sottoscrivo parola per parola,
punteggiatura inclusa
da: Piovono Rane
Ma se questa storia di Telecom – e quella ancora più surreale di Alitalia – fornisse invece a tutti un bello spunto di riflessione
su quello che sanno e quello che non
sanno fare i grandi imprenditori e capitalisti italiani?
No, perché è da quando sono nato che li
sento lamentarsi nei convegni e sui
giornali - la burocrazia, le tasse, i sindacati, i ‘lacci e
laccioli’ etc – ma mai una volta che li ho sentiti fare un po’ d’autocritica sulle loro pratiche individuali e collettive,
sulle posizioni di rendita di cui
hanno goduto, sui loro intrecci con le banche
e con la politica, sui loro investimenti sbilenchi e sul loro stare spesso
al limite della legge.
Ma lo sapete, ad esempio, chi c’è tra i famosi ‘patrioti’ che
hanno rilevato Alitalia a spese nostre? Emilio
Riva, quello dell’Ilva, indagato e già ai domiciliari; Salvatore Ligresti, arrestato; Francesco Gaetano Caltagirone, indagato per frode
fiscale; Antonio Angelucci, indagato
per truffa allo Stato.
Questi i ‘patrioti’. E quello che li ha
chiamati a raccolta, come noto, è un altro grande imprenditore
italiano appena condannato per frode fiscale.
Invece di accapigliarci sulla perduta
italianità di Telecom e Alitalia, non sarebbe il caso di interrogarsi tutti sull’attuale classe dirigente dell’economia italiana che non sembra essere
migliore – né eticamente né tecnicamente – di quella che
comanda in politica?
E non
è che il famoso ‘declino’ di questo Paese abbia a che fare con questo mix di insipenza e opportunismo molto più
che con l’articolo 18 o con la ‘rigidità’ della legge 626?
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