"No, il 25 settembre, e per alcuni giorni al Public Theater di New York, lo suoneremo in forma di concerto. Per il musical toccherà agli attori veri, ci saranno cinque protagonisti, per ora abbiamo scelto solo Fred Applegate per il ruolo del prete, il vero leader della comunità, lui sa che le persone quando perdono il lavoro perdono l'anima, è un prete di sinistra, direi che segue i canoni della Teoria della liberazione".

Questo musical riuscirà a essere per i cantieri navali ciò che il film Billy Elliott è stato per i minatori?
"Per la verità Billy Elliott non ha restituito ai minatori ciò che avevano perduto. Detto questo, con The last ship mi piacerebbe anche ridare voce ai lavoratori della mia città".

Il musical sembra fortemente autobiografico, a cominciare dal rapporto padre-figlio.

"Penso che dentro ci siano mio padre e la lotta che c'è stata tra noi. Anche nel 1989 scrivendo The soul cages ho affrontato temi simili, parlando di lui e mia madre. Al tempo stavano entrambi morendo e moriva anche la città, i cantieri navali chiudevano: era una metafora potente sulla morte. Newcastle, in particolare Wallsend, è un posto molto creativo, ho vissuto in un paesaggio industriale surreale. Le navi sono simboli fantastici, io stesso mi sono visto come su una nave costruita a Wallsend, partita e mai tornata. Dopo tanti anni non ho ancora trovato pace, utilizzi tempo e energia per scappare dalla famiglia, dalla comunità, poi a 60 anni ti ritrovi a doverne spendere altrettanto per tornare indietro e chiederti perché sei fatto come sei, e pensi in un certo modo. Io lo sto ancora cercando". 

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